13 luglio 2017

E beccati sta compliance! Contribuenti e consulenti alla canna del gas

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,
quando il fondo è stato toccato fa ancora più male scoprire che c’è un fondo ancora più profondo. Perdonatemi il gioco di parole, ma veramente la follia ormai non è uno stato solo rasentato. Ci siamo dentro con almeno un piede, mentre l’altro è già nella fossa.

Scorrendo il calendario delle scadenze fiscali di luglio e di agosto è impossibile non rilevare come il sistema fiscale italiano sia ormai un’accozzaglia di adempimenti disarmonica, una follia pura. In mezzo ai redditi da chiudere (non si sa bene come entro fine luglio), insieme ai conteggi di liquidazione IVA mensili e portandosi avanti con i trimestrali, i 770 (la dichiarazione più inutile dell’universo conosciuto), tutti i normali adempimenti ordinari e già con il mal di stomaco per l’invio a ‘fatture e corrispettivi’ dei dati dei primi sei mesi che ci accoglierà al rientro dalle vacanze (che non faremo), eccola, arriva LEI. La magnifica, la generosa, l’accogliente… COMPLIANCE!

Una vera pioggia di lettere per controlli formali sui redditi 2014, che (ma guarda un po’) arriva in queste giornate, tanto abbiamo poco da fare.

Ma non finisce qui! Vi ricordate quando dalle pagine di questo giornale avevamo rilevato come la comunicazione periodica delle liquidazioni IVA con ogni probabilità altro non fosse che uno strumento per rilevare con maggiore celerità gli eventuali versamenti omessi? Ebbene, avevamo centrato in pieno. Non che sia una soddisfazione, anzi, è motivo di maggiore amarezza.

Che succede in questi giorni? Accade che nei cassetti fiscali stanno già arrivando comunicazioni relative a “possibili anomalie” nel versamento IVA dovuta in base appunto alla periodica relativa al PRIMO TRIMESTRE 2017. Le comunicazioni sono già state incrociate con i versamenti, e laddove questi non risultino ecco l’invito a ravvedere. Oppure a far rilevare circostanze per le quali questa difformità tra dichiarato come dovuto ed effettivamente versato non sia corretta, ad esempio a seguito di un’errata indicazione del codice tributo in sede di versamento. In questi casi, bontà loro, trenta giorni per controllare e far valere le proprie ragioni tramite il canale CIVIS.

Non vedevamo l’ora, cari colleghi, in pieno cataclisma fiscale, di dover già controllare i versamenti del primo trimestre IVA 2017, vero?

E soprattutto, non vedevano l’ora i nostri clienti di vedersi recapitare queste missive. Cerchiamo di essere seri, e concreti. Ma vi pare che un soggetto evasore si prenda la briga di tenere la contabilità ed inviare la comunicazione periodica? No, ovviamente. Quindi a chi arriva questa comunicazione? Certamente all’azienda in difficoltà, una delle migliaia per non dire milioni di aziende che stanno facendo di tutto per sopravvivere ma proprio non ce la fanno. Aziende serie, che dichiarano quello che dovrebbero pagare, che non si nascondono, ma che semplicemente non ce la fanno ad onorare le scadenze nei tempi previsti, perché magari con il poco che ormai incassano preferiscono pagare gli stipendi dei dipendenti, degli operai, sostentare la propria famiglia già fin troppo sacrificata, pagare gli affitti degli uffici, delle officine e poi, magari, pensare anche all’Iva.

Ciò che fa ancora più male, e che denota la fame di denaro dell’Erario, è la tempistica. Le missive che abbiamo visionato sono state emesse proprio in questi giorni, con specifica che sono stati considerati i versamenti effettuati fino a metà giugno. Tradotto in parole povere, se il pagamento dovuto entro metà maggio non è stato ravveduto entro metà giugno ecco che già si viene considerato contribuente inadempiente, degno di missiva, che tra le righe intima il pagamento, mascherata da “caro contribuente io fisco amico ti faccio un favore e te lo ricordo… perché evidentemente sei tanto distratto”.

Un’altra pratica da fare per noi, sempre al servizio di lor signori, ed un’altra preoccupazione per gli imprenditori che ormai si sentono, giustamente, perseguitati, tanto più dopo che gli si è “venduta” l’informazione del ravvedimento lungo, studiato, si diceva, proprio per dare fiato alle aziende. Certamente il ricevimento di questa comunicazione di compliance non inibisce il ravvedimento, anzi, lo stesso è espressamente richiamato nella lettera, tuttavia è evidente che l’impatto emotivo c’è.

La tortura continua quindi, anzi, si dota di strumenti sempre più invasivi. Non ci resta che la canna del gas!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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