domenica, 01 giugno 2025

2 maggio 2012

Pensioni, governo battuto in aula su emendamento dell'opposizione

17:30 - Proposta di modifica in materia di previdenza dei manager pubblici.

Governo battuto, nell'aula del Senato, su un emendamento in materia di pensioni dei manager pubblici, presentato dalle opposizioni. Palazzo Madama, che sta esaminando il decreto legge di modifica delle commissioni bancarie, si è espresso su una proposta di modifica con parere contrario di governo e relatori con 124 voti favorevoli, 94 contrari e 12 astenuti.
L'emendamento approvato abroga il comma due del decreto legge all'esame del Senato, che lasciava il calcolo delle pensioni attraverso il sistema retributivo per i manager della pubblica amministrazione che entro il 22 dicembre del 2011 avevano maturato i requisiti per andare in pensione e decidevano di restare a lavorare.
Le disposizioni previste dal decreto legge di modifica, in sintesi, confermavano l'applicazione, sul piano previdenziale e contributivo, del principio pro-rata per il ristretto gruppo di aspiranti pensionati.
Unico vincolo posto dalla norma, per poter salvare la pensione dalle norme che tagliano gli assegni, era che i manager dovevano continuare a svolgere le medesime funzioni, fino alla fine della carriera lavorativa.
''Grazie alla Lega - commenta il vicepresidente dei senatori della Lega Nord, Roberto Mura, affossato il decreto salva-vergogna: in aula al Senato il governo è andato sotto sull' emendamento riguardante la norma che prevedeva di non toccare le pensioni dei grandi commis di Stato. E' stato così approvato un emendamento soppressivo di questa disposizione''. Lo rende noto .
''Con il decreto salva-Italia - afferma a proposito il senatore Sandro Mazzatorta che nel mese di aprile ha presentato l'emendamento al decreto banche per il tetto agli stipendi, pari a quello del primo presidente della Corte di cassazione, anche per i 'dipendenti' degli 'organi costituzionali' tra cui Senato, Camera e Presidenza della Repubblica - chi chiudeva la carriera nella Pubblica amministrazione in un paio d'anni senza cambiare l'attuale incarico, perdeva sì la differenza tra il vecchio stipendio e quello nuovo ma i contributi versati anche dopo la norma del taglia-stipendi, potevano, con questa norma scritta da una mano molto scaltra e piazzata in tempo giusto, essere tarati sui vecchi stipendi e non sul nuovo, cioè su quello ridotto''.
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