lunedì, 12 maggio 2025

19 dicembre 2020

Nemesi

Autore: Ester Annetta
«Dall’alto de’ cieli, assorta in un’arcana eternità, osservava tutto ciò che avea luogo sulla terra, vegliava in questo mondo pel castigo dei colpevoli, e nell’altro con estremo rigore li puniva. Severi, ma giusti erano i suoi castighi, e niuno potea sottrarsi ai suoi colpi»

Così, in un volume di un’antica e preziosa opera illustrata d’inizio ‘800 (il “Dizionario d’ogni mitologia e antichità, incominciato da Girolamo Pozzoli sulle tracce del Dizionario della favola di Fr. Noel, continuato ed ampliato dal prof. Felice Romani e dal Dr. Antonio Peracchi”, Milano, 1823 - Batelli e Fanfani Tipografi e Calcografi) viene descritta Nemesi, figura della mitologia greca e latina che impersonifica la giustizia distributiva, e perciò punitrice, di quanto, eccedendo la giusta misura, turba l’ordine dell’universo.

È l’immagine che forse più d’ogni altra è stata evocata dall’inizio di questa pandemia, quando, nel fervore di un mea culpa collettivo, l’umanità intera ha iniziato a interrogarsi sulle cause d’una tale sciagura e semmai la si dovesse interpretare come un castigo per colpe e irriverenze commesse nei riguardi della natura.

Allora, però, c’erano la paura, l’ignoto, la tragica presa di coscienza di un’impotenza che smontava secoli di progresso e di evoluzione che, insieme alle conquiste della modernità, avevano fino ad allora legittimato il trionfo dell’arroganza. Quell’accidente, quell’ingestibile ’imprevisto’, erano sembrati la deflagrazione che aveva demolito il piedistallo su cui s’era eretta fino ad allora la superbia dell’umanità, in nome del riscatto di valori essenziali da troppo tempo sepolti sotto coltri di indifferenza.

Tante promesse, tanti buoni propositi erano allora fioriti attorno alla riscoperta del sé che tutti e ciascuno avevano intrapreso, lungo un cammino d’espiazione motivato dall’ammissione d’esser stati – in misura più o meno rilevante – correi d’un crimine per il quale era infine giunta la resa dei conti.

Poi è arrivata l’estate, e con la luce, i colori, le discoteche e le feste che condiscono la bella stagione, ci si è illusi d’essersi ormai lasciati tutto alle spalle, e tanto è bastato a rimuovere di colpo buone condotte e sani propositi ed a coniugare al passato un tempo che invece non s’era ancora del tutto compiuto.

La seconda ondata non ci ha colto impreparati: tutt’altro! Ha messo però in moto un diverso e perverso meccanismo per cui, all’umiltà e all’”utile obbedienza” messe in campo la volta precedente, ha sostituito una condotta sfidante, intollerante, che pare riscoprire i tratti di quella superbia che si credeva abbattuta.

Sì, si tratta probabilmente in buona parte di stanchezza, del rigurgito d’un’umanità sfinita che reclama il ritorno alla normalità, che si ribella all’assedio d’un nemico che pare mettere in campo forze ritrovate o sempre nuove e che rincara l’attacco ad ogni accenno di nuovo equilibrio riconquistato.

Ma questo non è un assedio che può vincersi con la ribellione.
Questo non è un conflitto basato sullo scontro tra forze della stessa natura.
Quelli che cadono non sono gli sconfitti d’una efficace strategia di guerra.

Il paradosso di questa battaglia è la sua imparità, la sproporzione tra i contendenti: il nemico è uno solo, infimo, invisibile, capace, sì, di replicarsi all’infinito ma pur sempre singolo, capace tuttavia di tenere testa a tutti i popoli della terra, che - ancor più paradossalmente - solo in questa tragedia si sono trovati uniti e schierati sullo stesso fronte.

E lo squallore di un lessico militare, per quanto biasimevole, è il solo che possa restituire con cruda verità il senso d’una tragedia in cui la resistenza, al contrario, non è fatta d’armi, d’imboscate, di delazioni, ma solo di rispetto delle regole e buon senso, per i quali serve comunque un ‘addestramento’ che - come dimostrano i fatti – non possediamo evidentemente in misura adeguata.

Finché così sarà, finché al primo cenno di allentamento della tensione o delle restrizioni ci sentiremo di nuovo abbastanza forti da proclamarci vincitori, Nemesi continuerà a dispensare la sua giustizia, a compensare la baldanza con la recrudescenza, a sommergerci nell’ineluttabile vortice d’una nuova, potente ondata.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

Non ci sono risultati.

Suggerimenti:
– verificate di aver digitato correttamente le parole nel campo di ricerca testuale;
– aggiungete parole più specifiche o sinonimi nel campo di ricerca testuale;
– provate a ridurre i parametri di ricerca.

Per inserire i vostri commenti dovete registrarvi.