domenica, 04 maggio 2025

21 dicembre 2019

La casa dello Spirito (di Natale)

Autore: Ester Annetta
E’ da quando è stata condotta, nel 2015, che la ricerca sul “profilo neuronale” dello spirito natalizio - svolta da un gruppo di ricercatori danesi e pubblicata sul British Medical Journal (BMJ) - torna a fare notizia, quasi fosse una cinica maniera per stemperare il calore dell’atmosfera di questo momento dell’anno.

Gli illuminati studiosi autori della ricerca si sono chiesti se quel naturale buon umore, quel senso di gioia e di serenità che infondono le luci, le decorazioni, le musiche e tutto ciò che connota l’attesa del periodo natalizio abbiano una matrice concreta, fisiologica, piuttosto che essere un naturale moto dell’animo causato da quello Spirito Natalizio che - come nel racconto di Charles Dickens – ogni anno torna a far visita a ciascuno di noi.

Hanno perciò fatto ricorso alla risonanza magnetica funzionale per studiare i cambiamenti di ossigenazione e il flusso sanguigno che si verificano in risposta alle “sollecitazioni natalizie” e vedere, così, quali siano le aree cerebrali coinvolte.

L’analisi è stata compiuta su un gruppo di 20 persone, esaminate mentre osservavano 84 immagini, in cui si alternavano rappresentazioni a tema natalizio a scene di vita quotidiana. In seguito, ogni partecipante ha compilato un questionario sulle proprie tradizioni durante le festività, sui sentimenti provati nel periodo natalizio e sull’appartenenza etnica.

I risultati sono stati divisi in due gruppi, definiti rispettivamente “gruppo del Natale” e “gruppo non natalizio” e tra gli appartenenti al primo sono state identificate cinque aree del cervello che hanno reagito più attivamente di fronte alle immagini natalizie (corteccia sinistra premotoria e motoria primaria, lobo destro inferiore e parietale superiore e corteccia primaria bilaterare somatosensoriale), che – si è concluso – sarebbero, dunque, le aree cerebrali di residenza dello Spirito del Natale.

Viceversa, a coloro che sono risultati appartenere al “gruppo non natalizio” sarebbe stata “diagnosticata” quella sindrome che gli studiosi chiamano “bah humbug”, espressione con cui si indica chi non approva o non gode di qualcosa che gli altri apprezzano…specialmente un'occasione speciale come il Natale.

Viene spontaneo domandarsi se tra le finalità dello studio ci fosse, per caso, quella di trovare una “cura” per guarire chi difetti di spirito natalizio, un tentativo che, peraltro, non apparirebbe affatto nuovo: basta infatti navigare un po’ in rete per imbattersi in una variegata quantità di “ricette” che suggeriscono come recuperarlo. Per esempio, su Wikihow (la nota piattaforma wiki cui collaborano migliaia di volontari che forniscono indicazioni su come fare una infinità di cose) sono indicati ben quattro metodi, strutturati a loro volta in diverse fasi, tra cui si contano anche quelle più scontate e banali, come ad esempio: guarda film natalizi, decora la tua casa, mangia cibo natalizio…
E’ piuttosto triste, tutto questo.

Appare quasi come un tentativo di voler razionalizzare e materializzare il mondo interiore, privarci della spontaneità e dell’autenticità delle emozioni che, almeno a Natale, sembrano trovare in chiunque la maniera di manifestarsi.

A che serve domandarsi perché ci si senta felici e lievi alla vista delle luci? perché si provi un dolcissimo languore nel guardar cadere la neve oltre il vetro delle finestre in una stanza illuminata solo dal fuoco del camino e dall’intermittenza dell’albero di natale? perché ci si senta più buoni e bendisposti verso il prossimo? Perché sembra che ogni affanno si plachi e le inquietudini vengano messe in pausa?
Succede così da sempre, ed è uno sfoggio di scienza fine a se stesso volerne ricercare le motivazioni.

L’attesa di Natale è un moto interiore, un balsamo dell’anima, una cura. La più efficace, anzi: quella che restituisce lo sguardo di quando si era bambini, quella stessa purezza e quello stesso incanto capaci di far sembrare diversi il quotidiano ed il consueto, il banale e l’insulso, e di recuperare quella spontaneità e quello slancio affettivo che da adulti troppo spesso si dimenticano.

La vera magia di Natale sta in quel tempo di preparazione che lo precede, nello scorrere dei giorni che si spuntano in vista di quella data sempre più prossima che, alla fine, non sorprenderà con nient’altro di più o di più bello rispetto alla gioia, al calore, all’armonia di cui si sarà goduto durante l’attesa.

Non fa differenza sapere, allora, che c’è una zona del cervello in cui si attiva qualche neurone responsabile di quell’insieme di sentimenti ed emozioni che si rivelano in questo momento dell’anno: ci piace di più pensare che sia in altra parte di noi, più intima e non manifesta, che alberga quello spirito buono che ogni anno torna a farci visita… come un Canto di Natale.


Quando ero bambino, erano la luce dell’albero di Natale, la musica della messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi a far risplendere il regalo di Natale che ricevevo.
(Antoine de Saint-Exupèry, Il piccolo principe)
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