17 aprile 2019

L’ODCEC di Milano si schiera contro “taxman”

Autore: Ester Annetta
"TaxMan è una app per partite Iva che fa da commercialista.”
E’ una delle lapidarie indicazioni “a effetto” con cui, navigando in rete, viene fornita la descrizione dell’applicazione tutta italiana sviluppata già a partire dal 2017 da quattro co-fondatori nostrani poco più che 30enni.

Ai seguaci dei Beatles non sarà di certo sfuggito il richiamo allegorico ad uno dei brani più riusciti dei baronetti inglesi: Taxman è difatti il titolo di una canzone scritta da George Harrison e pubblicata sull’album “Revolver” del 1966; il testo del brano è un sarcastico attacco all’assurdità del sistema fiscale britannico dell’epoca, e venne composto da Harrison quando si rese conto che la maggior parte dei soldi guadagnati dai Beatles se ne andava in tasse. I loro guadagni li avevano infatti messi al centro dell’attenzione degli esattori del fisco in Gran Bretagna, cui la band dovette pagare una "supertassa" del 95% sulle entrate totali, introdotta dal governo laburista di Harold Wilson.

Nata in origine per calcolare il risultato netto delle attività di liberi professionisti e freelance, Taxman si è poi evoluta. Il suo pretenzioso obiettivo è passato difatti ad essere quello di abbattere i costi del commercialista per le partite iva in regime agevolato, consentendo così ai giovani freelance – in particolare – che decidono di aprire una partita Iva di adempiere agli obblighi fiscali online, risparmiando sui costi di un consulente.
L’App (disponibile per Android e iOS) è difatti in grado di generare fatture, calcolare la tassazione dovuta in tempo reale e fare la dichiarazione online “a prezzi contenuti e in totale sicurezza”.
Secondo le intenzioni dichiarate dai fondatori, l’app non vuole sostituire completamente la figura del commercialista ma solo automatizzare le procedure di base e le comunicazioni tra professionisti e contabili, riproponendo in un successivo momento –con strumenti quali la chat - l’assistenza del commercialista “fisico”, allo scopo di farsi assistere nella compilazione delle dichiarazioni.
I costi dei servizi offerti dall’app sono variabili in base alla versione che si scelga di adottare e, dunque, della tipologia del servizio richiesto.

Da minaccia “latente” per i commercialisti, Taxman è però diventata un temibile spettro con l’introduzione della Flat Tax e l’estensione del regime forfetario ai professionisti che fatturano fino a 65.000 euro annui, che, secondo i dati dell’Osservatorio economico e dell’Associazione italiana dottori commercialisti, sono circa il 78% del totale (e, dunque, circa 2milioni di persone).
Le prospettive di impiego dell’App potrebbero infatti protendere verso una sua espansione esponenziale – ed è anzi questo l’auspicio espresso dai suoi ideatori - tant’è che, confidando proprio in tali potenzialità, da qualche giorno la Società titolare di TaxMan ha aperto una campagna su CrowdFundMe, la prima piattaforma italiana di equity crowdfunding quotata in Borsa.

Che la professionalità, l’efficienza e l’importante ruolo consulenziale svolto dal commercialista vengano sminuiti e snaturati dall’automatismo di un’app “fai da te” è una pretesa – se non proprio un abuso – che non può essere tollerato né tanto meno assecondato dai professionisti della categoria, che hanno doverosamente ritenuto di dover intervenire per porre un freno ad uno strumento che rischia di risultare dannoso e fuorviante.
A scendere in campo contro Taxman, perciò, è stato per primo l’ODCEC di Milano, che ha appena avviato un'azione stragiudiziale (che potrebbe diventare anche giudiziale) contro la società che l’ha lanciato e, più in generale, contro qualsiasi messaggio che richiami la consulenza dei commercialisti come un' attività “sostituibile senza problemi” con un'app o con strumenti informatici.

L’intento dell’Ordine guidato da Marcella Caradonna è quello di “tutelare il cittadino, in modo fermo e continuativo, da forme di comunicazione che possano indurlo verso una falsa percezione delle problematiche fiscali”.
“La normativa fiscale è complessa e indurre il cittadino a credere che sia di facile applicazione rischia di produrre effetti devastanti sulle classi più deboli” – ha spiegato Caradonna – “Chi è nelle condizioni di farlo, utilizza la formula del “730 precompilato; ma se la situazione è più complessa è importante farsi assistere da noi commercialisti”.
Nella gestione economica e fiscale di una famiglia, infatti, non si può ragionare per automatismi. Ogni contesto è una situazione a sé e spesso, ad esempio per superficialità o non conoscenza, non vengono utilizzate le opportunità che - in termini di agevolazioni - la legge offre, con un danno economico per le persone.
“Siamo stanchi di vedere clienti che, dopo aver provato il “fai da te” ritornano da noi delusi, dopo aver speso inutilmente soldi” – ha proseguito Caradonna – “Già in passato si è ottenuto il ritiro di materiale pubblicitario e oggi più che mai abbiamo deciso di intervenire per la tutela nostra e soprattutto del cittadino e auspichiamo che anche le associazioni dei consumatori si uniscano con interventi specifici su questi temi”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy