10 aprile 2018

LAZIO AL PRIMO POSTO PER PESO DI ADDIZIONALE IRPEF

Autore: Ester Annetta
Un poco invidiabile primato quello registrato nel Lazio, che occupa il vertice della classifica delle regioni italiane tra cui risulta più gravosa l’incidenza dell’addizionale IRPEF pagata in media da ciascun contribuente.
A segnalarlo è un’indagine condotta dal Centro studi del Consiglio nazionale dei commercialisti, realizzata incrociando i dati delle dichiarazioni dei redditi ed i modelli CUD del 2017 (relativi all’anno d’imposta 2016) con le aliquote e gli scaglioni deliberati da ciascuna Regione per l’applicazione della propria addizionale (l’addizionale è difatti variabile per ciascuna Regione in quanto calcolata - in relazione alle necessità di spesa locale – tra zero ed il tetto massimo stabilito con legge dello Stato).

Con 673 euro a carico dei contribuenti che dichiarano fino a 30.000 euro di reddito imponibile, il Lazio “vanta” dunque l’addizionale più alta d’Italia, seguito dal Molise con 634 euro, dalla Campania con 609,00 e dal Piemonte con 575 euro.
Basilicata, Veneto, Valle D’Aosta, Trentino Altro Adige e Sardegna hanno l’addizionale meno cara (tutte di Euro 369, 50), prima di quella in assoluto più bassa - 289,50 euro – del Friuli Venezia Giulia. E’ quindi di circa 400,00 Euro il divario tra Lazio e Friuli.

Divario che si fa ancora più evidente andando a considerare quei contribuenti (450.000 circa) che dichiarano più di 100.000 euro: su questi, la misura dell’addizionale laziale pesa per 5.100,22 Euro, seguita dai 4.975,12 Euro del Piemonte e dai 4.164,35 del Molise.
Scende a 2.048,61Euro in Sicilia, Veneto, Valle D’Aosta, Trentino Altro Adige e Sardegna, ed a 1.969,11 Euro in Friuli, con uno scarto, dunque, di circa 3.000,00 Euro.

L'addizionale regionale che, nel complesso, vale 12 miliardi di gettito, insieme a quella comunale – che ne vale 4,8 – pesa, sempre secondo lo studio dei commercialisti, per circa il 10% del prelievo complessivamente esercitato sui redditi delle persone fisiche soggetti a IRPEF, che ammonta a 156 i miliardi di IRPEF dovuta.
Un’incidenza che arriva però a superare il 17% per la fascia di contribuenti che dichiarano meno di 20.000 euro di reddito complessivo, mentre scende al 7% per quelli che ne dichiarano più di 100.000, in ragione della minore progressività delle addizionali rispetto all’imposta nazionale.

Considerato un quadro siffatto c’è il rischio – come ha evidenziato anche il Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Massimo Miani - che possa verificarsi una sorta di migrazione fiscale, ove dovesse assumere consistenza la strategia di stabilire la propria residenza personale in una regione piuttosto che in un’altra, sulla base di calcoli di convenienza fiscale. Fenomeno che, ad oggi, ancora non si registra ma che potrebbe essere preso in seria considerazione dai contribuenti poiché, come rilevato, tra alcune regioni il divario di incidenza dell’addizionale è già molto evidente.
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