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Il grido del deserto, l'urlo della tempesta.

A cura di Antonio Gigliotti

Si sono svegliati. Improvvisamente, dopo un lungo letargo, pare che si siano svegliati. Tutti.
Si torna a parlare di sciopero, questa volta condiviso sia dai sindacati che dai vertici, che in occasione dello sciopero del dicembre scorso avevano invece inteso non avallarlo, aspettando di vedere se il dialogo avesse portato buoni frutti.
I risultati li abbiamo visti. L'ennesima catastrofe di adempimenti nuovi, di spese da affrontare perché qualcuno ha deciso che si dovesse cambiare canale di trasmissione, e tanto altro.
Insomma l'ennesima, clamorosa, presa in giro.
Meglio tardi che mai, si potrebbe dire, non fosse che questi risvegli 'ad orologeria', quando tira aria di elezioni, suonano un po' fuori luogo.
Ve l'avevamo detto, si potrebbe aggiungere, ma tant'è.
Chissà, magari a farli svegliare è stato il sondaggio promosso dalla Fondazione Commercialisti, che ha fatto capire, anche ai più sordi e ciechi, le condizioni ormai tragiche nelle quali la mala politica e la mala amministrazione ci hanno catapultati.
Ore ore di lavoro gratuito per la pubblica amministrazione, redditi in crollo, una categoria in ginocchio. Questa è la dura realtà. Non che sia una sorpresa per noi. Anzi quello che è sorprendente è che ci sia voluto un sondaggio per appurarlo.
C'è da chiedersi come sia possibile che chi di dovere non se ne fosse accorto prima. Certo, lavorare 'in trincea' negli studi di medie e piccole dimensioni ti apre gli occhi. Ma esistono anche le orecchie, per ascoltare quello che da troppo tempo continuiamo a dire, senza ottenere alcun riscontro.
In questo sondaggio io ravvedo la 'prova provata' dell'abisso che c'è tra la base ed i vertici. Nella categoria, come più in generale in politica, la spaccatura tra 'i piani' alti e la 'base' si è trasformata in un abisso.
Siamo allo sbando. La politica, nelle sue varie espressioni, talvolta neanche troppo manifeste, in perfetta linea con quanto accade quotidianamente in troppi settori, promulga continuamente norme che suonano come diktat.
Dall'oggi al domani cadono sulla testa di milioni di cittadini veri e propri macigni, illogici, privi di qualsiasi giustificazione, e con un solo tratto in comune: UBBIDIRE, perché se discuti 'il verbo' sei solo un ignorante, e TACERE, perché altrimenti sei irrispettoso, oppure ancora sei solo 'la voce del deserto'.
Beh, intanto ringrazio il collega Zanetti come già fatto su FB, per quest'ultima definizione. Hai detto bene caro collega. La mia voce è un granello nel deserto. Un granello che con migliaia di altri granelli ha visto via via il mondo che gli stava intorno, faticosamente guadagnato con anni di duro lavoro, scomparire.
Addio oasi di studi e di consulenze volti a far crescere le imprese. Prosciugata la fonte del giusto compenso per la nostra attività. È rimasta solo una tabula rasa, composta da tanti granelli aridi. Tanti, ma non tutti. Eh già, perché qualche granello ha trovato rifugio in un castello dorato, e chissà, forse è infastidito da tutti quei granelli là fuori che premono le porte.
La voce del deserto non si fermerà, sappiatelo. Con tante altre voci diventerà un grido, l'urlo di una tempesta di sabbia. E quando la sabbia si solleva copre tutto, castelli dorati inclusi.
Un'ultima cosa: la deontologia impone di avere rispetto per i colleghi, non di trasformarsi in stupidi automi obbligati a dire sempre e solo di sì. Strumentalizzare la deontologia per non confrontarsi con le fondate critiche è veramente un qualcosa che non fa onore alla categoria cui ci pregiamo (o ci pregiavamo?) di appartenere.

Sotto la sabbia è sepolto il mistero della vita, fra dune c’è il canto dell’universo. Chi non sa ascoltare, chi non sa immaginare è lontano dalla verità.
(Romano Battaglia)
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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