9 marzo 2017
9 marzo 2017

15.41 Draghi: "è ancora necessaria una politica monetaria accomodante"

Nessuna modifica del Quantitative Easing della Bce: contrariamente alle richieste giunte soprattutto da parte tedesca il Consiglio direttivo dell'Eurotower nella riunione odierna ha confermato l'attuale livello di acquisti (80 miliardi) fino alla fine di marzo per poi scendere - come già deciso - a 60 miliardi di euro sino alla fine di dicembre 2017 "o anche oltre se necessario". Ma la Bce conferma anche di essere pronta a estendere gli interventi "se le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione".

A spiegare le ragioni di queste decisioni è il presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza che segue la riunione del Consiglio, che ha lasciato i tassi di interesse al minimo storico. L'inflazione di fondo "è in ripresa" ma "è ancora debole" e per questo "è ancora necessaria una politica monetaria accomodante" per consolidare il processo di crescita dei prezzi verso l'obiettivo del 2%. Anche se "le pressioni di fondo restano deboli" e "non ci sono segnali convincenti" su un rafforzamento stabile dei prezzi la Bce ha condotto una "significativa revisione al rialzo per il 2017" delle stime fatte a dicembre scorso, con un'inflazione nell'Eurozona stimata a +1,7%. Draghi aggiunge che c'è stata anche una "leggera revisione al rialzo" anche per il dato 2018, con un'inflazione stimata al +1,6% mentre resta stabile la stima per il 2019 all'1,7%.

E anche il fronte della crescita va monitorato con attenzione. Restano "rischi al ribasso" anche se appaiono "meno pronunciati" rispetto al recente passato, osserva il numero uno dell'Eurotower. E "I dati in arrivo indicano un aumento della fiducia sul mantenimento e l'allargamento della crescita economica". In questo quadro, la Bce ha rivisto "leggermente al rialzo" le stime sull'andamento del Pil nel biennio 2017-18. Le nuove stime dello staff della Bce prevedono una crescita del Pil reale dell'Eurozona dell'1,8% quest'anno e dell'1,7% nel 2018. Per il 2019 la stima è di un Pil dell'Eurozona a +1,6%.

Draghi quindi rivendica i risultati ottenuti grazie alle misure straordinarie messe in campo dalla Bce. "Complessivamente nel periodo dal 2016 al 2019 l'impatto cumulato delle nostre misure è stato di un +1,7% aggiuntivo sull'inflazione e di +1,7% sulla crescita" dell'Eurozona.

Ma la politica monetaria non basta e il presidente della Bce rinnova il suo appello ai governi dell'Area Euro. Le riforme strutturali, in tutti i Paesi dell'Area Euro, restano "cruciali" per "contribuire maggiormente a rinforzare la crescita" e creare "un clima più favorevole" alla ripresa.
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