9 luglio 2013
9 luglio 2013

19:00 - Fiat, Marchionne dopo Consulta invita Fiom

La Fiat non molla

Sergio Marchionne apre la porta ma tiene il punto. Alla Fiom che chiede l'esigibilità della sentenza della Corte Costituzionale sulla rappresentanza sindacale, l'Ad di Fiat risponde: "Incontriamoci". Ma ogni passo successivo, aggiunge, prevede che la Fiom accetti i contratti già sottoscritti dal gruppo con le altre sigle sindacali, che però sono proprio quelli che hanno generato il ricorso alla magistratura del sindacato guidato da Maurizio Landini.
In altre parole la Fiat continua a non riconoscere la Fiom fino a che l'organizzazione sindacale non riconoscerà i contratti di gruppo. Nel mentre Marchionne rivolge un appello a livello superiore. Chiede all'Italia, o meglio al suo sistema politico, di scrivere regole certe, in materia di contrattazione e libertà di impresa, altrimenti non investirà più.
Una minaccia. Forse, ma essendo tornati alla casella di partenza, dopo più di tre anni dalla firma degli accordi di Pomigliano del giugno 2010 e dopo aver scosso il sistema delle relazioni industriali uscendo dalla Confindustria, Marchionne non sembra intenzionato a mollare il suo tentativo di innovare la cultura economica del Paese.
Del resto anche attenti osservatori del sistema delle relazioni industriali come Pietro Ichino hanno sottolineato che le novità introdotte dalla Consulta - un sindacato esiste e ha diritto alla rappresentatività prevista dall'articolo 19 dello statuto dei lavoratori se fa le trattative - introducono un ulteriore elemento di aleatorietà nel sistema italiano. Prima, ha spiegato il giuslavorista ex del Pd ora di Scelta Civica commentando la sentenza di venerdì 29 giugno, il criterio era abbastanza semplice: se firmi hai diritto alla rappresentatività, altrimenti no. Ora, dimostrare se si è fatta o meno una trattativa è un criterio che rischia di aumentare la conflittualità.
Marchionne è stato più esplicito nella sua critica che ha esteso ad una cultura piuttosto che a singoli aspetti: "Quello che non possiamo fare è prenderci il rischio di un sistema che non garantisce norme certe. Questo non è più fare impresa, è giocare alla roulette russa", ha detto il manager riferendosi al fatto che dopo 17 anni di giurisprudenza consolidata la Consulta abbia smentito "l'indirizzo che aveva espresso in numerosi occasioni". Con un paradosso in più: "Ironia della sorte, la modifica dell'articolo 19 [dello statuto contro cui si è battuta oggi la Fiom] era stata voluta proprio dalla Fiom", ha detto Marchionne.
Ora l'Ad di Fiat dice di voler far appello alla "tenacia degli abruzzesi", richiamando le proprie origini, e quindi annuncia di fatto che resisterà. Aprirà la porta a Maurizio Landini ma per superare le vie giudiziarie e costruire un più proficuo e utile confronto di natura negoziale su basi normali".
Marchionne chiede che si parta "da un dato acquisito, che non si mettano in discussione accordi già presi che sono stati cruciali nel dare vita a realtà produttive di eccellenza a livello europeo". Insomma gli accordi di Pomigliano e Mirafiori non si toccano.
Un aut aut che difficilmente Landini potrà accettare.
Da quanto risulta a Reuters, la Fiom ha già discusso della sentenza della Corte Costituzionale con gli altri sindacati, la Uilm e la Fim, ma senza successo. "Abbiamo chiesto a Landini di non porre pregiudizi: criticare gli accordi a parole ma non osteggiarli. Ha detto di no", dice un sindacalista del settore.
Così gli altri sindacati sono già pronti a sfruttare l'ombrello fornito dalla determinazione di Marchionne, anche perché le conseguenze della sentenza non sembrano impattare molto sull'attività del gruppo. "Il riconoscimento delle Rappresentanze sindacali si può fare con il semplice rispetto formale della legge: 8 ore di permesso e incontri separati con la Fiom ai quali l'azienda può mandare gli avvocati e non i responsabili delle risorse umane", spiega la fonte.
Una sorta di cul de sac dal quale Fiom dovrà cercare di uscire.
A questo punto solo la politica con un intervento legislativo potrà sbloccare la vicenda.
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