mercoledì, 21 maggio 2025

13 giugno 2020

Bonus vacanze: condizioni d’accesso

Autore: Redazione Fiscal Focus
Da quando, il 3 giugno scorso, sono stati “abbattuti i confini” tra le regioni e quindi è stata consentita la possibilità di spostamento dall’una all’altra, gli italiani – o almeno quelli che, nonostante tutto, possono ancora permetterselo - hanno ricominciato a pensare alle vacanze che, per ragioni di prudenza (prima ancora che per la persistenza di alcuni divieti che tuttora impediscono di raggiungere mete esotiche), quest’anno si faranno perlopiù su spiagge o amene località nazionali.

Come noto, il decreto rilancio (D.L. 19 maggio 2020, n. 34) all’art. 176 ha previsto la c.d. Tax credit vacanze o “bonus vacanze”: un credito, relativo al periodo d'imposta 2020, per i pagamenti legati alla fruizione dei servizi offerti in ambito nazionale dalle imprese turistico ricettive, dagli agriturismi e dai bed & breakfast.

Secondo tale norma, alle famiglie con un reddito ISEE non superiore a 40.000 euro detto credito è riconosciuto (in favore di un solo componente per ciascun nucleo familiare) fino ad un massimo di 500 euro (l’importo infatti decresce col diminuire dei componenti del nucleo familiare) fruibile dal 1° luglio al 31 dicembre 2020, in presenza di specifiche condizioni (spese sostenute in un'unica soluzione ed in relazione ai servizi resi da una singola impresa turistico ricettiva/agriturismo/bed & breakfast; totale del corrispettivo documentato da fattura elettronica o documento commerciale, con indicazione del codice fiscale del soggetto che intende fruire del credito; pagamento del servizio corrisposto senza l'ausilio, l'intervento o l'intermediazione di soggetti che gestiscono piattaforme o portali telematici diversi da agenzie di viaggio e tour operator).

Per far fronte all’erogazione dei bonus, l'esecutivo ha messo da parte 1,67 miliardi sul 2020 e 734 milioni per il 2021. I potenziali fruitori stimati sono 5,8 milioni di nuclei familiari.

In concreto, per usufruire del bonus serve anzitutto un'identità digitale (Spid) e un Isee aggiornato, che – come precisato - non superi i 40mila euro. Occorre poi aver scaricato la relativa applicazione sullo smartphone, operazione al momento non ancora accessibile poiché sarà solo da metà giugno – e dunque nei prossimi giorni - che il ministero dei Beni culturali e del Turismo lancerà questa app, dove dovranno essere registrati i dati di chi richiede il bonus. L'app genererà un QR code che andrà condiviso con la struttura ricettiva per la validazione del bonus.

Come precisa il decreto, il bonus deve essere speso al momento del pagamento in hotel: l’80% del valore del bonus è fruibile direttamente come sconto al momento del pagamento, mentre il restante 20% viene recuperato in forma di detrazione d’imposta nella dichiarazione dei redditi 2021.

Per quanto riguarda i gestori, le strutture che accettano il bonus vacanze non devono ovviamente versare denaro ai clienti ma scontarlo sul prezzo della vacanza; i titolari delle strutture maturano quindi un credito d’imposta che potranno utilizzare in compensazione sui versamenti fiscali 2020 (anche l'Iva del mese dopo) oppure cederlo a fornitori o istituti di credito.

Va peraltro detto che la scelta di accettare il bonus è a discrezione della struttura ricettiva e non è obbligatoria. La prenotazione deve essere diretta oppure realizzata tramite agenzie di viaggio e tour operator nonché tramite info-alberghi.com, portale che mette in contatto diretto gli hotel con gli utenti web; sono invece esclusi tutti i portali di prenotazione online con transazione.

Diversi sono i dubbi che sono stati sollevati circa l’effettivo funzionamento dell’incentivo: in particolare si ritiene che sarebbe senz’altro maggiormente fruibile ove la soglia del reddito Isee richiesto fosse innalzato a 50mila euro. Si teme, inoltre, che il sistema di verifica del possesso dei requisiti necessari all’utente beneficiario del bonus possa essere delegato alle stesse imprese presso cui esso si rivolga, aggravandone di conseguenza gli oneri burocratici.

Va infine sottolineato che - complice le perdite ingenerate dal lungo fermo dei mesi scorsi, la necessità di rifarsi delle spese sostenute per adattarsi ai protocolli sanitari e, soprattutto, la mancanza di turisti stranieri - il costo delle vacanze è decisamente aumentato. A denunciarlo è il Codacons, che ha registrato un aggravio di circa il 20% in più del costo di una vacanza media di dieci giorni: la spesa pro capite oscillerebbe tra i 736 e gli 883 Euro. Uguale tendenza si è registrata nel settore della ristorazione (dove i costi risultano aumentati del 9%), nelle strutture ricettive (8% in più), nel trasporto aereo (col 15% in più) e in quello con navi e traghetti (12% in più).

A fronte di ciò non va tuttavia trascurato di rilevare che tante sono le strutture e gli esercizi che non hanno retto l’impatto della crisi e, dunque, non riapriranno neppure in vista dell’estate.

I primi risultati dell’indagine mensile di Federalberghi, condotta dopo la ripartenza e presentati lo scorso 5 giugno in audizione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, dimostrano, infatti, che, nonostante sia venuto meno il divieto di spostamento tra le regioni, solo il 40% degli alberghi italiani è attualmente aperto, mentre il 26,8% ha già deciso che rimarrà chiuso per tutto il mese di giugno.

Lo stesso report evidenzia che, a maggio, nel comparto ricettivo, sono andati in fumo circa 118 mila posti di lavoro stagionali e, per il terzo mese consecutivo, si è di fatto registrato il totale azzeramento delle attività, che sostanzialmente significa la totale cancellazione della stagione primaverile, con una perdita di più di ottanta milioni di presenze. Come se non bastasse, solo il 78,9% degli alberghi italiani prevede di essere aperto ad agosto, nonostante si tratti tradizionalmente del mese clou per il mercato delle vacanze.
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