26 ottobre 2016

IL RAMMARICO DEI COMMERCIALISTI PER I CONTENUTI DEL NUOVO DECRETO FISCALE

Autore: Ester annetta
Il nulla di fatto che, non più tardi dello scorso 11 ottobre il Presidente dei Commercialisti, Gerardo Longobardi, aveva paventato, in occasione del Forum Tax 2016 di Milano, riguardo all’attuazione del decreto semplificazioni, assume ora esecrabili contorni di concretezza.
Nel decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante “Disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili”, non compare, infatti, il pacchetto di semplificazioni fiscali già condiviso nel Tavolo tecnico appositamente attivato dal MEF col Consiglio Nazionale, con l’Agenzia delle Entrate e con le principali organizzazioni imprenditoriali.
Vicevensa, il medesimo decreto, all’articolo 4, prevede un aggravio di adempimenti fiscali: da annuale trasforma in trimestrale il c.d. spesometro, ossia l’obbligo di comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, sommandovi perdipiù un obbligo di indicazione estremamente dettagliato dei dati delle singole fatture emesse e ricevute, tanto da richiedere perfino la precisazione della “tipologia dell’operazione” cui ineriscono; ed ancora, dispone l’obbligo della comunicazione trimestrale dei dati delle liquidazioni periodiche IVA.

Il profondo rammarico del Consiglio Nazionale per tale deludente intervento viene espresso dal Presidente Longobardi in una missiva inviata ieri al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, al Vice Ministro Luigi Casero ed al Direttore Generale Agenzia delle Entrate, Rossela Orlandi, in cui viene pure riferito il “motivato malcontento” che i Commercialisti italiani stanno manifestando, a riguardo, in queste ore.

Nel rimarcare debitamente quanto le misure del decreto in questione contrastino con ciò che era stato condiviso nel sopracitato Tavolo tecnico, Longobardi le etichetta come “l’ennesima occasione persa per le esigenze di semplificazione fiscale del nostro Paese e per ridurre nei fatti, e non solo a parole, il costo degli adempimenti per cittadini ed imprese.” Sottolinea altresì come non sia possibile invocare a giustificazione delle stesse una presunta necessità di adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria, “non richiedendo quest’ultima un grado di dettaglio delle comunicazioni così spinto”, né tantomeno con modalità finalizzate al contrasto dell’evasione, per le quali non si ritengono certo adatti strumenti quali l’appesantimento degli obblighi a carico dei contribuenti, perdipiù attuato indistintamente.

Quanto previsto – o non previsto – col nuovo decreto denota un notevole difetto di coerenza con le dichiarazioni più volte rese dallo stesso Vice Ministro Casero, da ultimo durante il Forum semplificazioni cui ha partecipato lo scorso febbraio presso la sede della Fondazione Nazionale Commercialisti. Anche in quell’occasione, ricorda Longobardi nella missiva, l’Onorevole Casero ha affermato che “un Paese moderno non può obbligare ogni anno cittadini e imprese a sostenere costi aggiuntivi per rispettare gli adempimenti fiscali. Tagliare i costi degli adempimenti deve diventare la regola. Questi oneri logorano il rapporto con il Fisco perché diventano 'tasse aggiuntive'”.

Una tale incoerenza non può che riflettersi, evidentemente in maniera negativa, anche sulla credibilità delle nostre Istituzioni e minare la fiducia dei cittadini nei confronti delle stesse.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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