5 dicembre 2020

Houston abbiamo un problema!

Autore: Paolo Iaccarino
Nella vita non si deve smettere mai di imparare. Arriva un momento nel corso della vita professionale in cui, dopo aver sommato un determinato numero di esperienze, è necessario segnare il tratto dello sviluppo professionale scegliendo l’argomento sul quale incentrare il proprio percorso formativo. Sono sempre stato fautore di una necessaria convivenza fra attività routinarie, le tanto bistrattate attività di tenuta contabile e intermediazione fiscale, e quelle a più alto contenuto professionale. Salvo rari casi di iper specializzazione, che rappresentano di per sé un errore strategico, quantomeno in termini di accentramento di rischio, la vita mi ha insegnato che non si vive di sole parole, di teoria, ma è necessario, oggi come mai, applicare, anche alle professioni intellettuali, concetti di matrice aziendalistica. Nella quasi totalità dei casi l’attività di serie A ed l’attività di serie B non sono altro che due facce della stessa medaglia, una strettamente legata all’altra, inscindibili. Attività entrambe irrinunciabili che trovano oggi nella tecnologia il compromesso per velocizzare le seconde, ottimizzarle, affinché si liberi maggior tempo da dedicare alle prime.

Il tempo è la nostra risorsa più preziosa, perché costituisce il fattore necessario per un’esistenza, professionale e non, sostenibile e dignitosa. Il tempo è la nostra materia prima, la risorsa da impiegare, sulla quale investire, da dedicare alla formazione per realizzare il percorso di sviluppo personale di cui parlavo. Tempo molto spesso rubato alle nostre famiglie, ma impiegato in quella che riteniamo essere ancora un’attività giusta, non semplicemente necessaria. Tuttavia, proprio quando stai delineando gli obiettivi da raggiungere, gli stessi che continuano a darti la forza di continuare, soprattutto in questi momenti di estrema difficoltà professionale, accade di sentire un profondo senso di disorientamento. L’offerta formativa inizia ad assomigliare sempre di più ad un reality show, poco attenta alle reali esigenze professionali degli utenti e più a quelle personali degli oratori. Complice l’impiego delle tecnologie informatiche, che consentono di raggiungere l’intero stivale con un click, la formazione professionale ha accorciato i propri contenuti, rendendoli televisivi, ed applicato le stesse tecniche di marketing dell’intrattenimento, dove l’importante è sentirsi parte di qualcosa, di un club esclusivo, a tutto discapito del merito. Gli stessi argomenti, volontariamente lasciati al loro stato teorico, vengono periodicamente riproposti in tutte le salse, in punti di vista, perdendo il senso del proprio essere. Una certa deriva elitaria, anche nei prezzi, che non trova personalmente alcuna giustificazione.

La formazione è qualcosa di diverso. Essa deve essere orientata al suo destinatario, cercare di rispondere alle sue esigenze, attraverso percorsi che sfocino nell’attuazione pratica dei suoi contenuti. Fare formazione oggi non significa semplicemente propinare un corso, somministrarlo a richiesta, ma avventurarsi in tempo reale, tempestivamente, in quella attività interpretativa necessaria per aiutare i colleghi, già oberati nel proprio lavoro, nel loro percorso di orientamento. Per questo motivo, sulla base dei suoi contenuti, non esiste una formazione di serie A ed una di serie B. Quando necessario la formazione professionale deve incentrarsi anche nelle attività più semplici, ad esempio quelle relative all’intermediazione fiscale. Essa deve sempre puntare alla qualità e favorire il raggiungimento di quel delicato equilibrio fra realtà e sogno, fra intermediazione e specializzazione, fra ciò che siamo oggi e quello che diventeremo domani. La formazione è l’unico elemento di aggregazione che ci è rimasto, pretendiamola in ogni sede, non lasciamola al migliore offerente.
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