17 gennaio 2019
17 gennaio 2019

Ore 16.35 - Statistiche sulle dichiarazioni IRES ed IRAP dell’anno di imposta 2016

Il Dipartimento delle Finanze diffonde le statistiche sulle dichiarazioni IRES (Imposta sul Reddito delle Società) e IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) relative all'anno d'imposta 2016 e presentate nel corso degli anni 2017 e 2018. Per alcune società di capitali (in alcuni casi di grandi dimensioni), che non hanno il periodo d’esercizio coincidente con l'anno solare, il termine ultimo per la presentazione della dichiarazione è stato settembre 2018.

Le statistiche includono i dati dichiarativi di importanti agevolazioni fiscali quali la c.d. Patent Box, e il super-ammortamento. Questa pubblicazione, comprendendo anche le statistiche sulle dichiarazioni Ires presentate dai soggetti che utilizzano il modello Redditi - Enti non commerciali, completa i dati statistici relativi alle dichiarazioni fiscali per l’anno d’imposta 2016.

IRES
Il contesto macroeconomico nel 2016 è stato caratterizzato dalla ripresa del PIL (+2,3% in termini nominali e +1,1% in termini reali)[1]. Nell’anno d’imposta 2016 le dichiarazioni delle società di capitali sono state 1.165.598, in crescita rispetto all’anno precedente (+1,7%). L’88,7% delle società di capitali è una società a responsabilità limitata.

Il 63% dei soggetti ha dichiarato un reddito d’impresa rilevante ai fini fiscali mentre il 31% ha dichiarato una perdita e il 6% ha chiuso l’esercizio in pareggio, confermando la ripartizione percentuale del 2015. Il reddito fiscale dichiarato, pari a 163,4 miliardi di euro, mostra un lieve incremento (+0,5%). Tra i settori in cui si riscontra un incremento del reddito vi sono: “servizi di informazione e comunicazione” (+34,9%), “manifatturiero” (+3,4%) e “commercio all’ingrosso e dettaglio” (+7,5%); di contro si assiste a una contrazione del reddito nel “settore finanziario” (-14,6%). L’ammontare della perdita fiscale, pari a 69,3 miliardi di euro, mostra un incremento del 32,3%, a fronte di un lieve aumento del numero dei soggetti in perdita (+0,4%). L’incremento delle perdite è dovuto al settore finanziario, al quale si riferisce il 44% delle perdite complessive.

Nel 2016 le società di capitali hanno dichiarato un imponibile[2] di 121,6 miliardi di euro (-3,1% rispetto al 2015). Se si analizza distintamente l’imponibile dichiarato nel modello Redditi e quello dichiarato nel modello Consolidato, emerge che le società che liquidano in regime ordinario hanno registrato un incremento dell’imponibile del 2,3% rispetto al 2015 prevalentemente concentrato nei settori “manifatturiero” (+4,3%) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (+6,6%). Per quanto riguarda l’imponibile dichiarato nel Consolidato si assiste a un decremento di circa il 12% rispetto al 2015: il valore passa da 47,1 miliardi di euro a 41,5 miliardi di euro. La contrazione è attribuibile al settore finanziario il cui reddito imponibile passa da 13,9 miliardi di euro a 7,8 miliardi di euro.

Nel 2016 la percentuale delle società di capitali che ha dichiarato un’imposta è pari al 58%, in linea con l’anno precedente; il rimanente 42%[3] non ha dichiarato un’imposta o ha un credito. Le società che sono assoggettate a tassazione ordinaria dichiarano un’imposta netta pari a circa 21,9 miliardi di euro (+2,2% rispetto al 2015), mentre i gruppi societari che hanno optato per il regime fiscale del consolidato dichiarano un’imposta netta di circa 11,4 miliardi di euro (-12,1% rispetto al 2015); circa il 64% dell’imposta affluisce da tre settori di attività: “manifatturiero” (32,6%), ”commercio all’ingrosso e al dettaglio” (19,9%) e “attività finanziarie e assicurative” (11,3%).

