1 marzo 2024

Indietro tutta: nell’Isee vanno calcolati i BTP

La norma che escludeva i titoli di Stato dal calcolo dell’Isee, promossa per incentivare i piccoli investimenti familiari, è già al capolinea: i prodotti finanziari fanno cumulo

Autore: Germano Longo
Secondo il nuovo schema del corposo DL sul PNRR approvato dal CdM lo scorso 26 febbraio, che prevede disposizioni su salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, contrariamente a quanto previsto dall’art. 1, comma 183 della Legge di Bilancio di Bilancio 2024, nel calcolo dell’Isee – necessario per accedere all’assegno di inclusione e al supporto formazione/lavoro - vanno considerati anche i titoli di Stato, i buoni fruttiferi, i libretti di risparmio postale, i certificati del Tesoro zero-coupon, i BTP poliennali e i CCT (certificati di credito del Tesoro). Questo comporta l’obbligo di indicare nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) presentata a gennaio 2024 unica tutti i rapporti finanziari in possesso delle famiglie al 31 dicembre 2022.

L’esclusione era stata una novità importante dell’ultima Manovra, lanciata dal Governo Meloni con l’idea di incentivare le famiglie a comprare titoli pubblici italiani, nella speranza di garantire una maggiore copertura nazionale del debito riducendo la dipendenza dai mercati esteri, ma diventata nel giro di pochi mesi una vistosa marcia indietro del Governo per scongiurare ogni possibilità di “elusività”, definizione che non prevede espressamente un reato fiscale quanto piuttosto l’opportunità di sfruttare a proprio vantaggio lacune e difetti dell’ordinamento. Ma anche una retromarcia che ha l’evidente obiettivo di ottimizzare le risorse a disposizione verso chi ha realmente bisogno di aiuto, visto che di fatto poter contare su capitali da investire non significa essere messi così male.

In effetti, la misura fin dall’inizio aveva lasciato perplessi molti esperti, che l’avevano definita poco equa poiché equiparava soggetti in possesso di un patrimonio finanziario a molti altri che al contrario versano in gravi situazioni economiche e di disagio. Nella manovra, in sintesi, era stata inserita una modifica al calcolo dell’Isee sui dati patrimoniali che prevedeva l’esclusione di titoli di Stato e i prodotti finanziari fino a 50mila euro. Tutto nasceva dalla grande abbuffata degli italiani di Btp e buoni fruttiferi postali del 2023, resi ancora più appetibili proprio dalla norma di poterli escludere dal calcolo dell’Isee.

La correzione, per cui al momento manca il decreto attuativo e si attende la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, avrà di conseguenza un impatto notevole sull’accesso a bonus e agevolazioni, visto che nel calcolo dell’Isee per richiedere Adi e SFL dovranno espressamente essere inclusi i titoli di Stato.

Val la pena ricordare che l’Adi, l’assegno di inclusione, è una misura destinata ai nuclei familiari al cui interno vi sia un minore, un disabile o persone con più di 60 anni in condizioni svantaggiate, e fra i requisiti di accesso ha un valore Isee che non deve superare i 9.360 euro. Mentre l’SFL, il supporto per la formazione e il lavoro, spetta a persone di età compresa fra 18 e 59 anni con lo scopo di permettere la partecipazione a progetti di formazione che accompagnino al lavoro o al reinserimento nel ciclo lavorativo. In questo caso, la soglia massima di Isee consentita è di 6.000 euro.

L’Isee è uno strumento nato alla fine degli anni Novanta per rimediare a un grave difetto del sistema italiano: l’eterogeneità dei metodi usati per determinare il diritto a ottenere le prestazioni sociali che creava ingiustizie, perché famiglie con caratteristiche simili potevano essere trattate in modo molto diverso a seconda del tipo di prestazione richiesta o del comune di residenza. L’Italia è l’unico Paese al mondo a utilizzare l’Isee, e secondo molti il dettaglio che in vent’anni nessun altro posto al mondo abbia scelto di adottarlo, la dice lunga sulla sua efficacia.
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