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Roma, 14 dicembre. La base alza la testa, ed è solo l'inizio!

A cura di Antonio Gigliotti

#roma14dicembreiocisarò

Ci siamo. Poche ore ci separano dall'inizio della manifestazione di protesta unitaria dei commercialisti.
Oggi, 14 dicembre è una data storica, un momento che resterà negli annali, perché, cari amici, non era mai successo prima che tutti, ma proprio tutti i commercialisti sentissero la necessità di manifestare, uniti e compatti.
Non era mai successo, e questa circostanza già di per sé stessa deve far riflettere coloro che ci hanno portato questo punto.

Non voglio in questa sede rivangare ulteriormente l'incredibile elenco di vessazioni che la nostra categoria sta sopportando, ormai da anni.

Non credo sia necessario. Voi, cari amici, lo sapete bene quanto me.
Quel che voglio è focalizzare la vostra attenzione su questo 14 dicembre, una data che potremo ricordare, se saremo davvero determinati, come 'giornata mondiale del commercialista liberato'. Un passo dopo l'altro, un governo dopo l'altro, ci siamo ritrovati schiavi, vittime inermi di un padrone ingiusto. Siamo diventati schiavi, ma non siamo fatti per questo, quindi, ora, è giunto il momento di reclamare la nostra libertà. Come fare? Semplicemente dicendo quello che avremmo dovuto dire già da tempo: basta!

Basta perché la misura è colma, e lo è a tal punto che anche coloro che per anni hanno fatto acquiescenza, anche coloro che hanno fatto finta di non vedere, anche coloro che hanno rispettosamente chinato il capo pensando in tale modo di ottenere il dovuto rispetto, nella speranza di un dialogo costruttivo, hanno dovuto ricredersi.

Guardiamoci intorno, cari colleghi. Non è cambiato nulla (ancora), ma dentro di noi, nella nostra categoria, è cambiato tutto.
C'è chi getta la spugna e decide di fare altro, c’è ancora chi soffre in silenzio, probabilmente pensando di non poter fare nulla, MA, e questa è la vera rivoluzione, c'è anche chi alza la testa. E le teste alzate sono TANTE!
Il risveglio oggi è avvenuto, è questa la novità vera.

Quanti saremo oggi a Roma? Mi auguro tanti, tantissimi, ovviamente. Me lo auguro, nonostante l'ennesima scadenza a breve, nonostante il calendario che si è delineato per l'anno prossimo potrebbe indurci ad iniziare già adesso a passare le notti in studio chini sulle carte. Ma oltre a l'auspicata presenza massiccia in piazza c'è di più: ci sono gli articoli della stampa specializzata (tutta), che finalmente si è accorta del nostro disagio; ci sono i colleghi che proprio in queste ore stanno attraversando l'Italia pur di esserci, in alcuni casi anche grazie ai trasferimenti organizzati dalle sedi degli Ordini; e ci sono anche i colleghi che per mille ragioni non potranno essere fisicamente a Roma, ma ci sono, eccome, con il cuore e con la testa.

Noi, tutti insieme, diciamo BASTA, e non solo il 14 dicembre.
Non pensino le ‘alte sfere’ che Roma sia una fiammella o una fiammata estemporanea.
Non pensino i componente del nuovo Governo che la fiducia spuntata tre ore prima delle dimissioni del presidente del Consiglio (!) metta le nuove, assurde, norme introdotte nel novero delle cose fatte, che restano così come sono.
E diciamocelo, non pensino le rappresentanze sindacali o gli ordini che tutto si risolverà immediatamente, e che se così non accade allora non vale la pena proseguire.

No, cari colleghi, questo è solo l'inizio. Scioperi, blocco delle attività, sono tante le cose che possiamo fare. Per ironia della sorte è stato proprio che ci ha schiavizzato a darci in mano le chiavi per la nostra libertà. Gestiamo una valanga di compiti di competenza dell'Amministrazione… Che succederebbe se smettessimo di farlo? Dobbiamo essere consapevoli di questo, così come lo siamo della nostra onorabilità e del nostro impegno.

Portiamo la nostra fierezza, la nostra passione per il lavoro (quel poco che ne resta) in piazza a Roma.
SU LA TESTA COLLEGHI, e che i vertici abbiano ben chiaro un concetto: LA BASE SI È SVEGLIATA.

Ci vediamo in piazza, amici miei.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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