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Se la politica cerca il confronto, il cittadino pretende risposte

Autore: Direttore Antonio Gigliotti
Con un solenne "Il governo finisce qui" il premier Conte rassegna le dimissioni dal suo secondo, caustico Governo, rimettendo la decisione al Presidente della Repubblica. Di fronte alla nuova, ennesima ardua deliberazione, Mattarella ha essenzialmente tre strade da percorrere, tutte pervase da un oscuro presagio di schianto imminente. Potrebbe, ad esempio, battere nuovamente la via già esplorata nel 2018, conferendo il mandato ad un personaggio istituzionale. Ancora, optare per un terzo mandato (pieno o esplorativo) all'avvocato del popolo. Da ultimo, valutata l'impossibilità di proprendere per una decisione univoca, decidere per l'inesorabile indizione di nuove elezioni.

Sulla scorta delle proprie motivazioni - leggi interessi e tornaconti - l'entourage del caleidoscopico universo dei partiti politici italiani, vira per una o per l'altra scelta, proponendo alla platea orazioni non sempre avvallate dall'unico, reale proprosito che la buona politica dovrebbe perseguire: il benessere della collettività.

«La prima condizione per governare l’uomo è quella di capire l’uomo», scriveva Machiavelli nel 1513, ma pare che la nostra classe politica non abbia mai letto il filosofo fiorentino.

Quello che più di ogni altra cosa spicca in questa diatriba, infatti, è la scarna intuizione di quello che accade nel Paese.

Tra curve di contagio ballerine, risultati di tamponi antigenici e test sierologici non pervenuti, vaccini che hanno smarrito la strada di casa e dati mal conteggiati, i lavoratori, vittime oblique di questo nuovo mondo dominato da un parassita (e no, non parliamo di qualche esponente politico), non sembrano rientrare tra le priorità.

E in ragione della ormai istituzionalizzata tendenza a ragionare secondo calcoli aritmetici, tiriamo in ballo qualche numero. Mentre al Quirinale si ricevono corrispondenze amorose colme di "vota me, vota me", ancora 102mila dipendenti attendono la cassa integrazione di maggio. A questi numeri, già per sè disdicevoli, ne vanno aggiunti 540mila che restano in attesa di ricevere le mensilità di giugno e luglio, per un totale di 642mila pagamenti in sospeso. Un rapporto di recentissima emanazione parla di 150mila domande ancora in giacenza, toccando l'esorbitante cifra di un milione di lavoratori interessati.

E i 209 miliari previsti dal Recovery found definiti da giorni in imminente sblocco? Superati da alterchi ritenuti di preminente interessamento, come l'assegnazione del posto in poltrona. L'argomento del giorno manda in tilt pure il decreto ristori 5, provvedimento che su carta popone il nobile fine di concedere bonus e finanziamenti ai professionisti maggiormente colpiti da questa crisi nera, tra i quali rietrano a pieno titolo le partite IVA, ultimi fra gli ultimi dell'universo lavorativo. Se somministrassimo un sondaggio a campione, salterebbe subito all'occhio la sconfinata platea di liberi professionisti che nell'ultimo anno è riuscita a mettere insieme solo qualche mese di stipendio. Padri di famiglia con l'imposizione fiscale alle calcagna, giovani professionsti con affitti in arretrato da corrispondere, ristoratori che hanno speso fior di quattrini per conformare il locale alle norme anticontagio; locale chiuso il giorno successivo alla spesa sostenuta. E mentre le più disparate categorie professionali ogni mattina si svegliano provando ad indovinare il colore della giornata, aggungendo la qualifica in cromoterapia a quelle già conseguite, la necessità di conferire nuove investiture prende il sopravvento. Quello di cui non si ha piena consapevolezza è che il Governo, affetto da un disturbo narcisistico della personalità e partner di una relazione tossica che pretende e non dà, non può più permettersi pause di riflessione.

Il mondo del lavoro, e per estensione l'intero Paese, ora chiede dimostrazioni d'affetto, parole dolci corroborate da gesti d'amore. L'auspicio è che questo altalenante amplesso tra politica e cittadino possa finalmente essere ricucito. Chissà che il prossimo uomo non sia finalmente quello giusto.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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