17 maggio 2017
17 maggio 2017

12.15 Italia: segni di ripresa ma cresce la povertà

Il Pil italiano è cresciuto in volume dello 0,9% nel 2016, consolidando il processo di ripresa iniziato l’anno precedente. Lo rileva l'Istat nel rapporto annuale. La domanda interna, aggiunge l'istituto di statistica, ha sostenuto la crescita con un apporto positivo (+1,4 punti percentuali) controbilanciando il contributo negativo delle scorte e della domanda estera netta (rispettivamente -0,5 e -0,1 punti percentuali). I consumi finali nazionali hanno proseguito l’espansione (+1,2% da +1,0% del 2015) sostenuti dall’incremento del reddito disponibile in termini reali che ha beneficiato della crescita dei redditi nominali e della stabilità dei prezzi al consumo. Gli indicatori qualitativi segnalano la prosecuzione di un recupero della crescita dell’economia italiana a ritmi moderati.

Allo stesso tempo risale l’indicatore di grave deprivazione materiale (11,9% da 11,5% del 2015). Il disagio economico si conferma elevato per le famiglie in cui la persona di riferimento è in cerca di lavoro, in altra condizione non professionale (a esclusione dei ritirati dal lavoro), con occupazione part time. Particolarmente critica la condizione dei genitori soli, soprattutto se hanno figli minori, e quella dei residenti nel Mezzogiorno.

Quanto agli investimenti, prosegue il recupero avviato lo scorso anno (+2,9% contro +1,8% del 2015). La dinamica positiva è stata trainata dagli investimenti in mezzi di trasporto (+27,3%) e in misura inferiore dalle macchine e attrezzature (+3,9%). Gli investimenti in costruzioni tornano a crescere (+1,1%) dopo otto anni di contrazione.

In un capitolo del rapporto l'Istat scrive che la crisi ha aumentato la diseguaglianza nella maggior parte dei Paesi europei ma se altrove "l’intensificarsi dell’azione redistributiva pubblica ha mitigato l’incremento della diseguaglianza dei redditi disponibili" in Italia questa azione "è tra le più basse in Europa e nel corso della recessione è aumentata meno che altrove mostrando la difficoltà del sistema welfare nel contrapporsi alle forze di mercato".

L'Istat evidenzia il ruolo cruciale in questa redistribuzione alle pensioni, che "nel caso di pensionati senza altra fonte di reddito, assicurano un reddito disponibile a persone con un reddito di mercato nullo, mentre un ruolo modesto è ricoperto" da interventi come "assegni al nucleo familiare o sussidi di disoccupazione".

Durante la recessione, tra il 2008 e il 2015, i più svantaggiati in termini reddituali ''hanno visto la loro situazione peggiorare ulteriormente - ha detto il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, presentando il rapporto annuale 2017 - Intervenire e correggere i meccanismi redistributivi è importante".

LAVORO - Nel 2016 la crescita del numero di occupati in Italia prosegue a ritmi più sostenuti rispetto a un anno prima (293mila in più, +1,3%) raggiungendo quota 22,8 milioni, un livello ancora inferiore di 333mila unità se confrontato con quello del 2008.

Il tasso di disoccupazione è diminuito solo lievemente a livello nazionale (11,7% da 11,9% del 2015) ma è aumentato di due decimi nelle regioni meridionali e insulari (19,6%).

PRESSIONE FISCALE - La pressione fiscale è diminuita di quasi mezzo punto percentuale, passando da 43,3 del 2015 a 42,9% nel 2016. L’indebitamento netto ha continuato a scendere, dal 2,7 al 2,4% del Pil lo scorso anno. La spesa per interessi si è ridotta di 1,8 miliardi (da 4,1 a 4,0% del Pil) mentre il debito pubblico è aumentato di 45 miliardi (da 132,0 a 132,6% del Pil).

POPOLAZIONE - L’invecchiamento della popolazione è uno degli aspetti demografici che contraddistinguono il nostro Paese nel contesto internazionale. Al 1 gennaio 2017 la quota di individui di 65 anni e più raggiunge il 22%. Un fenomeno che si registra in parallelo a un nuovo minimo delle nascite, che nel 2016 si attestano a quota 474mila, secondo i dati riportati dall'Istat.
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