5 febbraio 2016

L’ETICA DISARMA: IL RUOLO CRUCIALE DELL’ETICA NEI RAPPORTI ECONOMICI, FINANZIARI E TRIBUTARI

Roma, Lido di Ostia, 4 febbraio 2016 – CONVEGNO DI STUDI

Autore: ESTER ANNETTA

Si respira un’aria solenne già appena varcato il grande cancello del cortile della Scuola di Polizia Tributaria, dove un lungo tappeto rosso fiancheggiato da allievi finanzieri in uniforme di gala, schierati in saluto, accoglie gli ospiti intervenuti a questo evento, davvero fortemente sentito.


E’ quanto sottolinea Carlo RICOZZI, Generale di Divisione e Comandante della Scuola, nel salutare i conferenzieri ed i presenti, subito dopo la proiezione di un emozionante video in cui viene presentata l’attività del SERMIG (Servizio Missionario Giovani) e della sua base operativa, “L’Arsenale della Pace”, la struttura già appartenente al corpo di Polizia di Torino che, inizialmente occupata abusivamente dai volontari di detta associazione negli anni ‘80, fu legittimata al suo scopo umanitario dall’allora Presidente Pertini. Oggi l’associazione con i suoi aiuti è attiva in 154 paesi con due altre basi operative in Brasile ed in Giordania; l’Arsenale torinese è un punto di riferimento per stranieri, senzatetto, emarginati, seguiti e curati da tantissimi volontari, il cui apporto costituisce il 93% dei 57milioni di euro in cui è stato monetizzato il valore dei servizi offerti dal SERMIG.


E proprio da questo emblematico esempio di solidarietà, che ha alla sua base la semplice filosofia della “restituzione”, intesa come reciprocità del dare-avere, prende le mosse il tema del convegno: l’etica intesa come valore disarmante rispetto alla rincorsa di interessi personali e condotte illecite e, al tempo stesso, come arma per conquistare una dimensione sociale pulita. L’impegno ad una condotta eticamente corretta in tutti i campi (economici, giuridici, politici, fiscali) “restituisce” un contesto sociale più vivibile.


È il Presidente del CNDCEC, Gerardo LONGOBARDI, chiamato al primo intervento, a lanciare – con questo gioco di parole sul titolo del Convegno – l’idea dell’etica intesa come arma per indirizzare i comportamenti a salvaguardia del sistema. Difatti, già con riguardo al solo settore tributario, le diverse formule dell’etica - quella del cittadino inteso come contribuente, del fisco, del professionista - sono parti di un’aggregazione in cui vanno ad incastrarsi, per conseguire un risultato unitario che impronta, pertanto, non solo la singola condotta ma quella dell’insieme. Da San Paolo – che già sosteneva che pagare i tributi è un’obbligazione di coscienza – all’art. 53 della nostra attuale Costituzione, l’elemento che rimane invariato è quello della doverosità della contribuzione, che non può certo prescindere dalla coscienza etica. Così l’etica finisce per identificarsi con l’Essere: “come già dissi in occasione del nostro Congresso Nazionale” – ha spiegato Longobardi – “noi siamo quello che facciamo, e dunque le nostre azioni rispecchiano il nostro essere. Il nostro codice deontologico chiede che il professionista agisca nell’interesse pubblico e così operando deve soddisfare le esigenze del cliente.”


Illustra poi come il concetto di etica sia tuttavia da intendersi “in divenire”, e dunque vari in ragione di spazio e tempo, sì che condotte che un tempo non avrebbero suscitato opposizioni (e fa l’esempio dei diversi e più datati condoni fiscali) oggi sono invece messe al bando. Cita dunque il Papa che invita le professioni a restare più a contatto con le realtà, ad andare incontro a chi ha bisogno e a far valere le ragioni umane rispetto alla burocrazia.


Nell’ottica della reciprocità del rispetto cittadino/istituzioni si inquadra il successivo intervento di Giorgio SGANGA, presidente della Fondazione Nazionale Commercialisti, che sottolinea quanto sia audace voler parlare di etica in un momento come quello attuale. Sostiene la necessità che l’etica con si ponga solo come paradigma, come linea teorica di condotta, ma che si traduca in fattività, perché parole come “no profit”, solidarietà, non siano solo formule ad effetto usate per vanità ma realtà effettive. Aggiunge che se davvero l’etica deve accompagnare la professione e tutti gli operatori del settore ed essere anche alla base della previsione dell’art. 53 della Costituzione, “è altrettanto vero che debba esserci un diritto a pagare il giusto, come applicazione di quello stesso principio costituzionale”. Conclude il suo intervento con l’esortazione a che tutti gli operatori di tutti gli ambiti si facciano vettori dell’idea che l’etica è importante già a partire dal quotidiano, e che già solo la diffusione di una tale consapevolezza basterebbe a ridurre l’eccesso di leggi.


