venerdì, 20 giugno 2025

24 maggio 2021

Sblocco dei licenziamenti e contratto rioccupazione: 150mila lavoratori rischiano il posto

Il presidente della Fondazione ADAPT, Francesco Seghezzi, afferma che quando finirà il blocco dei licenziamenti i lavoratori che rischieranno di perdere il lavoro saranno circa 150 mila, e la sua attenzione è rivolta al contratto di rioccupazione previsto nel decreto Sostegni-bis.

In primo luogo, ricordiamo che il contratto di rioccupazione è una misura alternativa pensata dal Governo per accompagnare la fase successiva al termine del blocco dei licenziamenti, ed è contenuta nel nuovo decreto Sostegni-bis. È un contratto a tempo indeterminato che sarà collegato alla formazione e ad un periodo di prova pari a sei mesi. Gli sgravi contributivi sono al 100 per cento e verrebbero restituiti dall’azienda allo Stato, nell’intero importo, qualora il lavoratore non venisse più assunto al termine del periodo formativo.

Secondo quanto esposto dal Presidente della Fondazione il contratto di rioccupazione rappresenterebbe un modo per cercare di accompagnare la prima fase successiva allo sblocco dei licenziamenti ma non sarebbe sufficiente tanto da convincere le imprese ad assumere a tempo indeterminato, soprattutto in un periodo in cui la certezza fatica ad aumentare.

Attualmente le norme di cui il nostro sistema economico ha bisogno devono essere di carattere strutturale e non emergenziale, e nella visione di Seghezzi, il contratto di rioccupazione non presenta la prima caratteristica. Il problema individuato permane nella ricollocazione dei lavoratori che verranno espulsi nel momento in cui il datore di lavoro decide di non assumere.

L’elemento cruciale sta nel collegamento tra pubblico e privato, non ci si può assolutamente permettere il licenziamento dei lavoratori più longevi di una azienda, i quali, non avrebbero la formazione adatta per essere reinseriti in una nuova realtà lavorativa. Il ruolo del territorio è indispensabile, così come lo è il loro coinvolgimento nella riforma delle politiche attive.
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