I contribuenti che hanno presentato il modello “Redditi ENC – Enti non commerciali” per l’anno d’imposta 2016 sono stati 151.115 (-1,58% rispetto all’anno precedente). Classificando i soggetti in base alla natura giuridica, si rileva che le Associazioni non riconosciute e comitati rappresentano il 64% del totale degli Enti non commerciali, seguite dalle Associazioni riconosciute (9% del totale). L’imposta netta totale dichiarata risulta pari a 840 milioni di euro, attribuibile per il 21% alle Fondazioni bancarie, per il 18% agli Enti e Istituti di previdenza e assistenza e per il 14% a Enti pubblici non economici.

Aiuto alla Crescita Economica – ACE
Nel 2016 il rendimento figurativo[4] che da diritto alla deduzione dal reddito d’impresa del capitale proprio (cosiddetta ACE “Aiuto alla Crescita economica”) passa dal 4,5% al 4,75%. Le società di capitali con diritto alla deduzione ACE sono oltre 317.800 (+5,0% rispetto al 2015), per un ammontare di deduzione spettante di 25,6 miliardi di euro (+35,0% rispetto al 2015). L’eccedenza pregressa relativa all’anno precedente pari a 6,6 miliardi di euro (1,8 volte il valore del 2015) ha riguardato oltre 72.100 società, mentre l’ammontare di deduzione non utilizzata nell’anno e riportabile agli anni successivi è pari a oltre 10,9 miliardi di euro (1,6 volte il valore del 2015).

La quota di ACE detenuta dai soggetti con ricavi superiori a 50 milioni di euro è pari al 48,7% dell’ammontare complessivo, mentre l’analisi per sezione di attività evidenzia che circa il 60,2% dell’ACE spettante proviene dalle Attività finanziarie ed assicurative (35,7%, pari a 9,1 miliardi di euro) e dalle Attività manifatturiere (24,5%, pari a 6,3 miliardi di euro).

Analisi della deducibilità degli interessi passivi
Le regole sulla deducibilità degli interessi passivi[5] influiscono sostanzialmente sulla determinazione del reddito imponibile ai fini Ires. In estrema sintesi, sono interamente deducibili gli interessi passivi fino all’ammontare corrispondente a quello degli interessi attivi, mentre gli interessi passivi che eccedono quelli attivi sono deducibili nei limiti del 30% del Reddito Operativo Lordo (ROL). Gli interessi passivi di periodo iscritti in bilancio ammontano a 34,8 miliardi di euro (-11,8% rispetto al 2015) mentre quelli afferenti a periodi precedenti, e riportabili in quanto non dedotti precedentemente, ammontano a 39,1 miliardi di euro (circa +3,0% rispetto al 2015). Classificando le società per classi di volume d’affari, si rileva che la percentuale degli interessi deducibili raggiunge il 55% nelle società con volume d’affari oltre 25 milioni di euro mentre scende al 14% nella classe da 0 a 200.000 euro.

La quota di interessi indeducibili (comprensiva di quelli dei periodi precedenti) è pari a circa 44,6 miliardi di euro. Si rammenta che una regola che lega la deducibilità degli interessi a una percentuale del ROL, sul modello di quella vigente in Italia, è stata prevista nel progetto OCSE/G20 “Base Erosion and Profit Shifting”, quale utile strumento per limitare l’evasione e l’elusione fiscale in ambito internazionale[6].

Patent Box
A partire dall’anno d’imposta 2015 è stata introdotta la possibilità di optare per un trattamento di favore dei redditi derivanti dall’utilizzo di brevetti industriali, marchi, opere di ingegno, processi e disegni industriali. Per il 2016 è stato limitato l’ambito di applicazione dell’agevolazione, sostituendo alla nozione ampia di opere dell’ingegno il riferimento al solo software coperto da copyright e, inoltre, è stata innalzata dal 30% al 40%[7] la percentuale di reddito che non concorre alla formazione del reddito d’impresa. Inoltre nel 2016 è possibile imputare la quota agevolabile relativa a periodi d’imposta compresi tra l’istanza di ruling e la data di sottoscrizione dell’accordo. L’opzione ha una durata di 5 esercizi ed è irrevocabile.

