13 maggio 2021

I proletari del nuovo millennio. I professionisti senza tempo

Prospettive di calendario fiscale

Autore: Paolo Iaccarino
Tic toc, tic toc, tic toc. Non è semplicemente il ticchettio di un orologio, ma la rappresentazione dello scorrere inesorabile del tempo. Il tempo, appunto, la preziosa risorsa divenuta nel corso degli ultimi anni introvabile. Talmente difficile da ricercare che ha assunto un valore inestimabile, rilevante, anzi decisivo per il benessere umano. Tutto ormai si misura in base al tempo.

Anche il tempo è cambiato. Il minuto di cinquanta anni or sono non ha lo stesso valore di oggi. Tutto è diventato più veloce, complesso, vorticoso. Ad esempio dal carosello siamo passati alla reclame televisiva degli anni ottanta fino ad arrivare ai post pubblicati sui social network. Nell’era dei continui impulsi commerciali la nostra stessa attenzione nella visualizzazione di documenti e contenuti fatica ad arrivare al minuto. Non è solo la conseguenza di un’evoluzione tecnologica, ma la rappresentazione di una metamorfosi sociale ben più profonda.

Ed allora, se è possibile affermare come sia cambiato radicalmente il nostro modo di vivere e lavorare, perché il tempo incide in maniera profondamente diversa a seconda dell’era storica nella quale è collocato, perché non avere il coraggio di affermare che, con il tempo, a cambiare sono state anche le dichiarazioni dei redditi?

Il perdurare della pandemia e la continua adozione di misure straordinarie tese a sostenere il tessuto economico italiano non è altro che l’ultimo avvertimento. Quella che era essenzialmente un prospetto contabile si è trasformato in un questionario, spesso avente ad oggetto materie del tutto estranee alla corretta determinazione delle imposte. Si pensi al quadro RS nel quale andranno riepilogati tutti gli aiuti di stato percepiti nel corso del periodo di imposta 2020 a seguito del Covid-19. Dati già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria da riepilogare in maniera certosina, benché non imponibili ed assolutamente irrilevanti della determinazione delle imposte sul reddito.

Dal 740 lunare, come definito dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, effettivamente ne è passata di acqua sotto i ponti, non solo per le pagine passate da 86 ad 367 (senza considerare le istruzioni relative agli ISA). Proprio nel 1993 il Presidente della Repubblica affermava come “il cittadino ha diritto ad avere in mano un foglio di quattro facciate, con su scritte poche cose comprensibili da tutti. Questo è diritto. Non possiamo, per la bravura incomprensibile di tecnici lunari, rischiare di pagare lo scotto della rottura del rapporto di fiducia tra cittadino e Stato”.

I tempi, evidentemente, sono cambiati. Ancora una volta. Se solo ci limitassimo ad un rapporto di proporzionalità per compilare una dichiarazione dei redditi, rispetto a qualche decennio fa, oggi sarebbe necessario impiegare 4 volte i giorni spesi nei primi anni novanta. Fra Indicatori Sintetici di Affidabilità, monitoraggio finanziario, aiuti di stato e crediti di imposta il tempo dedicato alla determinazione delle imposte non è altro che la minima parte. Ed è proprio il tempo impiegato nella redazione del modello unico l’inequivocabile dimostrazione di come la dichiarazione dei redditi sia cambiata nel corso degli anni.

Non è retorica e, soprattutto, non è un problema di adempimenti. È una questione di calendario fiscale. Quello che era normale in un mondo in cui tutto scorreva molto più lentamente, ovvero completare la dichiarazione dei redditi entro il mese di giungo, diventa oggi un evento straordinario, anche per la quantità di impulsi esterni (fondi perduti, crediti di imposta, detassazioni, decontribuzioni, ecc.) che concorrono a sottrarre tempo. Viste le premesse e la complessità indotta nel modello dichiarativo è assortamente impensabile continuare a pretendere dai contribuenti e professionisti delle performance divenute anacronistiche nel corso degli anni.

Oggi la predisposizione della dichiarazione dei redditi e la determinazione degli importi da versare è un percorso diverso rispetto al recente passato, più ricco e, quindi, dispendioso dal punto di vista temporale. Ed allora, senza incrinare gli equilibri già precari del bilancio dello Stato, non è necessaria una proroga, ma un nuovo modello di versamento, allo stesso tempo efficace per le casse erariali e sostenibile per risorse temporali del contribuente. Avere il coraggio di scindere le scadenze di versamento delle imposte, comunque necessarie per salvaguardare gli equilibri finanziari, dai termini di compilazione ed invio della dichiarazione dei redditi, così introducendo un nuovo modello che preveda il versamento temporaneo delle imposte sulla base del reddito dichiarato nell’anno precedente, in un orizzonte temporale che va da settembre ad agosto dell’anno successivo. Un calendario fiscale composto da 12 ratei mensili di versamento ed una sola dichiarazione annuale avente una scadenza compatibile con l’impegno necessario per la sua compilazione.

Mai come in questo caso è in ballo la stabilità sociale ed il rapporto di fiducia fra contribuenti e Stato. È una questione di dignità ed il tempo ne è la sua rappresentazione.
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