28 agosto 2020

Commercialisti: dipendenti e pensionati pagano 82%, non 95% dell’irpef ed è normale perché sono 84% dei contribuenti

Nella replica alla UIL viene anche evidenziato che i contribuenti con reddito di impresa e lavoro autonomo soggetto a IRPEF sono il 7%, ma dichiarano il 14% dell’IRPEF netta

Su 164,2 miliardi di euro di IRPEF netta totale risultante dalle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche, quella dovuta da contribuenti il cui reddito deriva prevalentemente da lavoro dipendente o pensione è pari, rispettivamente, a 90,1 e 45,5 miliardi, per un equivalente dell’82,5% del totale e non del 94,7%, come erroneamente indicato nella nota diramata ieri dal servizio politiche fiscali della UIL.

La nota, secondo i commercialisti, trascura peraltro di evidenziare che l’82,5% è un dato coerente al fatto che i contribuenti, il cui reddito deriva prevalentemente da lavoro dipendente o pensione, rappresentano l’84,1% del totale dei 41,4 milioni di contribuenti IRPEF.

I contribuenti il cui reddito deriva prevalentemente da attività di impresa o di lavoro autonomo esercitate in forma individuale o associato, non soggette a regimo forfettari, rappresentano invece il 7,1% del totale dei 41,4 milioni di contribuenti IRPEF, ma dichiarano il 14,0% dell’IRPEF netta totale.

“Senza spirito polemico, ma anzi per spegnere sul nascere polemiche che dati inesatti e comunque parziali potrebbero innescare – commenta Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili – non lasceremo più passare sotto silenzio i periodici tentativi di fare sensazionalismo sulla pelle dei professionisti e delle partite IVA in generale, per accreditare la strampalata tesi che l’IRPEF sia pagata quasi esclusivamente da dipendenti e pensionati e non anche dalle partite IVA”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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