5 giugno 2020
5 giugno 2020

Ore 8:40 - Amianto, dall’Inail una ricerca sulle rocce a rischio in Calabria

comunicato stampa INAIL

Scopo del progetto, pubblicato in un volume disponibile sul sito dell’Istituto, è stato quello di individuare e caratterizzare i minerali asbestiformi nelle ofioliti (pietre verdi) presenti sul territorio regionale, lungo la Catena costiera e la Sila piccola, compresa l’area del Monte Reventino, in provincia di Catanzaro. Dalle indagini svolte è emersa un’importante presenza di amianto anfibolico (tremolite) e di antigorite fibrosa, minerale non regolamentato ma potenzialmente pericoloso per la salute

Le ofioliti, o pietre verdi, sono rocce di origine magmatica diffuse sul territorio calabrese che possono contenere amianto e costituire una fonte di rischio sia per i lavoratori del comparto estrattivo, sia per la popolazione. Molto utilizzate nel passato come materiali da costruzione o decorativi e come inerti, le pietre verdi sono presenti in vaste aree del territorio regionale, anche in prossimità di centri abitati, mentre le cave sono quasi tutte inattive, ma spesso abbandonate e non messe in sicurezza. Il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail ha sviluppato un progetto di ricerca per la caratterizzazione chimico-mineralogica delle ofioliti. Le attività sono state svolte dai Centri ricerche di Monte Porzio Catone e di Lamezia Terme, in collaborazione con l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) e il Servizio prevenzione igiene e sicurezza ambienti lavoro dell’azienda sanitaria provinciale (Spisal-Asp) di Catanzaro.

Raccolti 220 campioni nelle aree selezionate. Le attività di ricerca si sono concentrate sugli affioramenti ofiolitici della Catena costiera e della Sila piccola. Più nel dettaglio, le aree prese in esame comprendono la costa tirrenica centro-settentrionale della provincia di Cosenza, la zona sulla costa tirrenica al confine tra le province di Cosenza e Catanzaro e in particolare il comprensorio del monte Reventino in provincia di Catanzaro. Nel corso dell’indagine sono stati raccolti 220 campioni di pietre verdi sulla base delle loro caratteristiche macroscopiche, ossia differente colorazione e friabilità del materiale roccioso.

Gli strumenti utilizzati e le tecniche analitiche. Ciascun campione è stato osservato allo stereomicroscopio, per la selezione delle fasi fibrose, e al microscopio ottico in contrasto di fase utilizzando liquidi ad indice di rifrazione noto, per l’identificazione del materiale fibroso. Successivamente, ogni campione è stato analizzato mediante differenti metodologie analitiche al fine di determinarne la composizione chimico-mineralogica e la morfologia. Le tecniche impiegate per la caratterizzazione delle fasi fibrose sono la microscopia ottica in contrasto di fase (MOCF), la microscopia elettronica a scansione (SEM) e a trasmissione (TEM), la diffrattometria a raggi X (DRX) e la spettrofotometria di assorbimento infrarosso in trasformata di Fourier (FTIR).

Possibile lo sfruttamento incontrollato della pietra friabile nelle cave inattive. Come dimostrato dalla ricerca, i minerali di amianto del gruppo anfibolico, tra cui la tremolite, sono il tipo più comune di amianto presente nelle ofioliti del Monte Reventino. Attualmente, in quell’area ci sono cave inattive che potrebbero portare allo sfruttamento incontrollato della pietra friabile, con il conseguente rilascio di fibre nell’ambiente circostante. Oltre alla tremolite, i risultati dello studio indicano un’importante presenza di antigorite contaminata da crisotilo. L’antigorite fibrosa non è classificata come amianto, ma è stata già individuata in altre aree, anche in altri Paesi, destando interesse per il suo potenziale pericolo per la salute umana, anche se ci sono pochi studi che hanno affrontato il problema di una sua possibile azione cancerogena. In assenza di informazioni specifiche e di studi epidemiologici, è opportuno, quindi, utilizzare le stesse misure di prevenzione delle fibre di amianto, per evitare o ridurre un possibile rischio.



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