18 ottobre 2018

Condono: commercialisti, massimo vantaggio per chi parte da sopra 75mila euro

Sotto i 22.000 euro vantaggio più che dimezzato

Comunicato stampa del CNDCEC

Roma, 17 ottobre 2018 - Il condono mediante dichiarazione integrativa e flat tax del 20% sostitutiva della ordinaria tassazione IRPEF e relative addizionali regionali e comunali, con limite massimo di emersione pari a 1/3 dell’imponibile già dichiarato e tetto massimo a 100.000 euro, consente il massimo vantaggio fiscale ai contribuenti che fanno emergere redditi non dichiarati che si aggiungono a redditi già dichiarati per almeno 75.000. In questo caso, infatti, sull’intero ammontare di reddito non dichiarato che viene fatto emergere si ottiene uno sconto del 56% rispetto alla tassazione ordinaria che su quello stesso maggior reddito è stata applicata a chi lo ha dichiarato sin da subito. Ciò è dovuto alla differenza tra il 46% di tassazione ordinaria sui redditi eccedenti 75.000 euro (43% di IRPEF + 3% medio di addizionali regionali e comunali) e il 20% di flat tax sostitutiva.

E’ quanto emerge dai calcoli effettuati dal Consiglio nazionale dei commercialisti.

Ad esempio:


  • un contribuente che ha dichiarato 100.000 euro e approfitta del condono per farne emergere ulteriori 30.000, se avesse dichiarato sin dal principio 130.000 euro di reddito avrebbe pagato 13.800 euro di maggiori imposte, mentre approfittando del condono ne pagherà 6.000, con un risparmio di 7.800 euro rispetto a chi ha dichiarato subito tutto il proprio reddito di 130.000;
  • un contribuente che ha dichiarato 200.000 euro e approfitta del condono per farne emergere ulteriori 60.000, se avesse dichiarato sin dal principio 260.000 euro di reddito avrebbe pagato 27.600 euro di maggiori imposte, mentre approfittando del condono ne pagherà 12.000, con un risparmio di 15.600 euro rispetto a chi ha dichiarato subito tutto il proprio reddito di 260.000;
  • un contribuente che ha dichiarato 300.000 euro e approfitta del condono per farne emergere ulteriori 90.000, se avesse dichiarato sin dal principio 390.000 euro di reddito avrebbe pagato 41.400 euro di maggiori imposte, mentre approfittando del condono ne pagherà 18.000, con un risparmio di 21.400 euro rispetto a chi ha dichiarato subito tutto il proprio reddito di 390.000.


Ovviamente il risparmio annuale va moltiplicato per il numero degli anni condonabili per i quali il contribuente decide di avvalersi del condono. Il vantaggio fiscale, che il condono attribuisce a chi fa emergere ora ciò che non aveva a suo tempo dichiarato, diminuisce al diminuire del “reddito di partenza”:
  • un contribuente che ha dichiarato 50.000 euro e approfitta del condono per farne emergere ulteriori 15.000, ottiene uno sconto del 53% (pari a 3.300 euro) rispetto a chi ha dichiarato subito tutto il proprio reddito di 65.000;
  • un contribuente che ha dichiarato 30.000 euro e approfitta del condono per farne emergere ulteriori 9.000, ottiene uno sconto del 50% (pari a 1.800 euro) rispetto a chi ha dichiarato subito tutto il proprio reddito di 39.000.

Sotto i 22.000 euro di “reddito di partenza” il meccanismo flat tax 20% vede più che dimezzato il vantaggio che passa da oltre il 50% a meno del 25%, per arrivare sostanzialmente ad azzerarsi dai 12.000 euro di “reddito di partenza” in giù.

“Non compete a noi commentare l’opportunità politica di fare o non fare un condono, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo”, spiega il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. “Sul piano tecnico”, prosegue, “ci limitiamo a osservare la peculiarità della scelta di introdurne uno e al tempo stesso di accompagnarlo a paletti che ne disincentivano l’utilizzo”. “L’iter parlamentare del decreto”, conclude il numero uno dei commercialisti, “potrebbe essere l’occasione giusta per qualche correttivo”.
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