Premessa – Dopo le diffide INPS recapitate l’estate scorsa alle aziende con almeno 50 dipendenti, per quanto concerne l’attività di verifica dei versamenti delle quote di TFR maturate nel 2006, e versate nel 2007, l’Istituto previdenziale ha esteso la ricognizione anche per l’anno 2008. Tali comunicazioni, oltre a turbare le aziende, si limitano a evidenziare l’importo complessivo dei presunti TFR non versati (per l’intero anno o per un periodo ultramensile) senza distinguere il debito né tra i singoli mesi né tra i singoli dipendenti interessati, non facendo di conseguenza comprendere l’origine del presunto inadempimento.
La questione - La questione riguarda i versamenti delle quote di TFR riferite all’anno 2008, in tutti i casi in cui emergano incongruenze e si deve verificare la correttezza dei dati riportati nelle denunce (Emens e D.M. 10/2) in relazione ai versamenti mensili delle quote di TFR che i lavoratori hanno deciso di mantenere al regime civilistico disciplinato all'articolo 2120 del Codice civile. Si tratta, in pratica, delle somme del TFR che i dipendenti hanno deciso di lasciare in azienda e di non far confluire nei fondi professionali; tali somme vanno successivamente girate al fondo ex lege 296/2006.
Cosa fare? – Niente panico. Il primo step da seguire è quello di rispondere all’Istituto attraverso il canale bidirezionale, confermando la correttezza del proprio operato e chiedendo una temporanea sospensione degli effetti del provvedimento nelle more di una verifica dettagliata e puntuale, i cui risultati saranno successivamente trasmessi.
Il problema – Le aziende che hanno seguito la suddetta prassi hanno avuto un’analitica delucidazione sulla presunta omissione. Da quel che hanno riscontrato la maggior parte dei datori di lavoro, l’INPS avrebbe avuto dei problemi di natura tecnica nell’acquisire i dati, indicati nell’Emens, relativi alla scelta sulla destinazione del TFR. Ciò spiegherebbe, infatti, il perché l’accantonamento mensile risulti due volte imputato, cioè sia come destinato alla previdenza complementare sia come rimasto in azienda, e come tale da versare al Fondo di tesoreria. Una volta accertata la natura del problema, occorre capire come risolverlo nella maniera più efficace possibile. Siccome la scelta della destinazione del TFR deve essere fornita una volta sola nel corso del rapporto di lavoro, salvo eventuali variazioni, la situazione si dovrebbe sistemare mediante un unico flusso d’informazione che indichi specificatamente i dati mancanti per ciascun lavoratore. A tal fine, si attendono delucidazioni da parte dell’INPS sul come operare e sistemare la vicenda, in quanto la negligenza non è attribuibile al datore di lavoro.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata