Nonostante le pressioni che si susseguono in queste settimane, la Corte dei conti si è schierata contro la proroga del cosiddetto scudo erariale. La misura, introdotta per la prima volta nel 2020, è sostanzialmente un salvacondotto che solleva gli amministratori pubblici da responsabilità contabili nel caso di colpa grave. In questo modo, fatte salve le condotte dolose, la perseguibilità a titolo di colpa grave si riduce alle omissioni. Al momento della sua prima introduzione, lo scudo mirava a ad alleggerire, in periodo pandemico, le pressioni sulle amministrazioni. Lo scudo erariale era poi stato prorogato sotto il governo Draghi fino al 30 giugno 2023, con due finalità: incentivare l’azione della pubblica amministrazione in una fase di fragilità economica, ed evitare che il lancio dei progetti del Pnrr venisse frenato dalla burocrazia difensiva. La Corte di conti chiederebbe invece un confronto su una riforma generale della responsabilità amministrativa e un processo ampio di semplificazione dei quadri normativi di settore, potenziando, al contrario, le funzioni della magistratura contabile in questa fase di attuazione del Pnrr.
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