17 giugno 2023

Consultazione pubblica: dove sono i tavoli tecnici?

Autore: Paolo Iaccarino
Con la pubblicazione sul sito istituzionale dell’Agenzia delle entrate della bozza di circolare recante i chiarimenti in merito al trattamento fiscale delle cripto-attività, diventa realtà l’iniziativa, già avviata in passato, che prevede il confronto con cittadini, operatori economici e soggetti interessati su alcuni provvedimenti da adottare, per favorire la partecipazione al processo decisionale.

La prima consultazione pubblica era stata avviata il 25 maggio 2020, un po’ in sordina e su argomenti di secondo rilievo. Nel corso degli ultimi tre anni le occasioni di confronto sono aumentate, fino a trattare argomenti di maggiore interesse. Rivalutazione beni d’impresa, disciplina applicabile ai trust, flat tax incrementale, fino ad arrivare alle cripto-attività.

Un’iniziativa, della cui utilità c’è ancora molto da discutere, che procede in senso opposto rispetto agli obiettivi fissati dal disegno di legge delega per la riforma dell’ordinamento tributario in corso di esame presso la VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Oltre alle consultazioni pubbliche, l’articolo 4 della legge delega si pone l’obiettivo di ridurre il ricorso all’interpello di cui all’articolo 11 dello Statuto del Contribuente a favore dell’emanazione di provvedimenti interpretativi di carattere generale, elaborati anche a seguito dell’interlocuzione con gli ordini professionali, con le associazioni di categoria e con gli altri enti interessati. Lo strumento della consultazione pubblica è l’ultimo tassello previsto.

Dove sono i tavoli tecnici? Dov’è il confronto con le istituzioni e le associazioni di categoria? Qual è il senso di lanciare in pasto dell’opinione pubblica (senza filtri), non sempre qualificata, una materia così delicata? Perché i portatori qualificati della conoscenza tributaria non sono gli attori protagonisti di questo nuovo processo di condivisione delle interpretazioni?

La consultazione pubblica, strumento che resta utile ed interessante, non può occupare lo spazio dedicato ai rappresentanti del settore. Il rischio è duplice. Da un lato la consultazione pubblica, così come è stata operata fino ad oggi, determina la parcellizzazione delle iniziative di confronto e mostra il fianco a coloro che cercano esclusivamente visibilità, senza alcun apporto pratico; dall’altro le iniziative individuali rischiano di cannibalizzare l’iniziativa, ben più qualificata, dell’istituzione e delle associazioni di categoria. È necessario, pertanto, un cambio di rotta. Le iniziative di consultazione pubblica devono seguire e non precedere il confronto qualificato con i rappresentanti del settore. Se davvero vogliamo dare un senso a tutto questo, non rovesciamo l’ordine delle cose.
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