27 settembre 2017

Comunicazioni IVA primo trimestre - Quando il Fisco funziona.

Arrivano già le sanzioni per l’Iva non versata.

A cura del Direttore Antonio Gigliotti

Cari amici,
avere ragione fa sempre piacere, ma ci sono volte nelle quali ci piacerebbe esserci sbagliati.

Già mesi or sono avevamo previsto dalle pagine del nostro giornale come, con l’avvento della Comunicazione Periodica delle Liquidazioni IVA, il ravvedimento operoso fosse da considerarsi ormai carta morta. Sfortunatamente, giunge ora la conferma.

Andiamo con ordine: con l’invio della Comunicazione Periodica IVA relativa al I trimestre (entro il 12 giugno), l’Amministrazione Finanziaria ha acquisito le informazioni di debito/credito di periodo dei contribuenti. Quello che sarebbe stato il destino di quelle informazioni è parso da subito chiaro: accelerare all’inverosimile il recupero delle somme non versate.

Già nel mese di luglio, con straordinaria prontezza, l’Agenzia aveva avvisato coloro che non risultavano in regola con il versamento. Con una PEC il contribuente è stato informato della presenza di una comunicazione nel proprio Cassetto Fiscale. La comunicazione altro non era che un avviso (o, per usare un termine più in voga, una lettera di compliance) che rimarcava come dai controlli effettuati non risultasse versata l’IVA dovuta per il primo trimestre 2017. Quanto sopra grazie ad un semplice incrocio tra la Comunicazione Iva ed i versamenti. Nella lettera altresì il contribuente veniva invitato a ravvedere la propria posizione (o, in caso di errore, a segnalare l’inesattezza tramite il canale civis).

Ora, possiamo pensare veramente che coloro che non hanno potuto versare l’IVA, nella situazione di pesantissima ristrettezza economica che sta gravando sugli imprenditori, potessero ottemperare a quando non pagato a maggio pochi mesi dopo? Si tratta di un’ipotesi semplicemente irrealistica, nella gran parte delle situazioni.

Ma l’Agenzia non si è persa certo d’animo. Ancora due mesi di respiro ed ecco che, proprio in queste ore, stanno arrivando le prime irrogazioni di sanzioni. Si, avete letto bene, l’omesso versamento IVA del primo trimestre è già passato al vaglio dell’Ufficio Controlli Automatizzati, e così ecco arrivare le multe, che comprendono imposta, interessi e sanzioni piene, ovvero al 30% (fatta salva la riduzione al 10% in caso di versamento nei 30 giorni).

Cosa comporta questo? E’ semplice. L’impresa e/o professionista in difficoltà, prima delle Comunicazioni Periodiche IVA, aveva molto più tempo per sperare di farcela a pagare il dovuto, potendo peraltro utilizzare lo strumento del ravvedimento operoso e quindi ridurre in maniera significativa le sanzioni. Con l’invio della Dichiarazione IVA Annuale (diciamo a febbraio dell’anno successivo, per restare sul caso dell’anno 2016), l’AdE era posta nelle condizioni di incrociare i versamenti, e solo in quel momento. Del ché, le eventuali multe erano spiccate tendenzialmente non prima di cinque/sei mesi dall’invio della Dichiarazione IVA. In pratica, c’era un anno circa di aspettativa per potersi mettere in regola.

Oggi, con la Comunicazione Periodica IVA, quell’azienda o quel professionista si vede già sanzionato in misura piena, a quattro mesi dal mancato versamento, e non può più nemmeno avvalersi del ravvedimento operoso, perché quest’ultimo è inibito laddove siano già iniziati i controlli.

Potremmo quasi dire che il ravvedimento operoso, cari amici, è praticamente morto.

Non c’è più un attimo di respiro, non c’è più modo di far fronte ad una situazione di difficoltà, magari temporanea, senza essere perseguitati dalle sanzioni.

A questo punto, amici, c’è veramente da riflettere. Se esiste una normativa che prevede il ravvedimento lungo, ma di fatto questa normativa viene inibita nell’esercizio, che possiamo fare? Per assurdo, addirittura qualcuno consiglia qualora esista il rischio di non riuscire a versare l’imposta, che a fronte di un debito importante che non si è in grado di onorare, sia meglio omettere del tutto la Comunicazione Periodica, per eventualmente ravvederla più avanti. Un comportamento certamente da non condividere e non corretto, ma che avrebbe i tratti dell’istinto di sopravvivenza.

Ma è possibile dover arrivare a questo livello? Fino a quale grado pensano di poter spremere il tessuto imprenditoriale e professionale, tra vessazioni di ogni genere?
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy