12 gennaio 2024

Bankitalia ha sondato l’alfabetizzazione finanziaria dei giovani

Un’indagine condotta su un campione di 5.400 giovani under 35 mostra un panorama assai variegato: il 75% è titolare di un conto corrente, ha l’abitudine a risparmiare e a pagare con mezzi elettronici, ma pochi sono quelli attirati dai mercati finanziari

Autore: Germano Longo
La più recente indagine sull’alfabetizzazione finanziaria di Bankitalia, un focus realizzato dal 2017 con cadenza triennale, regala una fotografia nitida degli italiani nella fascia di età compresa fra 18 e 34 anni, per l’esattezza 5.400 giovani intervistati online e selezionati mediante un campionamento per quote che rispetta le proporzioni della popolazione ripartita per età e area geografica.

Un’immagine in chiaroscuro da cui emerge che la finanza per la maggior parte dei giovani resta un mistero insondabile e assai fumoso, mentre è netta l’attitudine al risparmio, al rispetto delle scadenze e la propensione all’uso delle più avanzate tecnologie di pagamento. Ma a balzare con evidenza è soprattutto la scarsa attitudine a immaginare una pianificazione del futuro economico come all’idea di crearsi un fondo pensione.

L'alfabetizzazione finanziaria è misurata da un indicatore sintetico che aggrega tre diverse dimensioni: conoscenze, comportamenti e atteggiamenti. La percentuale di competenze finanziare, secondo l’indagine realizzata su un campione composto dal 29% da studenti, il 44% da lavoratori dipendenti e l’8% da autonomi, si ferma al 35%, ovvero che poco più di un giovane su tre in grado di rispondere alle fatidiche “big three”, le tre domande base sui concetti economici (inflazione, tasso di interesse e diversificazione del rischio). Ma curiosamente, i più preparati sono gli studenti - in particolare quelli che seguono percorsi di studio tecnici o scientifici - rispetto a chi lavora.

Nati in un periodo storico costellato da crisi, guerre, pandemie, rischi ed eventi, e cresciuti con chiaro nella mente il concetto dello “sharing”, la condivisione che permette di scavalcare il concetto del possesso personale, i giovani sono abituati a gestire le poche risorse economiche di cui dispongono dichiarando una forte propensione al risparmio (43%) e per l’89% una particolare attenzione alla sostenibilità delle spese, seguita per il 77% dal rispetto delle scadenze dei pagamenti.

Come accennato, è forte l’abitudine sempre più diffusa alle diverse forme di pagamenti elettronici come alla gestione dei conti attraverso l’internet banking, ma altrettanto radicato lo scarso appeal verso i mercati finanziari. In pratica, il 90% degli interpellati sono titolari di un c/c bancario e posseggono almeno una carta fra bancomat, di credito o prepagata, mentre solo il 14% ha provato almeno una volta sottoscrivere azioni o obbligazioni, ma il 18% sarebbe pronto a farlo se l’offerta di strumenti finanziari fosse più ampia e più chiara di quella attuale.

Per i giovani, la preoccupazione maggiore è rivolta all’ambiente e la sua protezione, che trascina verso una maggiore conoscenza della finanza sostenibile ESG (Environmental, Social e Governance), di cui il 40% del totale ha sentito parlare o cercato informazioni per saperne di più. Va da sé che e le notizie e gli aggiornamenti sui temi economici, finanziari e ambientali arrivino in massima parte dai social media, dalla televisione e dai siti web, sfruttando l’enorme disponibilità di “app” per smartphone, fedeli compagni di viaggio nella fascia di età coinvolta nella ricerca.

L’età media degli intervistati è 26 anni: il 45% risiede nelle regioni del Nord, mentre il 19, il 25 e l’11 sono ripartiti fra Centro, Sud e isole. Riguardo all’istruzione, il 25% ha conseguito la licenza media (o un titolo inferiore), quelli con un diploma sono il 54%, mentre il 20 ha una laurea triennale o un titolo superiore.

Il 52% abita con i genitori e fra questi il 31% deve ancora concludere gli studi, mentre il 43 dichiara di non avere risorse per lasciare la famiglia di origine e il 20 di essere soddisfatto e di non voler compromettere il tenore di vita che l’uscita di casa comporterebbe.
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