12 novembre 2019

Manovra: commercialisti, nessuna attenzione per il lavoro autonomo

Autore: Redazione Fiscal Focus
Si è tenuta l’11 novembre 2019 l’audizione, svoltasi presso preso le Commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato, del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili per formulare osservazioni e proposte sul Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022.

Il Consigliere nazionale dei commercialisti Maurizio Postal ha affermato che “per finanziare la riduzione del cuneo fiscale la manovra sposta risorse dal comparto del lavoro autonomo a quello dei dipendenti. Per le Partite Iva non c’è alcuna attenzione”.

Lo stesso continua “è giusta la volontà del Governo di impiegare risorse sulla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, con un intervento che vale circa la metà di quello fatto nel 2014 e che porterebbe quindi a 15 miliardi le risorse complessivamente impiegate in modo strutturale su questo fronte negli ultimi 5 anni. Ma non possiamo non richiamare l’attenzione sul fatto che questa condivisibile linea d’azione non viene portata avanti in parallelo ad una pari attenzione verso il lavoro autonomo, bensì spostando risorse da un comparto all’altro in modo molto netto e rilevante”. I commercialisti hanno ricordato come la manovra interviene sui regimi fiscali speciali che, a legislazione vigente, consentono alle partite IVA individuali con fatturato compreso tra 65.001 e 100.000 euro di optare per una tassazione al 20 per cento del reddito di impresa e di lavoro autonomo analiticamente determinato e con fatturato fino a 65.000 euro di optare per una tassazione del 15 per cento del reddito di impresa e di lavoro autonomo forfetariamente determinato. “L’effetto combinato dell’abrogazione del primo regime e delle modifiche recate al secondo – ha evidenziato Postal - è quello di recuperare all’Erario gettito per 209 milioni nel 2020, 1,8 miliardi nel 2021 e 1,2 miliardi nel 2022”.

“Il punto – secondo i commercialisti - non è tanto la scelta di procedere a queste abrogazioni e modifiche. Il punto di equilibrio trovato potrebbe essere accettato senza troppe recriminazioni, a patto però che almeno una parte delle risorse così recuperate fosse reimpiegata in altre misure per il lavoro autonomo ritenute politicamente più importanti e calibrate di quelle abrogate. Abrogare il regime del 20 per cento per rendere accessibile quello del 15 per cento anche a chi sceglie di fare impresa o libera professione in forma associata, eliminando così il disincentivo implicito alle aggregazioni professionali e l’incentivo implicito alle disaggregazioni delle aggregazioni esistenti che l’attuale assetto normativo determina, sarebbe una legittima scelta politica di ottimizzazione delle risorse disponibili anche nell’interesse del mondo del piccolo lavoro autonomo. Prendere invece l’intero “bottino” di gettito che si ricava dalle modifiche che riguardano il comparto del piccolo lavoro autonomo e spostarlo fino all’ultimo euro su altri comparti – ha concluso Postal - è scelta politica ovviamente altrettanto legittima, ma anche altrettanto chiara e persino sorprendentemente netta nella sua evidenza”.

“Oltre alla plastic tax, alla sugar tax e all’aumento della tassazione dei redditi dei dipendenti con auto aziendali in uso promiscuo – ha affermato Postal - di cui tanto si dibatte per la loro rilevanza quantitativa nei saldi di bilancio, si contano gli aumenti di tassazione che deriveranno dalle modifiche alla disciplina fiscale dei buoni pasto - giuste nella parte in cui incentivano il ricorso ai buoni pasto elettronici, ma discutibili in quella in cui peggiorano la legislazione vigente per quelli cartacei - e delle detrazioni IRPEF al 19 per cento per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 120.000 euro. Riservando alla misura sperimentale del cashback una dotazione di 1,5/2 miliardi, comunque consistente e di primissima fascia, rapportata alle dotazioni finanziarie delle altre misure della manovra, si potrebbe agevolmente ridurre o direttamente eliminare una serie di fonti di copertura attualmente previste nella manovra”.

Proposte integrative del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili
Il Consiglio Nazionale durante l’audizione ha formulato delle proposte, tra cui:
  • le proposte di semplificazione fiscale elaborate congiuntamente con Confindustria;
  • le proposte presentate al Ministero dell’Economia e delle Finanze il 2 ottobre 2019 di revisione della normativa riguardante gli ISA;
  • le proposte concernente il regime fiscale delle società tra professionisti.
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