Professionisti. I rischi delle consulenze

Non sono affatto isolati gli arresti di legittimità che addebitano a commercialisti e consulenti tributari in genere la responsabilità per danni cagionati ai propri clienti nell’esecuzione del mandato professionale conferito.
Molto spesso i professionisti sono chiamati a rispondere in sede civilistica a titolo di imposte, sanzioni e interessi addebitati dal fisco ai propri clienti, in quanto depositari delle scritture contabili di questi ultimi, ovvero in quanto “consulenti” nella gestione di determinate operazioni aziendali o societarie, ordinarie o straordinarie.
A volte, la responsabilità del commercialista viene decretata direttamente dal giudice tributario, sulla considerazione che taluni inadempimenti e violazioni fiscali non possono che essere attribuiti al consulente del contribuente, a titolo di colpa, per non aver applicato la normativa tributaria in modo corretto: in tal caso si parla di responsabilità amministrativa tributaria ex D.Lgs. n. 472/1997.
Ma il professionista è spesso perseguito anche sotto il profilo penale, per lo più in concorso con il cliente, per la perpetrazione di reati tributari; peraltro, la recente revisione del sistema sanzionatorio penal-tributario di cui al D.Lgs. n. 74/2000 ha introdotto un’aggravante speciale per il professionista stesso, applicabile qualora, per la “consulenza criminale”, si avvalga di “sistemi di evasione” ovvero, in altri termini, predisponga appositi modelli, percorsi, pacchetti e procedure precipuamente finalizzati all’evasione e alla frode fiscale, facilmente replicabili su diverse aziende.
Si esaminerà, di seguito, un significativo arresto giurisprudenziale, di recente pubblicazione, particolarmente severo e “pericoloso” dal punto di vista del consulente tributario e, per tal motivo, da tenere in debita considerazione.