10 novembre 2018

La “finta” semplificazione ed il “gioco delle tre carte”

A cura di Nicola Forte

L’obbligo di fatturazione elettronica entrerà in vigore dal 1° gennaio 2019 per tutti i soggetti. Si tratta di una misura importante che consentirà all’Agenzia delle entrate, quasi in tempo reale, di conoscere tutti i documenti che gli operatori economici si scambieranno per il tramite del Sistema di Interscambio.

Si ripongono rilevanti aspettative in termini di recupero di gettito, come tra l’altro è stato sottolineato dalla Commissione europea allorquando ha concesso all’Italia la possibilità di derogare alle disposizioni previste dalla direttiva.

L’introduzione del nuovo obbligo dovrebbe tradursi nell’eliminazione di alcuni adempimenti nel frattempo divenuti poco utili e quindi superabili. Il principio è stato più volte ribadito dalle forze politiche di maggioranza. Un disegno di legge sulle semplificazioni, presentato presso la Camera dei deputati nel corso del mese di agosto, prevedeva che non potesse essere introdotto un nuovo adempimento se non eliminandone un altro già in vigore.

Ora, però, dopo le ultime audizioni dell’Agenzia delle entrate, stiamo assistendo ad un lento, ma evidente, ritorno al passato. E’ dunque fortemente probabile che l’introduzione generalizzata dell’obbligo di emissione della fattura in formato elettronica non sia seguita dal promesso alleggerimento degli oneri.

La comunicazione delle liquidazioni periodiche
Il nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate ha evidenziato l’efficacia della comunicazione periodica dei dati delle liquidazioni Iva, nel corso di un’audizione presso la Commissione finanze di Montecitorio.

I numeri sono sicuramente positivi e l’invio delle lettere di compliance ha consentito un buon recupero del gettito. Questo fattore sembrerebbe far pendere l’ago della bilancia verso la non abrogazione dell’adempimento e questa decisione sarebbe in assoluta controtendenza rispetto alle dichiarazioni iniziali rese con il programma di Governo.

L’Agenzia delle entrate, a seguito dell’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica, sarebbe in grado di ricostruire la liquidazione periodica dei contribuenti. D’altra parte la richiesta di deroga alle disposizioni della direttiva è stata motivata, e per questa ragione accolta, a seguito delle rilevanti aspettative di recupero del gettito. A questo punto è lecito domandarsi che se le aspettative erano fondate, per quale ragione si ritiene che non possa più essere abrogato l’adempimento della comunicazione periodica del risultato della liquidazione.

L’abrogazione del modello 770 ed il “gioco delle tre carte”
Secondo le indicazioni dell’Agenzia delle entrate l’abrogazione del 770 dovrebbe essere limitata ai redditi più ricorrenti, quindi a quelli di lavoro dipendente e assimilati e ai redditi di lavoro autonomo. La semplificazione sembrerebbe essere positiva, ma in realtà la “cancellazione” potrebbe fare da “apripista” all’introduzione di un altro adempimento. Dovrebbero essere comunicate periodicamente all’Agenzia delle entrate una serie di informazioni riguardanti i singoli percipienti, nonché le ritenute operate e versate per ogni tipologia di reddito.

Se questa fosse la soluzione il 770 risulterebbe di fatto “spacchettato”, ma non certo semplificato. Attualmente il modello 770 contiene solo le informazioni dei versamenti e non quelle dei percipienti che l’Agenzia delle entrate desume dall’invio telematico della CU. In futuro l’Agenzia delle entrate acquisirà direttamente i dati dei versamenti dai modelli F24, ma oltre all’invio dei dati delle CU, dovranno essere comunicati separatamente i dati dei singoli percipienti, delle ritenute operate e versate, quindi nella sostanza un nuovo modello 770 sia pure con una mutata veste.
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