16 luglio 2022

Come le dimissioni di Draghi pesano sui mercati e sui nuovi interventi

Autore: Rachele Pozzato
Sostenitori e detrattori a parte, che quello di Draghi fosse una delle leadership più autorevoli in Ue, riuscito a riportare al centro delle dinamiche internazionali l’Italia, con i suoi pro e i suoi contro, certamente, rimane fuori di dubbio. Le sue sono dunque dimissioni che scuotono gli equilibri, soprattutto economici e istituzionali, sia interni sia dell’Eurozona, a maggior ragione in un periodo storico tanto complicato, con l’invasione in Ucraina ancora in corso, le sue conseguenze sul piano energetico, e inflazione e caro vita che pesano insieme a cuneo fiscale.

Le prime conseguenze - Dimissioni, peraltro, che anche se respinte rimangono sul tavolo, costringendo a una riflessione sull’assetto politico italiano: si andrebbe infatti incontro al quarto cambio di governo in un’unica legislatura, quella tormentata iniziata nel 2018 con il primo governo Conte, oppure, con lo scioglimento delle Camere se ne aprirebbe una nuova, con elezioni entro 70 giorni. La prima ricaduta negativa delle dimissioni di Draghi si è vista infatti sulle borse, con Piazza Affari in netto calo e con l’allargamento dello spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi.

Legge di bilancio e Pnrr - L’obiettivo, per tutti, rimane quello di avere un governo entro l’autunno, per emanare in tempo la nuova legge di bilancio. Da questa dipende infatti, tra le altre cose, il taglio al cuneo che si muove parallelamente alla realizzazione del Pnrr. Con questa crisi di governo, però, le conseguenze potrebbero essere molto più aspre: si pone infatti un ingombrante punto di domanda sulla tranche estiva, di 21 miliardi, del Pnrr, così come sulla fase tecnico-operativa per il rispetto delle scadenze e il raggiungimento degli obiettivi del Piano.

Decreto Aiuti- Ma le urgenze sono numerose, anche prima di questa scadenza. Un’interruzione di governo, infatti, che blocca provvedimenti e dossier essenziali già nelle prossime settimane, come quello del nuovo decreto Aiuti, il “decreto luglio”, previsto per la fine di questo mese. Un decreto che con circa 10 miliardi, arrivati prevalentemente dagli 8,5 di spazio fiscale aperto dall’assestamento di bilancio, avrebbe permesso di spianare la strada alla nuova legge di bilancio. Anzitutto, per tutelare il potere d’acquisto di salati e pensioni, con il salario minimo del piano proposto in prima bozza a Palazzo Chigi e al Ministero dell'economia e delle finanze. Proprio quello su cui Draghi aveva iniziato a lavorare insieme a imprese e sindacati negli scorsi giorni.

Crisi energetica- Un’ombra anche sulla crisi energetica, sfumata col governo Draghi una proposta celere di altri sostegni o proroghe a bonus per le imprese energivore e gasivore. Rallenta pericolosamente anche il piano di riconversione energetica, con il programma per gli stoccaggi gas alternativi per ridurre la dipendenza da Mosca e per assicurare una fornitura per il riscaldamento in vista dell’inverno.
Incerta poi la delega fiscale, che già nelle scorse settimane ha spaccato la, ormai ex, maggioranza più volte. Lo stesso potrebbe valere per le pensioni e per la riforma Its, appena approvata in Parlamento.
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