22 marzo 2018

Diritto di precedenza: quando e come gestirlo per evitare sanzioni

Autore: Debhorah Di Rosa
Il diritto di precedenza consiste in una condizione di priorità nelle assunzioni che un lavoratore può vantare nei confronti del datore di lavoro, in virtù di determinati requisiti derivanti dal rapporto di lavoro svolto o in corso di svolgimento con esso. Questa fattispecie, piuttosto delicata ed articolata, riguarda:
  • i contratti a termine;
  • il licenziamento per motivi economici;
  • il trasferimento d’azienda;
  • il lavoro part-time.

Alla luce delle importanti conseguenze scaturenti dalle diverse ipotesi di violazione, è indispensabile che i datori di lavoro tengano ben presente lo status dei diritti di precedenza maturati dalle diverse categorie di lavoratori.

Il diritto di precedenza nei contratti a termine - Il lavoratore che ha prestato attività lavorativa, con contratto di lavoro a tempo determinato, per un periodo complessivamente superiore a 6 mesi, ha diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato che vengono effettuate dal medesimo datore di lavoro nei successivi 12 mesi, con riferimento alle medesime mansioni già svolte.

Nel computo del semestre necessario alla maturazione del diritto si computa anche il periodo di astensione obbligatoria di maternità.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di richiamare espressamente il diritto di precedenza del lavoratore nell’atto scritto con cui viene fissato il termine del contratto. L’esercizio del diritto di precedenza consegue necessariamente alla volontà espressa per iscritto da parte del lavoratore nei termini previsti dalla norma. In mancanza della manifestazione scritta di volontà del lavoratore, il datore di lavoro può legittimamente procedere alla assunzione di altri lavoratori o alla trasformazione di altri rapporti di lavoro a termine in essere (si realizza una sorta di rinuncia tacita).
Il diritto di precedenza, inoltre, si estingue, in ogni caso, entro 12 mesi dalla data di cessazione del rapporto di lavoro a termine.

N.B. Il contratto collettivo nazionale o la contrattazione anche aziendale possono disciplinare diversamente o ulteriormente il diritto di precedenza.

Non costituisce violazione del diritto di precedenza l’instaurazione di un contratto di apprendistato con un diverso soggetto qualora il lavoratore a termine sia già qualificato per la mansione che costituisce oggetto dell’apprendistato.

Il diritto di precedenza nel licenziamento per GMO - I lavoratori licenziati da un’azienda per riduzione di personale, sia in caso di licenziamenti sia collettivi che individuali, hanno la precedenza nella riassunzione presso la medesima azienda entro 6 mesi, decorrenti dalla comunicazione di licenziamento.
Il diritto di precedenza vige sia in caso di nuove assunzioni a tempo indeterminato che in caso di assunzioni a termine con riguardo allo svolgimento della medesima mansione o di mansioni equivalenti.
Diritto di precedenza e trasferimento d’azienda - In caso di trasferimento d’azienda, i lavoratori che non passano alle dipendenze del subentrante, maturano un diritto di precedenza nelle assunzioni effettuate dal subentrante entro un anno dalla data del trasferimento oppure entro il diverso termine stabilito dalla contrattazione collettiva.
In analogia a quanto avviene nei casi di licenziamento per motivi economici, il diritto di precedenza vige sia in caso di nuove assunzioni a tempo indeterminato che in caso di assunzioni a termine e non è necessario che il lavoratore manifesti per iscritto la propria volontà di esercitare il predetto diritto.

Il diritto di precedenza dei lavoratori part-time - Il lavoratore che abbia trasformato il rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto di lavoro a tempo parziale, ha diritto di precedenza nelle assunzioni con contratto a tempo pieno per l’espletamento delle stesse mansioni o di mansioni di pari livello e categoria legale rispetto a quelle oggetto del rapporto di lavoro a tempo parziale.
In questo caso il riferimento del legislatore non si limita alle mansioni “identiche” ma si estende anche quelle di pari livello e categoria legale. Non esiste un limite temporale di vigenza di tale diritto.
In occasione di ogni nuova assunzione, quindi, il datore di lavoro dovrà acquisire una dichiarazione da parte dei lavoratori, il cui rapporto è stato originariamente instaurato a tempo pieno e successivamente trasformato a part-time, con la quale gli stessi dichiareranno di rinunciare al diritto di precedenza in ordine all’istaurando rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato per le stesse mansioni o per mansioni equivalenti.

Violazione del diritto di precedenza: le conseguenze - La violazione in materia di diritto di precedenza non determina riflessi diretti sul rapporto di lavoro instaurato, ma conferisce al lavoratore il diritto di richiedere un risarcimento danni.
Al datore di lavoro, tuttavia, è precluso il godimento di agevolazioni contributive in caso di instaurazione di rapporti di lavoro in violazione di tale diritto.
In caso di violazione del diritto di precedenza relativo al part time, il lavoratore potrebbe richiedere risarcimento del danno in misura corrispondente alla differenza fra l’importo della retribuzione percepita e quella che gli sarebbe stata corrisposta a seguito del passaggio al tempo pieno nei 6 mesi successivi a detto passaggio.

La rinuncia al diritto di precedenza - Il diritto di precedenza costituisce un diritto disponibile del lavoratore, il quale può rinunciarvi:
  • attraverso una dichiarazione unilaterale con la quale il lavoratore, in maniera espressa, manifesterà l’intenzione di non volersi avvalere del predetto diritto;
  • attraverso un accordo sottoscritto con il datore di lavoro (meglio se in sede protetta). In questo caso la rinunzia potrà essere incentivata attraverso il riconoscimento di una determinata somma di denaro volta ad indennizzarla.
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