Col successivo intervento, Saverio CAPOLUPO, Comandante Generale della Guardia di Finanza, focalizzando l’attenzione sull’impiego di strutture organizzative “no profit”, evidenzia come – di base – non ci sia contrasto tra etica e profitto purché quest’ultimo sia conseguito in maniera regolare ed onesta; c’è pertanto bisogno di intervenire per smascherare organizzazioni che impieghino quella formula per arricchirsi.


Ribadisce quindi il ruolo della Guardia di Finanza nel perseguire chi prospera in frode al fisco o impieghi denaro di provenienza illecita, sottolineando come sia necessario diffondere una cultura della legalità, impartendo insegnamenti in tal senso già a partire dalle scuole, iniziative che peraltro la Guardia di Finanza sta concretamente promuovendo e che sponsorizza con l’efficace slogan “La legalità conviene”.


Con semplicità e coraggio, in un coinvolgente e commovente intervento, Ernesto OLIVERO, fondatore del SERMIG, racconta la storia dell’Associazione che è, in verità, la sua storia: quella di un bisogno di fratellanza e di condivisione che si è sentito di dover diffondere come un contagio, con la consapevolezza che il bene ricevuto viene sempre ricambiato.


Il successivo intervento di Rossella ORLANDI, Direttore dell’Agenzia delle Entrate, parte dal rammarico per i dati che rilevano la dilagante corruzione nel nostro Paese, così da ribadire il peso del dettato dell’art. 53 della Costituzione ed il suo necessario raccordo con i principi di solidarietà sociale e di uguaglianza dettati dagli art. 2 e 3 della stessa.


Evidenzia quanto anche l’attività dei volontari sia importante come valore da riportare nel “bilancio sociale” dello Stato e quanto il dovere contributivo si sostanzi in una sorta di investimento sia per il presente che per le generazioni future: se tale cultura si diffondesse si renderebbero meno necessari i controlli dello Stato. Bisogna combattere la connivenza culturale di chi sia convinto che gli evasori non vadano contro la coscienza e la morale e diffondere invece la cultura che l’onestà paga. In questa direzione, “credo che bisogna impostare il rapporto con i cittadini su logiche non punitive ma collaborative, instaurare un percorso di reciproco rispetto tra questi e le istituzioni: queste ultime dovranno agire con coscienza, benché con fermezza; ed i cittadini dovranno offrire collaborazione - che non significa delazione – segnalando le condotte illecite al solo fine di contribuire a tutelare il rispetto della legge.” Una tale forma di dialogo tra cittadini ed istituzioni si rende possibile solo impartendo l’educazione fiscale, ed in ciò Orlandi concorda con il progetto messo in atto dalla Guardia di Finanza, come poco prima illustrato da Cantalupo.


Ancora soffermandosi sul rapporto tra etica e finanza, Sergio BORTOLANI, Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari e Direttore della Scuola di Management ed Economia dell’Università di Torino, prende spunto dall’Enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate” - ove viene scandita la necessità che tutto il sistema finanziario sia impiegato in modo etico per lo sviluppo dei popoli – per rimarcare l’importanza di iniziative in cui la componente umanitaria sia forte e porta, dunque, l’esempio del Microcredito. Evidenzia però quante limitazioni ostacolino il corretto diffondersi di tali iniziative, soprattutto quando ci si trovi di fronte a “malefatte” quali la crisi dei subprime, che definisce “armi di distruzione di massa” con colpevoli ad oggi rimasti ancora impuniti ed anzi già riciclatisi in altre attività; o a vicende più nostrane quali Monte Paschi e Banca Etruria. Pone poi l’accento sulla continua crescita del debito pubblico del nostro Paese, causato dall’eccessivo interesse dello Stato ad ottenere consenso sociale (vedi le varie forme di incentivi ad imprese, università, ecc.) e che si traduce in una promessa certa di crisi futura per le generazioni che verranno.