Dalle dichiarazioni per il 2016 risultano 1.148 società (+85% rispetto al 2015) che hanno utilizzato l’agevolazione per un ammontare di reddito detassato e plusvalenze esenti pari a 1,4 miliardi di euro (4,3 volte il valore del 2015). L’incremento maggiore si riscontra nei settori “manifatturiero” (circa 4 volte il valore del 2015, passando da 173 milioni di euro a 690 milioni di euro) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (15 volte il valore del 2015, passando da 18 milioni di euro a 272 milioni di euro). Il reddito detassato, proveniente dall’utilizzo diretto dei beni immateriali, ammonta a circa 1,3 miliardi di euro, di cui oltre 295 milioni di euro provenienti dalla quota agevolata relativa a periodi d’imposta compresi tra l’istanza di ruling e la data di sottoscrizione dell’accordo. L’ammontare dell’agevolazione è concentrato per il 70% nei settori “manifatturiero” (50%) e “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (20%).

Super-ammortamento
Nel 2016 entra a pieno regime l’agevolazione del “super-ammortamento”, che prevede la possibilità di dedurre una maggiore percentuale della quota di ammortamento e dei canoni di locazione finanziaria sugli investimenti in beni materiali strumentali nuovi. Tale agevolazione è stata fruita da 214.651 soggetti (il 18,4% del totale società) per un ammontare di 2 miliardi di euro. Circa il 54% dei fruitori si concentra nelle classi di ricavo comprese tra 200.000 euro e 2.500.000 euro. La maggiore incidenza nell’utilizzo dell’agevolazione si registra nelle seguenti regioni: Trentino Alto Adige (35,5%), Veneto (29,3%) e Valle d’Aosta (28,7%).

In termini di ammontare, la maggiore deduzione è concentrata (76%) nei seguenti settori: “manifatturiero” (35,6%), “noleggio, agenzie viaggio e servizi di supporto alle imprese” (19,8%), “commercio all’ingrosso e al dettaglio” (11,2%) e “servizi di informazione e comunicazione” (9,5%).

IRAP
Il numero dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione Irap[8] per l’anno d’imposta 2016 è pari a 3.961.299 (-8,6% rispetto al 2015).
La contrazione ha interessato in misura prevalente le persone fisiche (-17,1% rispetto al 2015), sia a causa dell’estensione del regime forfetario[9] che dell’esenzione dall’imposizione Irap del settore agricolo e della pesca, e le società di persone (-2,9% rispetto al 2015, calo in linea con quanto registrato l’anno precedente).

I soggetti che dichiarano un valore della produzione diverso da zero (al netto delle deduzioni del costo del lavoro) sono 3.389.516 (+1,1% rispetto all’anno precedente), per un ammontare complessivo di circa 362,3 miliardi di euro (circa -10% rispetto al 2015). Occorre considerare che nel 2016 trova applicazione l’esenzione dall’imposta Irap per il settore agricolo e della pesca (con aliquota dell’1,9%). Il decremento del valore della produzione dichiarato riguarda in particolare le persone fisiche (-31%) e le società di persone (-16,9%).

La base imponibile totale è risultata pari a circa 423 miliardi di euro (-4,9% rispetto al 2015); se si considera invece la base imponibile dell’attività istituzionale della P.A., costituita dall’ammontare delle retribuzioni corrisposte (pari a 110,4 miliardi di euro), si registra un valore pressoché stabile rispetto all’anno precedente (+0,3%).

L’imposta dichiarata per l’anno 2016 è stata pari a 22,7 miliardi di euro (-2,4% rispetto al 2015), con un valore medio pari a 10.100 euro (+16,8% in confronto al 2015). La distribuzione territoriale sulla base del luogo in cui è svolta l’attività produttiva ha evidenziato che il 51% dell’imposta è prodotta al Nord e il 17% al Sud, in linea con l’andamento dell’anno precedente.

Per quanto riguarda l’anno d’imposta 2016, le deduzioni per lavoro dipendente[10] sono pari a circa 390 miliardi di euro (+4,1% rispetto al 2015) e sono utilizzate per l’88% dalle società di capitali.

LE IMPRESE
Con la pubblicazione dei dati delle Società di Capitali è ora possibile consultare sul sito internet del Dipartimento delle Finanze a tutte le statistiche relative all’anno d’imposta 2016 delle 3.565.754 imprese italiane: 1.662.900 ditte individuali, 737.256 Società di persone e 1.165.598 Società di capitali.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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