28 maggio 2016

I COMMERCIALISTI CON LE FAMIGLIE

Uno studio condotto dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti sulla base dei dati Istat e Banca d’Italia sui redditi, sui consumi e sul carico fiscale delle famiglie negli ultimi anni ha rilevato il sorprendente andamento invertito della pressione fiscale generale e del carico fiscale sulle famiglie: difatti, se nel 2015 la prima è diminuita dello 0,3%, nello stesso periodo il carico fiscale sulle famiglie è aumentato pressoché nella stessa misura, con una maggior incidenza, perlopiù, sulle famiglie più numerose.

Altro dato allarmante emerso dallo studio è la riduzione del reddito netto nelle famiglie più numerose ed il coincidente aumento tra le stesse dei casi di povertà assoluta.

I predetti risultati – contenuti in un documento intitolato “Reddito, consumi e carico fiscale delle famiglie”- sono stati illustrati nel corso di un incontro tenutosi lo scorso 26 maggio tra la Fondazione Nazionale dei Commercialisti ed il Forum della Associazioni Familiari, e che - nato dall’intenzione di poter attuare un confronto tra la visione economica ed i profili più strettamente sociali connessi ai preoccupanti dati emersi dall’’indagine – si è tradotto nella sottoscrizione di un protocollo d’intesa volto ad analizzare e ad individuare possibili strategie di risoluzione della crescente difficoltà economica che stanno vivendo le famiglie italiane negli ultimi anni.

All’incontro erano presenti: Giorgio Sganga, Presidente della Fondazione Nazionale dei Commercialisti; Gianluigi De Palo, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari; Giovanni Castellani, Direttore del Comitato Scientifico della Fondazione Nazionale dei Commercialisti e Vincenzo Bassi, Responsabile area giuridica del Forum delle Associazioni Familiari.

Entrando nel dettaglio, lo Studio ha individuato i seguenti elementi di deterioramento della condizione economica delle famiglie a seguito della crisi degli ultimi anni:
a) -2,5% il reddito familiare netto tra il 2010 e il 2013;
b) +36% il numero delle famiglie in condizioni di povertà assoluta tra il 2011 e il 2014;
c) -6% la spesa media mensile delle famiglie nel 2014 rispetto al 2008;
d) -8,8% il reddito disponibile lordo delle famiglie nel 2015 rispetto al 2008;
e) +0,3% il carico fiscale delle famiglie nel 2015 sul 2014 e +2,7% rispetto al 2005.

Ha altresì evidenziato che l’incidenza maggiore dei dati negativi si registra tra le famiglie numerose, soprattutto quelle con tre o più figli; in particolare, nel periodo 2010-2013, il calo del reddito familiare netto si è concentrato nelle famiglie con 4 e più componenti (-3,4% quelle con 4 componenti e -7,5% quelle con più di 4 componenti) ovvero nelle coppie con almeno un minore (-2%). Parimenti, sono ancora le famiglie più numerose quelle in cui si è registrato l’aumento delle condizioni di povertà assoluta che, nel periodo 2011-2014, ha colpito in maniera significativa le famiglie con 4 componenti e più (+3,1% quelle con 4 componenti e +7,1% quelle con più di 4 componenti), e le coppie con tre e più figli (+9,3%).

Anche la struttura familiare italiana ha peraltro risentito della crisi economica: nel periodo 2011-2014, infatti, le famiglie con un solo componente (7,6 milioni di famiglie) sono aumentate (+5,8%), mentre le coppie con figli (8,7 milioni di famiglie) sono risultate in calo (-0,9%).

Quanto invece al dato più significativo emergente dallo studio, e cioè l’aumento del carico fiscale sulle famiglie in contrapposto al generale calo della pressione fiscale (secondo l’ISTAT, infatti, nel 2015, la pressione fiscale generale è calata di 0,3 punti percentuali passando dal 43,6% al 43,3%, mentre il carico fiscale sulle famiglie - imposte correnti su reddito disponibile lordo - è aumentato di 0,3 punti percentuali passando da 16,2% a 16,5% (+0,5 sul 2014 allorché il dato era 16%), non ne appaiono chiari i motivi, in assenza di specifiche da parte dell’ISTAT che si limita soltanto a riportare i suesposti dati nel Rapporto Annuale presentato a Roma lo scorso 20 maggio.