Nell’illustrare le agevolazioni fiscali del terzo settore, Vincenzo BUSA, Presidente di Equitalia S.p.A., parte dalla necessità di ricostruire un quadro organico dell’ambito ricomprensivo del terzo settore, vista la disorganicità delle norme che lo contemplano e dei tanti soggetti ad esso riconducibili. La netta prevalenza di norme fiscali art. 74, art. 55, art. 149 TUIR) fornisce elementi che valgono a completare la scarna normativa civilistica, principalmente con riguardo alla stessa definizione. Passa poi ad illustrare il quadro delle esenzioni ed i limiti alle stesse, segnati perlopiù dalla prevalenza dell’attività commerciale rispetto a quella istituzionale.


Col successivo intervento, Giovanni CASTELLANI, Direttore Scientifico della Fondazione Nazionale Commercialisti, dati statistici alla mano, mette a segno il punto sul grande peso economico del terzo settore nell’economia del Paese: il 4,3% al nostro PIL è dato appunto dal suo contributo, a fronte di una “mancata restituzione” (per usare il leitmotiv del convegno) da parte degli enti pubblici in termini di erogazioni a favore di enti no profit (appena il 34,3% contro il 65,7% di erogazioni provenienti da fonti private).


Quanto ai risvolti etici, ferma restando la fiducia nelle finalità perseguite dagli enti no profit, Castellani rileva quanto sia importante ai fini della trasparenza che detti enti comunichino non solo i loro progetti ma anche i loro dati finanziari, obbligo cui non sono legalmente tenuti ma che sotto un profilo etico andrebbe invece avvertito.


Quanto all’apporto dei commercialisti al terzo settore, ritiene che possa tradursi - da un lato - nel tentativo di fare chiarezza nella confusa normativa di riferimento e – dall’altro – contribuendo alla composizione del bilancio sociale legando insieme dati finanziari con dati non finanziari. A fondamento dell’interesse dei commercialisti per il terzo settore si può sostenere esserci la volontà di volersi specializzare in aree che hanno forte esternalità sociale ed ancor prima, dunque, la spinta di un forte e sentito impulso etico.


Castellani rimarca altresì la necessità distinguere tra i significati di Legalità Etica e Deontologia utilizzati nel corso degli interventi precedenti.


Nel contesto odierno la legalità va data per scontata essendo il rispetto della legge un prerequistito per poter parlare di etica o di deontologia.


Queste ultime due non vanno soprapposte poiché per deontologia si intende un approccio utilitaristico a certi valori riconosciuti in un determinato contesto temporale e sociale.


L’etica invece rappresenta valori di base da cui poi possono discendere norme comportamentali.


Castellani sostiene altresì che l’etica non può essere “in divenire” e dunque legata a ragioni di spazio e tempo. Qual è allora l’etica che si richiede alle professioni? Non quella “delle intenzioni”, poiché è solo strumentale al raggiungimento del fine ultimo; né quella “delle responsabilità”, ancorata al meccanismo reputazionale che patisce il difetto di comunicazione completa. E’ dunque l’etica delle virtù civili che è davvero l’unica percorribile, sostanziandosi nel “fare azioni ripetute e buone” (ciò che consentirebbe anche di ridurre la necessità del ricorso a troppe leggi, come già rilevato da Sganga nel suo intervento), operare per un bene superiore e comune, che è la formula per garantire il progresso dell’Umanità.


In chiusura, Stefano SCREPANTI, Capo del III Reparto Operazioni – Comando Generale della Guardia di Finanza, precisa – richiamando quanto già accennato da Cantalupo -quale sia il ruolo della Guardia di Finanza in termini di supporto al terzo settore: effettuare interventi e controlli a salvaguardia degli enti no profit per evitare che vengano strumentalizzati per altri fini, usati come maschere per nascondere attività commerciali. Nella trasgressione ai principi animatori del terzo settore vede un danno alle loro positive iniziative oltre che un ostacolo all’economia.




Giorgio TOSCHI, Comandante in Seconda ed Ispettore per gli Istituti di Istruzione della Guardia di Finanza, riadattando lo slogan dell’iniziativa illustrata da Cantalupo, conclude ribadendo che “Fare il bene conviene. Sempre e comunque”, nella convinzione che una condotta ispirata alla legalità ed alla correttezza, se adeguatamente divulgata, fornisca anche uno stimolo emulativo di cui finisce per giovarsi la società.

 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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