4 maggio 2024

Al via le cinque giornate del BTP Valore capitolo 4

Disponibili dal 6 al 10 maggio, assicurano un tasso garantito del 3,35% per i primi tre anni, 3,90% per i successivi, con un extra fedeltà finale dello 0,8% del capitale investito

Autore: Germano Longo
Accompagnati da un’attesa spasmodica che raramente riguarda quel che si decide nelle stanze dei bottoni di Roma, il Mef ha svelato i tassi minimi garantiti del capitolo numero 4 dei BTP Valore, disponibili dal 6 al 10 maggio a meno di una chiusura anticipata per esaurimento scorte.

La nuova emissione, definita dal Mef “speciale” e dedicata in particolare a tutti coloro che non sono riusciti a partecipare alle precedenti emissioni, arriva dopo la tornata dello scorso febbraio, che ha polverizzato ogni record con ordini superando di slancio i 18,3 miliardi, cifra perfino superiore a quella del giugno 2023, che si era assestata sulla già entusiasmante soglia dei 18,2 miliardi.

Il titolo di Stato “retail”, ovvero pensato per i piccoli risparmiatori (oltre 650mila italiani quelli che finora ne hanno approfittato), richiede un investimento minimo di 1.000 euro e garantisce un tasso del 3,35% per i primi tre anni e del 3,90% per i successivi, secondo il meccanismo dello “step-up” crescente. E per quanti resisteranno per tutti i sei anni, fino alla scadenza naturale prevista il 14 maggio 2030, si aggiunge il premio fedeltà dello 0,8%, il più alto mai garantito finora dalla dinastia dei BTP Valore. La tassazione è quella tipica dei titoli di Stato (12,5%), con esenzione dalle imposte di successione e l’esclusione dal calcolo dell’Isee fino a 50mila euro, come previsto dalla legge di bilancio 2024.

Al pari delle precedenti tre emissioni, il BTP Valore è indirizzato agli investitori individuali ed è possibile acquistarlo attraverso il proprio home banking, purché abilitato al trading online, tramite i consulenti bancari o presso gli uffici postali. I tassi cedolari saranno comunicati solo al termine del collocamento, e potranno essere confermati o rivisti al rialzo in base alle condizioni di mercato del giorno di chiusura.

Intesa Sanpaolo ed Unicredit sono le banche dealer individuate dal Mef (con l’aggiunta di Banca Akros e Banca Sella come co-dealer) del bond sovrano che, contraddistinto dal codice Isin IT0005594491, sarà quotato su Mot, il mercato telematico obbligazionario della Borsa Italiana, senza vincoli e condizioni.

Difficile valutare i pro e i contro del BTP Valore, comunque considerato uno strumento assai adatto al piccolo risparmiatore che predilige cedole sicure e frequenti. Secondo gli esperti, molto in un’operazione di investimento dipende da fattori personali come gli obiettivi, la situazione finanziaria e la fatidica “propensione al rischio”. Nella colonna delle criticità vanno invece segnati i rischi per eventuali cessioni prima della scadenza naturale, visto che per sua stessa natura il BTP può oscillare parecchio, portando a perdite secche rilevanti se il momento è meno propizio. Ma questo rappresenta anche uno dei possibili colpi di fortuna: un rialzo del prezzo potrebbe aprire la strada a cessioni più elevata rispetto al prezzo pagato in partenza.

“Nonostante il contesto macroeconomico di tassi elevati porti a guardare con maggiore fiducia alle prospettive di rendimento dei titoli di Stato – ha spiegato a Wall Street Italia Roberto Rossignoli, Senior Portfolio Manager di Moneyfarm – non bisogna dimenticare che esistono comunque dei rischi associati a questo tipo di strumenti: anzitutto, come per tutte le obbligazioni, le variazioni di tasso possono comportare oscillazioni di prezzo significative e, nonostante la garanzia del rimborso a scadenza del capitale investito, non si possono escludere a priori periodi di performance negative, anche lunghi”.

L’operazione dovrebbe stabilizzare l’andamento dello spread BTP-Bund evitando oscillazioni pericolose per la stabilità finanziaria. Secondo i dati più aggiornati, negli ultimi due anni la quota di BTP e Bund nelle mani della clientela retail è più che raddoppiata. Detto in altro modo, gli italiani hanno in mano il 13,5% del debito pubblico.
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