Nel Rapporto viene messo in evidenza l'aumento dei consumi da parte delle famiglie, motivato dall'aumento del reddito disponibile in termini reali, a sua volta conseguente, in parte, al calo dell'inflazione; viene, anche, riportato l'aumento del 3,2% delle imposte correnti sul reddito e sul patrimonio delle famiglie (che si traduce, dunque, in un aumento di 0,4 punti in termini di carico fiscale ovvero di rapporto tra imposte correnti e in c/capitale e reddito disponibile lordo più le stesse imposte).

Di cosa si compongano complessivamente le imposte correnti delle famiglie è chiaramente indicato nello Studio della FNC (il gettito IRPEF, le addizionali comunali e regionali, l'imposta sostitutiva sulle attività finanziarie e le imposte sui redditi a tassazione separata); ma, finché l’ISTAT non provvederà a diffondere nel dettaglio i dati relativi agli specifici gettiti (come pare sia previsto avverrà nei prossimi giorni), non sarà possibile indicare la concreta motivazione dell’inversione proporzionale del rapporto tra pressione fiscale generale e carico fiscale sulle famiglie.
Lo studio predisposto dalla FNC si prospetta pertanto come la prima fase di un’indagine che – sulla base dei dati che l’ISTAT renderà disponibili – merita, in prosieguo, di essere ulteriormente approfondita.

Tornando all’incontro, muovendo dalla primaria considerazione dell’importanza della famiglia come fulcro della società, i firmatari dell’accordo, nei loro brevi interventi illustrativi, hanno rimarcato l’importanza della collaborazione così impiantata: “l’intenzione primaria perseguita con la sottoscrizione di questo protocollo” – ha dichiarato Giovanni Castellani, in apertura dell’incontro, – “è quella di pubblicare un osservatorio annuale a commento dell’evoluzione della legislazione e della relativa prassi riguardante la fiscalità delle famiglie”.

Vincenzo Bassi ha voluto sottolineare come questa prima indagine svolta dalla FNC costituisca solo l’inizio, l’individuazione di un problema che merita di essere monitorato e sviluppato. “La famiglia è un soggetto economico efficiente e non solo sociale” – ha dichiarato Bassi – “Costituisce una risorsa che tuttavia non riesce ad emergere per via delle eccessive zavorre da cui è gravata; quell’efficienza va invece dimostrata, ed in ciò consiste lo scopo dell’accordo sottoscritto tra la Fondazione – che costituisce il gancio con la realtà economica – ed il Forum, che invece sostengono la funzione sociale della famiglia. Con l’auspicio che i due enti possano “diventare amici”, sì da contribuire, ciascuno con i propri strumenti, a rendere produttivo quell’impegno comune.

Ed illustrando brevemente quale sia la struttura del Forum delle Associazioni Familiari – organismo che raccoglie circa quattrocento associazioni nazionali rappresentative dei bisogni delle famiglie – il suo Presidente, Gianluigi De Palo, ha fornito i semplici elementi di un’equazione che, tuttavia, ben delinea le problematiche più incidenti sulle realtà nazionale, incagliata in una sorta di “trappola demografica”: “oggi in Italia il tasso di natalità si è notevolmente ridotto e ciò in coincidenza non solo della diminuzione del tasso di fertilità ma anche dell’aumento del fattore povertà nelle famiglie in cui nascono più figli. Bisogna portare all’attenzione dello Stato” – ha affermato De Palo – “la necessità che ad aumentare la portata del problema del calo demografico non si aggiunga pure l’aggravio fiscale, e, dunque sensibilizzarlo magari nella direzione di creare una tax area che contempli dei limiti di tassazione per le famiglie più numerose. In tale direzione il supporto dei commercialisti – come professionisti tipicamente preposti al lavoro sugli adempimenti fiscali – può dimostrarsi d’importanza essenziale.”

Da ultimo, il Presidente della FNC, Giorgio Sganga, ha voluto esprimere il proprio compiacimento per l’accordo messo in atto con il Forum, rimarcando come l’efficienza dimostrata nel condurre già questa prima fase del lavoro comune costituisca un segnale evidente di capacità ed impegno all’insegna di una collaborazione senz’altro proficua.
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