sabato, 10 maggio 2025

23 novembre 2019

Quattro amici, una folla

Autore: Ester Annetta
“Eravamo quattro amici al bar
che volevano cambiare il mondo
destinati a qualche cosa in più
che a una donna ed un impiego in banca
si parlava con profondità di anarchia e di libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò”

Possiamo immaginarli così, Andrea Garreffa, 30 anni, laureato in Scienze della comunicazione, guida turistica; Mattia Santori, 32 anni, laureato in Scienze politiche, istruttore di freesbee; Roberto Morotti, 31 anni, ingegnere; Giulia Trappoloni, 30 anni, fisioterapista: quattro ragazzi, amici ed ex coinquilini, che si incontrano ogni mattina davanti ad un cappuccino ed un cornetto o di sera, in un locale, sorseggiando birra e fumando una sigaretta, scambiandosi non solo commenti calcistici e consigli sentimentali ma anche idee più solide, pensieri più pesanti, preoccupazioni di natura molto più che personale.

Il nostro Paese sta attraversando un momento di grossa crisi, che non è solo di natura economica e politica ma anche ideologica. Si fatica ad assumere posizioni stabili, nel mentre si viene bombardati da messaggi ora lusinghieri ora prepotenti, ma sempre e comunque contrastanti, difficili da cogliere ed accogliere integralmente, percependo sempre più la sensazione di essere sbattuti come canne al vento al seguito di altrettante banderuole o, peggio, d’essere continuamente traditi.
Su tutte, però, spiccano idee e posizioni che proprio non possono essere accettate, parole che spaventano, pensieri pericolosi. E contro il rischio di lasciarsene coinvolgere senza troppa consapevolezza o di finire per assecondarle, forse è più prudente esprimere il proprio dissenso, testando altresì quanti altri siano i dissenzienti che non hanno avuto occasione di esprimersi: un solo obiettivo immediato, dunque: contare quanti siano i “contro”, senza bisogno di offrire anche un’alternativa “a favore”.

Probabilmente sono stati questi i pensieri di Mattia una qualche sera fa, quando stentava ad addormentarsi e continuava a rimuginare, leggendo alcuni proclami e guardando alcune foto.
Alla fine si è destato del tutto, dicendosi che bisognava fare qualcosa.

Dal pensiero all’azione il passo è stato breve: ha chiamato i suoi amici e, insieme, lanciando un invito su Facebook, hanno avviato un tam tam che, forse, nemmeno loro pensavano potesse avere così larga risonanza.
Rispondendo a quell’invito e grazie al passaparola che di lì a poco si è propagato come un’onda, famiglie, bambini, pensionati - gente ordinaria, insomma – sono scesi in strada e non certo per rispondere ad una chiamata di partito – perché Mattia e i suoi amici ci tengono a sottolinearlo che, loro, con la politica non c’entrano e non vogliono entrarci – ma per manifestare pacificamente, per testimoniare con la loro presenza una comune volontà.
Una manifestazione spontanea; una manifestazione di popolo, di quelle che a Bologna come altrove non si vedevano da anni e che proprio perciò ha avuto il valore di un gesto potente, solidale, significativo.

Si sono autobattezzati “sardine” gli ideatori del raduno, una similitudine che rievoca la compattezza di quei piccoli pesci che si stringono e si spostano in gruppo, aumentando così le loro difese contro i pesci più grandi che tentano di sbranarle.
Un nome quanto mai azzeccato, visto anche il risultato di presenze: in una piazza con capienza stimata di seimila persone, ce n’erano di fatto quindicimila, strette, stipate, ma altrettanto compatte anche per la causa ed intenzioni che volevano rappresentare.

Il segnale è stato forte ed efficace; per una volta ci si è sentiti tutti parte attiva, per il solo fatto di essere stati voci vere in mezzo ad altre voci, presenze in mezzo ad altre presenze e non solo amareggiati spettatori murati dietro schermi di televisori o di pc.

E l’eco è stata altrettanto forte se, a catena e a distanza di pochi giorni, la stessa iniziativa sarà replicata in altre città d’Italia.
Sempre pacificamente.
Sempre guidata da gente comune (chef, ballerine, suore).
Sempre senza bandiere.

Allora, se è vero l’antico detto latino “Vox populi, vox Dei”, coloro che con le proprie idee tentano ancora di ottenere consensi trascendendo il buon senso, la pietà e la dignità umana, meglio farebbero se l’ascoltassero e si rassegnassero all’idea che c’è ancora un’ampissima coscienza collettiva sana che parla a nome degli italiani.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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27/11/2019
MARTA BRONZINIBEDINI

Quattro amici al baratro più che altro, visto che dietro c'è Prodi, e credo abbia già "dato" abbastanza al Paese ...

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25/11/2019
Fausto Colella

Bravi!!!! fuori dagli schemi. finché sarà così saranno veri.
Fausto Colella

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25/11/2019

Speriamo che siano persone perbene e che si organizzino dando finalmente all'ITALIA UNA CLASSE DIRIGENTE DI BUON SENSO, UN PO' (BASTEREBBE POCO PER FARE MEGLIO DI ORA) PREPARATA E SOPRATTUTTO ONESTA!

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25/11/2019
Roberto MANNI

questo vuol dire che tutti gli altri non sono "sani"?
roberto

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23/11/2019
Giovanna Fabbiani

Chapeau ai 4 amici