21 febbraio 2024

Autovelox, multe per 1,54 miliardi nel solo 2023

Cifre astronomiche che rappresentano una geografia variegata del numero di apparecchi sulle strade ma anche dell’efficacia nella riscossione. Un aumento del 6,4% sul 2022 e del 23,7% sul 2019

Autore: Germano Longo
Millecinquecentocinquantatre miliardi di euro: non è il bottino di una vincita fortunata al Superenalotto, ma la cifra che nel 2023 hanno sborsato gli automobilisti per pagare un’autentica slavina di multe e verbali che si abbattuta sulle loro tasche, già martoriate senza pietà da sequenze impazzite di aumenti e rincari. La cifra, che rappresenta il 23,7% in più rispetto al 2019, l’anno pre-pandemico, è stata elaborata da Il Sole24Ore calcolando gli incassi del sistema telematico del Mef, e secondo il quotidiano economico è figlia di più di un motivo: un maggior numero di spostamenti, un aumento dei controlli e una crescita dele infrazioni che spesso per i comuni ha trasformato gli incassi in somme pro capite che superano i 100 euro all’anno.

Per scendere nel dettaglio è successo a Firenze (198,6 euro), Rieti (151,3), Siena (133,5), Potenza (120,7) Milano (108,1) e Padova (103,2), città del centro nord in cui l’efficienza della riscossione è implacabile e valutata nell’84,3% di quanto pagato da cittadini e turisti. Ma non è da meno Bologna, con un tasso di riscossione del 63,7% che scende al 14% a Napoli e tocca il minimo con il 12,2% di Palermo, in linea con la geografia delle multe al sud, dove l’abitudine a pagare si ferma al 15,7% malgrado lì risieda il 34,5% degli italiani.

In linea di massima, ha accertato lo studio, nei grandi comuni gli importi delle multe sono rimasti pressoché stabili ovunque, con aumenti contenuti nel +3,3% tra il 2019 ed il 2023: fa eccezione Firenze con un +85% che si spiega con le difficoltà logistiche di una città d’arte perennemente sotto assedio turistico. Mentre per assurdo due metropoli con il traffico perennemente intasato come Milano e Roma hanno fatto registrare entrambe un arretramento sul numero di multe paragonate al 2022, rispettivamente del 3,7% e dell’11,7%.

I più agguerriti, sembra dimostrare la ricerca, sono piuttosto i piccoli comuni con meno di 10mila abitanti, che visti nel loro complesso lo scorso anno sono riusciti a mettere insieme 238,6 milioni di euro fra multe e verbali. Ma curiosamente, più la dimensione del comune aumenta più gli incassi calano, come dimostra un confronto quadriennale che indica un aumento del +27,3% nei comuni con una popolazione compresa tra 60.000 e 250.000 abitanti.

La parte del leone, neanche a dirlo, non è tanto rappresentata dai piccoli peccati veniali automobilistici come il divieto di sosta, quanto piuttosto la presenza dei famigerati autovelox, una costante sulle strade che secondo una recente ricerca del Codacons trascina l’Italia al primo posto in Europa per la presenza di rilevatori elettronici. Da nord a sud sarebbero 11.130 gli apparecchi attivi contro i 7.700 del Regno Unito, i 4.700 della Germania e i 3.780 della Francia.

Il record di efficienza in Italia se lo dividono il tutor di Galleria Giovanni XXIII, a Roma, che nel solo 2023 ha accertato 154mila violazioni ma in compenso è riuscito nell’intento di far calare drasticamente il numero di incidenti stradali sul tratto, e l’inatteso picco raggiunto dall’autovelox del Passo di Giau, a Colle Santa Lucia, piccolo centro di 346 abitanti sulle Dolomiti ampezzane, in provincia di Belluno, capace nel 2023 di incassare ben 747mila euro, e abbattuto lo scorso dicembre da un emulatore di “Veloxman”, il vendicatore degli automobilisti.

Numeri che fanno infuriare il ministro delle infrastrutture Salvini, da sempre contro quella che definisce “la giungla di apparecchi e dispositivi sistemati sulle strade italiane”. Una presenza ritenuta utili nelle strade più a rischio ma che “non possono essere piazzati ovunque, senza motivazioni di sicurezza, solo per tartassare lavoratori e automobilisti”. Parole che stridono con i dati ufficiali che parlano del dimezzamento già nel primo anno degli incidenti stradali nei tratti dove vengono installati, ma che in modo altrettanto evidente necessitano di trovare un punto di equilibrio fra le esigenze di sicurezza e la necessità di far cassa dei Comuni. A breve, dovrebbe arrivare una sorta di decalogo con parametri stringenti e regole che mettano la parola fine all’anarchia stradale.
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