22 luglio 2023

Noi siamo commercialisti

Autore: Direttore Antonio Gigliotti
È stata definitivamente chiusa la porta che avrebbe dovuto condurre a una proroga dei termini di versamento delle imposte sui redditi per i soggetti ISA e assimilati. Per voce di Lucia Albano, Sottosegretaria all’Economia, l’esecutivo ignora nuovamente le istanze dei commercialisti e tira dritto verso il 31 luglio. Incassata la proroga al 20 luglio 2023, entro fine mese dovranno essere eseguiti i versamenti con la maggiorazione dell’0,40 per cento a titolo di interesse corrispettivo, maturato in ragione dei giorni.

A detta “loro” le casse dello Stato non potevano sopportare lo stress finanziario di 21 giorni di proroga. Una fesseria. Sono in ballo 4,5 miliardi euro, pochi spicci di fronte al complessivo bilancio dello Stato e se visti alla luce della lunga storia di proroghe concesse negli anni passati, in condizioni finanziarie ben peggiori. Si tratta, piuttosto, di un problema politico, dell’esplicita volontà dell’esecutivo di continuare sulla strada della nota di aggiornamento al DEF già confezionata, senza deviazioni.

Alla luce della notizia, che non sorprende più di tanto considerato il nostro ruolo di perenne vittima sacrificale, sono possibili due reazioni. Rassegnarsi, prendere atto della volontà governativa e, laddove il tempo è stato tiranno e non ha consentito l’elaborazione tempestiva delle deleghe di versamento, prepararsi al versamento tardivo mediante il ravvedimento operoso. In un certo senso assolversi, personalmente e come categoria, che tutto il possibile è stato fatto. Oppure si potrebbe protestare, sollecitare le istituzioni di categoria e le rappresentanze sindacali alla lotta di “classe”, pianificare un’interruzione, andare allo scontro. Due reazioni opposte, comunque legittime e comprensibili.

Anzi, due reazioni necessarie, tutt’altro che incompatibili. Se da un lato è necessario acquisire la consapevolezza di come la colpa non sia nostra, ma di un calendario fiscale inadeguato (non possiamo morire di lavoro !!), dall’altro non possiamo restare inerti innanzi a tale ultima prepotenza. Dobbiamo camminare avanti a testa alta, fieri del nostro lavoro, pronti a combattere per il nostro futuro.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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