2 luglio 2018

FNC rapporto sulla professione: denuncia il persistere del divario tra nord e sud

Autore: Ester Annetta
E’ soprattutto con riguardo ai redditi ed al numero degli iscritti che la differenza si appalesa nella sua massima portata; ma anche su altri fronti è chiaramente evidenziabile: la professione disegna così una sua precisa geografia, che pare ripetere, inesorabilmente, la consueta e, per certi versi, ormai scontata, contrapposizione tra Nord e Sud della penisola.
Questo è il dato senz’altro più rilevante che si manifesta dalle risultanze del Rapporto 2018 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, l’indagine annuale redatta dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

In sintesi, il documento evidenzia, anzitutto, un generale rallentamento della crescita degli iscritti all’Albo nel 2017 (+0,4%) che, peraltro, deriva dalla compensazione tra il dato positivo registrato al Nord (+0,9%) e quello negativo registrato al Sud (-0,2%).
È difatti proprio al Sud che, per la prima volta, si rileva un calo degli iscritti, con picchi anche considerevoli in alcuni Ordini: Palermo nel 2018 ha 20 iscritti in meno (in percentuale il -1%) rispetto al 2017, seguita da Pescara con -15 (-1,4%). In calo anche gli iscritti di Siracusa e Brindisi (-13, rispettivamente -2% e – 1,5%), Taranto e Salerno (-12, rispettivamente -1,1% e -0,8%), Castrovillari (-11, pari al -2,1%), per indicarne alcuni.

Resiste, invece la tendenza positiva dei grandi Ordini del Centro e del Nord, sebbene con proporzioni contenute: a Roma i nuovi iscritti nel 2018 sono 57 (lo 0,6% in più) su un numero complessivo che supera le 10.000 unità; a Milano sono ben 175 in più (il 2%) su una popolazione di iscritti che supera le 8.500 unità. In aumento anche gli iscritti a Treviso (+41, cioè il 2,9%), mentre a Napoli l’aumento è solo di 13 nuovi iscritti (lo 0,3% in più).

In tendenza opposta, invece, il numero degli iscritti nel registro dei tirocinanti che, nel 2017, si è ridotto al Nord del -9% (il – 24% nel quadrante Nord-Est) ed è invece leggermente aumentato al Centro (3%) e al Sud (4%), con la sola eccezione delle Isole (-7%). La sola Basilicata, nel periodo considerato, compreso tra l’1.10.2017e l’1.10.2018, registra 123 nuovi tirocinanti in più rispetto ai 39 di partenza, con un aumento percentuale del 215%.

Scende, invece del – 30% nella stessa regione il numero degli esperti contabili che, comunque, registra complessivamente una tendenza positiva in tutte le fasce del territorio: +21% al Nord, +7% al Centro, +16% al Sud, Isole comprese. Nella sola Umbria – sempre nello stesso periodo di riferimento sopra indicato – la variazione percentuale è stata del +850%, essendosi passati da 2 a 19 iscritti.
Molto positivo risulta l’incremento delle società tra professionisti, in relazione alle quali si registrano unicamente dati in crescita: il +41% sia al Nord che al Sud, il +47% al Centro.

Riguardo alla composizione anagrafica, il rapporto rileva la prosecuzione della tendenza all’aumento delle professioniste donne (+6 punti percentuali di quota in dieci anni): nel solo 2017, la quota di donne iscritte all’Albo è passata dal 32 al 34%. Tra i neoiscritti del 2017, il 48% sono donne. Nel Nord si registra la quota di donne più elevata (36,1%) e nel Sud quella più bassa (31,2%). In particolare, l’Emilia Romagna è la regione con la quota di donne più elevata (41,7%) contro la Campania che presenta la quota più bassa (27,5%).
Opposto, invece, l’andamento della quota di giovani (-12 punti percentuali di quota in dieci anni): nel solo 2017 gli iscritti fino a 40 anni sono diminuiti passando dal 17,4 al 17%.

Diminuisce leggermente, ma resta ancora elevato il divario nel rapporto abitanti/iscritti tra Sud e Nord pari a -96 nel 2017. Più in generale, la dinamica degli iscritti all’albo esaminata riguardo all’ultimo decennio rileva che nel corso del 2017, gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sono aumentati di 417 unità pari ad una crescita percentuale dello 0,4% sul 2016, il più basso tasso di crescita dal 2008. In dieci anni, gli iscritti all’Albo sono aumentati di 10.834 unità, +10,1% sul 2008. Nello stesso periodo, la popolazione italiana è aumentata del 3,1%, mentre l’occupazione è diminuita dell’1,2% e le imprese attive sono diminuite del 3,1%. Ciò ha determinato un calo significativo del rapporto tra la popolazione e gli iscritti, passato in dieci anni da 555 a 511 e del rapporto tra le imprese attive e gli iscritti che nello stesso periodo è passato da 50 a 44.

Evidente il divario Nord/Sud anche rispetto ai reddituali relativi all’anno 2016 (dichiarazioni 2017). A fronte di un aumento dell’1,1% del reddito medio nazionale (ottenuto come sintesi dei redditi della Cassa dottori (CNPADC) e della Cassa ragionieri (CNPR, risultato pari a 59.258 euro) e di una diminuzione dello 0,3% del reddito mediano (il reddito che divide in due la distribuzione dei redditi individuali, e che è risultato pari a 33.093 euro), nel Nord l’andamento è positivo (+2,1% la media e +1,2% la mediana), mentre al Sud è negativo (-0,5% la media e -3,8% la mediana). Nonostante la crescita nel 2016, il reddito medio resta al di sotto dei livelli pre-crisi e, al netto dell’inflazione, risulta aver perso il 12% dal 2007.
Il rapporto tra il reddito mediano e il reddito medio è passato dal 57% al 56%. Il reddito medio 2016 è ancora inferiore al valore massimo raggiunto nel 2008 (61.138) ma anche al valore fatto registrare nel 2007 (59.847).

Nel commentare i contenuti del Rapporto, il Presidente del CNDCEC, Massimo Miani, ha dichiarato che nonostante la riduzione dell’impatto della crisi economica degli ultimi anni, riguardo alla quale si registrano evidenti segnali di ripresa, essi sono stati percepiti diversamente al Nord ed al Sud d’Italia, e tale divario si riflette anche sulla struttura della professione: “La fotografia scattata dal rapporto annuale della nostra Fondazione nazionale ci restituisce l’immagine di una professione che viaggia a due velocità. Il Nord, grazie evidentemente al contesto economico finalmente più favorevole rispetto agli anni della crisi, ha un segno più, sia per quanto riguarda il numero degli iscritti che per quanto riguarda i redditi dichiarati. Molto diversa è la situazione al Sud, dove non solo la categoria non intercetta i segnali di ripresa economica che pure hanno interessato il Mezzogiorno, facendo segnare un calo del reddito dei nostri colleghi, ma, per la prima volta in assoluto, ha un segno meno nel numero degli iscritti. Il divario tra Nord e Sud, dunque, si acuisce e la professione resta complessivamente in sofferenza, con redditi che sono ancora inferiori a quelli pre-crisi e con i redditi mediani che si assestano attorno a soli 33mila euro annui. Numeri ai quali si aggiunge il calo costante dei giovani e che ci impongono una riflessione strategica sul nostro futuro”.
Lancia, quindi un monito: “La professione deve certo presidiare e difendere il bacino della consulenza fiscale, il quale, sebbene sempre più asfittico, rimane ampiamente maggioritario, ma non può più rinviare la sfida della sua modernizzazione, in termini di aggregazioni, specializzazioni e capacità di lettura dei processi in atto”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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