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Cari amici,
il mio desiderio più grande per questo Natale, al quale ci stiamo avvicinando, sarebbe quello di ritrovare la serenità. E non parlo di quella che grazie al cielo si può avere nei rapporti familiari e di amicizia, quanto a quella di cui tutti noi avremmo bisogno nel campo professionale. È una necessità che purtroppo sento di condividere con tutti voi. Ecco, vorrei davvero che il mondo tornasse indietro di qualche decennio e si riposizionasse sugli anni Sessanta/Settanta, con qualche comodità in meno, ma magari anche con maggiori certezze e speranze e con quella leggera allegria che ritrovo nella canzone di Mina.
Purtroppo però questo desiderio è solo un sogno. Così, tra le tante comodità che il progresso ci ha regalato, ci ritroviamo anche con non pochi disagi dovuti a una crisi economica tra le peggiori, che in Italia si traduce anche in scarsa chiarezza, alta pressione fiscale, poco lavoro e continua incertezza delle norme.
E se per tutti gli italiani le difficoltà non sono poche, per noi commercialisti queste risultano moltiplicate, perché apparteniamo a una professione la cui attività negli ultimi decenni è stata resa sempre più complicata da adempimenti inutili e da burocrati incapaci e inamovibili dalle loro poltrone.
Ogni giorno, quasi si trattasse del pane quotidiano, abbiamo a che fare con scadenze vissute in piena frenesia, con l’ansia da prestazione e la paura dell’errore, oltreché con la costante incertezza delle regole da applicare. I contribuenti si sono trasformati in sportelli bancomat al servizio di uno Stato le cui casse sono sempre più esigenti.
Un esempio di questo sfacelo è chiaramente la spigolosa questione Imu/Tasi. Uno spettacolo indecente che ha monopolizzato il palcoscenico fiscale degli ultimi mesi. Le promesse in merito sono state tante, ultima proprio quella dell’introduzione di una local tax a partire dal prossimo anno, presentata quasi come la panacea di tutti i mali. E, sebbene pieno di dubbi, la soluzione mi è parsa molto più accettabile di quella attuale. Ma come sempre accade nel Belpaese, si ritorna al punto di partenza! Cioè il tutto slitta al 2016 e così anche per il 2015 avremo Imu e Tasi. Che bella notizia.
Senza tralasciare i terreni agricoli montani, in relazione ai quali la discussione è stata lunga e le azioni sono state poche e per nulla risolutorie. Abbiamo saputo di questo appuntamento i primi di dicembre e come al solito la proroga è arrivata a ridosso della scadenza, con lo slittamento della deadline dallo scorso 16 dicembre al prossimo 26 gennaio. Poco più di un mese! E non ci sarebbero stati problemi se questa proroga fosse stata concessa entro i termini dettati dalla legge per prendere una decisione, ossia entro il 22 settembre. Purtroppo però hanno lasciato passare all’incirca ottanta giorni prima di dirci le novità e che questi contribuenti non sarebbero stati chiamati a pagarla il 16 dicembre!! È allucinante! Eppure i nostri politicanti non fanno che rincorrersi nei vari talk show sbandierando false verità più o meno oscene. Il dato certo e inconfutabile è che anche questa tassa è stata introdotta per far cassa, senza tener conto in maniera corretta della reale ubicazione dei terreni in oggetto. Anche perché, si badi, per effetto della proroga saranno modificati i termini e le modalità per individuare i terreni da assoggettare a questa nuova imposta. Il tutto ovviamente lo conosceremo, secondo voi, quando? Tra Natale e Capodanno? O magari a pochi giorni dalla nuova scadenza? Sicuramente a ridosso della scadenza! E a noi poveri commercialisti lasceranno, come al solito, il terribile, ingrato e non più accettabile compito di studiare le novità, effettuare i calcoli e di avvisare i contribuenti nel giro di poche ore.
È con questi pensieri che sono qui a ricordare il ritornello della famosa canzone di Mina “…per quest'anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare…”. Purtroppo però questa volta parlare di mare e di spiaggia significa parlare degli stessi problemi e delle medesime difficoltà vissuti nel 2014.