Il sistema previdenziale nel comparto della sicurezza va rivisto considerando i requisiti di "equità e armonizzazione", rispetto al sistema previdenziale nazionale, e le "specificità" del settore. Lo afferma il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un'audizione nelle commissioni riunite Affari costituzionali, Difesa e Lavoro della Camera, parlando del provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri e trasmesso a parlamento e Consiglio di Stato per l'acquisizione dei relativi pareri. Il ministro sottolinea che occorre partire dal vigente quadro normativo nazionale. L'intervento ipotizzato dal Consiglio dei ministri lo scorso 26 ottobre, infatti, parte proprio dal presupposto di adottare misure volte a un incremento dei requisiti minimi per il pensionamento. Il provvedimento è frutto di un lavoro tra i ministri interessati, del confronto con le rappresentanze sindacati.
"Le finalità di contenimento della spesa, proprie del decreto legge 'salva Italia', hanno condotto al forte inasprimento dei requisiti per tutti gli altri lavoratori", spiega Fornero, secondo cui c'è una "specifica esigenza di equità" che viene soddisfatta attraverso le misure all'esame del parlamento, "pur nel riconoscimento delle specificità delle forze armate e di polizia". Si parte dalla riforma nazionale, "ispirata a criteri di sostenibilità finanziaria ma anche di equità tra generazioni e diverse categorie". Il ministro ribadisce quindi che nel provvedimento "c'è la questione dell'equità e dell'armonizzazione, nel riconoscimento dell'importanza del ruolo svolto dalle categorie di lavoratori e delle specificità di questo lavoro".
Il provvedimento che rivede il sistema previdenziale per il comparto della sicurezza "a mio avviso rappresenta il punto di convergenza più equilibrato, tra irrinunciabili esigenze di riforma per il riassetto del sistema pensionistico e necessità di salvaguardare le specificità e peculiarità connesse a questi settori", osserva. Il ministro spiega che, secondo quanto previsto dallo schema di decreto, il personale di truppa, sergenti e marescialli dal 2018 andranno in pensione di vecchiaia a 62 anni, ferma restando l'applicazione delle norme sulla speranza di vita (contro i 60 anni di oggi). Per il resto del personale si andrà in pensione a 66 anni e sette mesi, ferma restando applicazione della norma sulla speranza di vita (contro i 63 anni di oggi). Con il nuovo sistema, quindi, per marescialli e sergenti sarà applicato lo stesso calcolo del personale di truppa, mentre oggi l'età pensionabile è fissata a 63 anni. Il pensionamento anticipato sarà consentito a 42 anni e 3 mesi, in luogo degli attuali '40 anni più uno' vigenti oggi.