6 ottobre 2015
6 ottobre 2015

16:20 - In legge stabilità card per poveri, ma flessibilità pensioni in bilico

Una card per le famiglie povere di tutta Italia con un bonus fisso che potrebbe ammontare tra gli 80-120 euro procapite, con le dovute corsie preferenziali per i casi di estremo bisogno.

A quanto apprende l'Adnkronos, è questa l'ultima ipotesi allo studio al governo in vista della Legge di Stabilità da 27 mld di euro che riporrà un'attenzione particolare alle fasce deboli della popolazione e al rilancio della produttività delle imprese. Potrebbe invece uscire dal menù della manovra il progetto per una maggiore flessibilità in uscita sulle pensioni, confermati però interventi specifici per gli esodati. Intanto a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi e il ministro alle Infrastrutture Graziano Del Rio hanno incontrato i collaboratori del ministro all'Economia Pier Carlo Padoan per fare il punto sugli interventi infrastrutturali in programma nella manovra.

Il piano Povertà andrà in un ddl collegato alla manovra, il cui iter dovrebbe concludersi in via definitiva entro fine giugno. Il bonus dovrebbe essere erogato attraverso una carta magnetica che potrebbe contare sulla struttura già operativa di Poste Italiane. La platea di beneficiari sarà omogenea: nuclei con un Isee di circa 3mila euro annui e un'attenzione particolare per i minori. Il tutto da estendere a livello nazionale (ad oggi il Sia interessa solo le grandi città), in modo strutturale, dunque permanente.

Stime alla mano, l'intervento interesserebbe 1 mln di minori poveri, circa 600-700mila famiglie indigenti e sarebbe condizionato alla presa in carico dei servizi comunali di voci come scuola, sanità e servizi sociali.

Si pensa anche all'ipotesi di bloccare il sussidio da parte dell'Inps se non venisse soddisfatta questa condizionalità. Da qui il passaggio cruciale sarà creare un'infrastruttura efficiente, una sorta di rete di sicurezza, che coinvolga le amministrazioni comunali per assicurare il successo dell'intervento. I tecnici del ministero del Lavoro che lavorano al piano appaiono ottimisti della riuscita del progetto.

In totale il piano Povertà dovrebbe ammontare a 1,5 mld di euro e interesserebbe famiglie bisognose e disoccupati over 55: alle prime verrebbe destinato 1 mld di euro di risorse fresche da reperire tra i risparmi della spending review e la flessibilità Ue; per l'Asdi agli over 55 si ragiona su 500 mln da attivare attraverso il Jobs Act.

E lotta alla povertà e imprese saranno al centro della Stabilità, con il premier Matteo Renzi che ieri ha annunciato la riduzione dell'Ires per tutte le aziende al 25% già dal 2016, si farà anche di più nel 2017.

Priorità che comporterebbero la fuoriuscita dell'intervento per la flessibilità in uscita sulle pensioni dalla Legge di bilancio, mentre sono confermate misure specifiche per gli esodati.

Una spending review inferiore alle attese (dai 10 mld inizialmente auspicati a 6 mld) e l'impellenza di varare interventi per fasce sociali e settori particolarmente esposti alla crisi degli scorsi anni, indigenti e imprese, starebbero spingendo il governo a depennare dalla manovra le misure per andare in pensione in anticipo con una penalizzazione dell'assegno.

La coperta è corta e l'orientamento al momento sarebbe rimandare ad un altro momento e ad altra sede la revisione delle rigidità della legge Fornero, anche considerando che forme di flessibilità contributiva già sono previste nell'attuale ordinamento.

Questa appare al momento la linea prevalente, ma da qui al varo della Finanziaria entro il 15 ottobre se si trovassero le risorse, il dossier caro alla minoranza Pd potrebbe ritornare in auge.

Le ultime opzioni sulla flessibilità in uscita dal lavoro su cui ha lavorato il governo prevedevano la possibilità di andare in pensione a 63 anni, contro i 66 attuali, con 35 di contributi e riduzioni dell'assegno del 4%. Una formula più soft della proposta Baratta-Damiano (62 anni e riduzione dell'assegno del 2%) ma che comunque nell'immediato impatta i conti pubblici, spingendo l'esecutivo ha rinviarlo in nome di altre priorità.
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