5 agosto 2020
5 agosto 2020

Ore 11:00 - Intossicazioni da micotossine in agricoltura e zootecnia, sul sito Inail uno studio per saperne di più

INAIL

La pubblicazione, realizzata dalla Direzione regionale Campania dell’Istituto e dal Dipartimento di veterinaria dell’Università di Napoli Federico II, analizza questi contaminanti naturali e i rimedi attivabili per la prevenzione dei rischi e la salute dei lavoratori

L’emergenza epidemiologica da Coronavirus ha richiamato l’attenzione delle autorità sanitarie, della comunità scientifica e dell’opinione pubblica sulle malattie respiratorie. Ma tosse, asma e bronchiti croniche possono essere la spia dell’insorgere o del progredire di altre patologie, anche di natura professionale. È il caso di quelle derivanti da micromiceti e micotossine, contaminanti naturali riscontrabili frequentemente nei prodotti agricoli e gravemente rischiosi per la salute dei lavoratori esposti o degli addetti che a vario titolo maneggiano merci di produzione agro-alimentare provenienti, con vari mezzi di trasporto, da nazioni anche molto distanti dall’ Italia.

Una collaborazione istituzionale per progetti di salute e sicurezza lavorativa. A occuparsi dettagliatamente di questa fonte di rischio tecnopatico è ora una monografia, disponibile sul portale Inail nella sezione dedicata alle pubblicazioni, curata dalla Direzione regionale Campania e dal Dipartimento di medicina veterinaria e produzioni animali dell’Università degli studi di Napoli Federico II. La ricerca presenta i risultati della collaborazione tecnico-scientifica intercorsa fra i due enti, nata dall’adesione a un avviso pubblico dell’Istituto per la presentazione di progetti in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro e per la conseguente riduzione dei rischi professionali.

Cosa sono le micotossine e dove possono insediarsi. Nella definizione di micotossine rientrano quelle sostanze metaboliche secondarie, di ceppi tossinogeni di diversi generi e specie fungine, rinvenibili su cereali, derrate vegetali e granaglie consumate dagli animali e dagli essere umani, nonché in uova e carni e in alcuni prodotti alimentari derivati come latte e formaggi, presenti in bestiame alimentato con mangime contaminato. Studi recenti hanno evidenziato il rischio di esposizione anche in aromi naturali realizzati con prodotti contaminati e utilizzati per aromatizzare, come ad esempio i liquidi per sigarette elettroniche.

Dalla Bibbia alle grandi epidemie del ‘900, le contaminazioni da vegetali. Anche se può sembrare un problema recente, sviluppato dall’incremento dell’industrializzazione agricola, in realtà le infestazioni vegetali hanno spesso contrassegnato le vicende umane. È uno dei capitoli più interessanti dell’epidemiologia, che intreccia storia, religione, antropologia, stili di vita e alimentari, modalità di nutrizione. Tracce di queste contaminazioni sono presenti già nei testi biblici, con le allusioni all’ergotismo nell’Antico Testamento a proposito della decima piaga che sterminò i primogeniti degli Egiziani e con la menzione della zizzania nella parabola omonima del Vangelo di Matteo. Tra le cause del declino progressivo degli Etruschi, a detta di alcuni storici, sembrano esserci le micotossine fungine da Fusarium. In tempi più vicini a noi, le prime ricerche sulle associazioni tra generi alimentari contenenti micotossine e patologie di interesse sanitario furono condotte soltanto dopo il verificarsi di talune epidemie, come quella che negli anni ’40 del secolo scorso colpi la popolazione rurale di diverse regioni sovietiche a seguito dell’assunzione di grano contaminato.

Analisi economica, ricerca scientifica, impatto dei contaminanti sulla salute dei lavoratori. Corredato da grafici, tabelle e da immagini di grande impatto visivo, il saggio dei ricercatori dell’Inail e dell’ateneo federiciano svolge un’analisi approfondita del settore agro-zootecnico, con dati e informazioni sull’andamento economico e produttivo. Esamina scientificamente le micotossine e le micotossicosi, soffermandosi in particolare sulle buone pratiche agricole per la prevenzione e la riduzione della contaminazione nei cereali. Indaga sugli effetti tossici derivanti dall’esposizione per via inalatoria a questi contaminanti, spesso sottovalutata, da parte dei lavoratori del comparto.

La difficoltà delle azioni di contrasto. Approfondendo specificamente le misure di prevenzione per limitare l’esposizione dei lavoratori, gli autori segnalano che il controllo della diffusione delle micotossine non è di facile attuazione. A essere da ostacolo sono la natura della contaminazione di origine accidentale, la pluriformità degli agenti contaminanti, l’influenza delle condizioni meteo-climatiche che determinano la crescita fungina.

Il principio Alara come misura prevenzionale. Viene suggerito che le misure di controllo seguano il principio Alara (As Low As Reasonably Achievable), applicabile a sostanze particolarmente dannose per la salute, la cui presenza nell’ambiente non è strettamente dipendente dalla volontà umana e per le quali vanno stabiliti livelli di tolleranza corrispondenti ai valori più bassi misurabili. L’adozione di questo principio implica l’impegno nell’individuazione e applicazione di misure contenitive della diffusione di sostanze cancerogene e genotossiche. Consente, inoltre, di ridurre il rischio tossicologico limitando sia la contaminazione da micromiceti e micotossine di alimenti destinati alla nutrizione umana e animale, sia dell’esposizione per via inalatoria per motivi professionali.

Maschere, visori e tute per proteggersi dalle inalazioni. Altre misure di contenimento, infine, includono l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (Dpi). Tra questi vengono suggerite, contro inalazioni rischiose e a salvaguardia di bocca, naso e mento, le mascherine facciali filtranti monouso, in linea con la norma tecnica Uni En 149-2001 e con la marcatura Ce. Per la protezione degli occhi, sono necessari visori in grado di limitare il più possibile il campo visivo. Le tute, da indossare completamente con cappuccio e chiusura lampo e restringimenti a polsi e caviglie, possono essere adoperate a difesa di tutto il corpo contro possibili penetrazioni di polveri e aerosol. Da sottolineare che questi dispositivi debbono essere utilizzati solo dopo aver impartito agli operatori una formazione adeguata, per evitare che siano utilizzati in modo errato o che possano essere essi stessi causa di contaminazione nella delicata fase di rimozione e svestizione.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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