15 settembre 2016

GIORGIO SGANGA: LETTERA APERTA AI CONSIGLI DEGLI ORDINI ED AI COLLEGHI D’ITALIA

Carissimi Presidenti, Vice Presidenti, Colleghi tutti

Quando, appena poco meno di due mesi fa, mi sono affacciato alla scena della campagna elettorale in veste di candidato Presidente alla guida del Consiglio Nazionale, ho voluto prontamente chiarire i motivi della mia decisione. La mia – non preordinata e, pertanto, tardiva - candidatura, è scaturita, come è ormai noto, da una proposta che, in seno ad una riunione amichevole ed informale tenutasi a Roma, l’Ordine di Roma e gli Ordini di Calabria e Basilicata e tanti altri rappresentanti della nostra Professione hanno estemporaneamente formulato. E la causa che, allora, mi ha principalmente determinato ad accettare la richiesta ricevuta è stata l’avervi colto una sorta di “sfida di giustizia”, scaturente dalla proposizione di una lista avversaria che sapevo nata da una “manovra di elusione” operata ai danni del Presidente Longobardi.

La mia missione elettorale è, dunque, partita soltanto a fine luglio, articolandosi in un percorso geografico che voleva portarmi al dialogo diretto con gli Ordini lungo tutto il territorio della penisola. Nel corso delle mie peregrinazioni ho, così, avuto l’opportunità di relazionarmi con tanti Colleghi e tante idee, ricevendo dappertutto una straordinaria accoglienza che, spesso, è andata anche oltre le mie stesse aspettative. E ovunque, senza eccezione alcuna, univoco ed elevato è stato il grado di apprezzamento che ciascun Collega, prima ancora che ciascun Ordine, ha espresso riguardo all’opera compiuta dal Presidente Longobardi.

A quanti mi interrogavano riguardo ai motivi che avessero fatto ricadere su di me la scelta del nuovo candidato alla Presidenza del Consiglio Nazionale ho continuato a dare la risposta di sempre: nessun altro si era proposto né tanto meno era stato considerato, e, dunque, senza alcuna prevaricazione né imposizione, era toccato a me raccogliere il testimone “caduto”, forse più che “ceduto”, dalle mani di una persona profondamente ferita da segrete intese, miranti a perseguire obiettivi personali ben lontani dall’impegno in favore del futuro della nostra Professione.

Oltre al sostegno, tuttavia, non mi è mancato di constatare che, in alcuni territori, la mia presenza sulla ribalta elettorale fosse vista senza fervore, anzi, venisse considerata addirittura satura e stantia. Ciò, in aggiunta anche alla verificata stima tributata a Gerardo Longobardi da quanti si sono domandati perché non fosse stata riproposta la sua candidatura, mi ha indotto ad una riflessione e ad una derivata conclusione: per quanto lusinghiero possa risultare l’onore di rivestire un ruolo di prestigio è all’interesse generale ad esso sotteso che va data primaria attenzione, il che implica a volte la necessità della rinuncia.

Ed è quindi corretto, nell’interesse della nostra Professione, che io oggi mi faccia da parte, chiedendo a Gerardo Longobardi di riconsiderare la sua scelta abdicativa e valutare la possibilità di ritornare alla guida del nostro Vertice.

Ritengo, peraltro, che al di là dei suoi indiscussi meriti politici ed umani, al nostro attuale Presidente sia doveroso riconoscere una continuità di tempo per la sua azione di governo (tempo che il legislatore ha indicato in quattro anni, durata evidentemente minima richiesta per l’assolvimento di un compito di così ampia portata) che, ad oggi, gli è stata negata per via di un’assurda interpretazione normativa che ha di fatto dimezzato il suo mandato.

Sia chiaro, tuttavia, che le esposte motivazioni in favore dell’invito a Gerardo a continuare l’ottimo lavoro fin qui svolto non implicano un abbandono della convinzione che un intervento del Ministero sulla questione delle date delle elezioni sia comunque doveroso e che vada, quindi, considerata - a garanzia del rispetto dei principi di democraticità e di giusta rappresentatività – la necessità di rispettare il tempo occorrente o a rendere attuabile la reale ed effettiva corrispondenza tra le candidature e le rappresentanze regionali prevalenti; il che, in maniera spicciola, equivale a dire che, nel candidarsi al Consiglio Nazionale, non si può essere obbligati a comporre le liste prima ancora di conoscere chi siano i candidati che concorrono al rinnovo degli Ordini Territoriali!

Nel ringraziarvi tutti per il sostegno che finora mi avete offerto, vi chiedo di supportarmi ora, con forza, nell’appoggio alla ricandidatura di Gerardo Longobardi alla Presidenza del Nuovo Consiglio Nazionale, con la convinzione che l’interesse della Categoria debba restare il fulcro del nuovo governo.

Mi piace concludere questa missiva con una personale considerazione: nessun obolo, nessun sacrificio mi sarà dovuto in virtù della mia decisione, poiché a fondamento della mia condotta si pone la convinzione che la rappresentanza della Categoria sia un dovere e non un diritto. Un dovere che vorrò continuare a rispettare con ogni mia azione finché ne avrò forza e vigore, senza che nulla possa smorzare l’entusiasmo che impiegherò nel condurre la mia funzione rappresentativa, quant’anche d’ora in poi fosse anche solo rivolta a servizio del mio Ordine.

Roma, 14 settembre 2016

Giorgio Sganga
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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