26 marzo 2022

Gli esodati di Poste Italiane

Autore: Paolo Iaccarino
Questa volta il tema non è di carattere previdenziale, né attiene alla tutela dei lavoratori e al mantenimento dei livelli occupazionali. Non parliamo di quota 100, né delle lacrime della Ministra Fornero, ma di tutti coloro i quali, inaspettatamente, sono stati esclusi dalle procedure di monetizzazione del credito targate Poste Italiane, società partecipata dallo Stato, che prima li ha sedotti e poi inesorabilmente abbandonati.
Senza preavviso e spiegazione.

Gli esodati del 2022 hanno un nome e un cognome. Sono i contribuenti persone fisiche e condomini che hanno sostenuto le spese nel periodo di imposta 2021 e tutti i secondi cessionari che, alla riapertura dello sportello avvenuta il 7 marzo scorso, sono stati esclusi dal servizio dedicato di Poste Italiane. Ad oggi, loro malgrado, il servizio è attivo solo per le richieste di cessione presentate dai beneficiari originari del credito d’imposta per spese sostenute a partire dal 2022, in prima cessione o per rate residue relative a spese sostenute negli anni precedenti. Tutti gli altri, seconde cessioni incluse, fuori dalla porta.

Strano atteggiamento se ad adottarlo è una società partecipata per oltre metà del suo capitale, direttamente o indirettamente, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Pur nella legittimità giuridica della scelta, quale soggetto privato aperto al libero mercato, la tempistica adottata ha escluso un’ampia fetta di potenziali beneficiari senza che questi, confidando in Poste Italiane, avessero una concreta alternativa. Comunicare il 7 marzo 2022, a giochi fatti e in prossimità della scadenza, che le spese 2021 non potranno essere oggetto di cessione mostra il senso di totale inconsapevolezza che tale scelta potrà determinare.

Per non parlare delle seconde cessioni. Imprese cariche di crediti su sconti in fattura esercitati nel 2021 impossibilitati nella monetizzazione, con alternative molto limitate. Come se non bastasse, infatti, altri cessionari qualificati hanno ridotto la propria operatività o si sono ritirati dal settore, i rimanenti adottano procedure, come al solito eccessivamente burocratizzate, che tendono, in questo poco tempo rimasto, a privilegiare i clienti storici piuttosto che gli ultimi arrivati. Scarsa disponibilità che si trasforma in una caccia alle streghe, alla ricerca della sbavatura, ovvero dell’errore meramente formale e ininfluente ai fini del beneficio, che possa giustificare il rigetto della pratica. Una pazzia allo stato puro.

Tutto a causa di scelte attuate a giochi avviati, quando ormai era impossibile tornare indietro. Errori su errori che saranno pagati dai malcapitati contribuenti, quelli onesti che nessuna frode hanno compiuto. I tempi non sono ancora maturi per saggiare le conseguenze di tanta scelleratezza. Quando arriverà il momento, solo allora, comprenderanno le proprie responsabilità. Il tempo, in questo, è galantuomo.

Noi professionisti, prima corteggiati per il bene del progetto, poi lasciati inermi a dare giustificazioni per responsabilità non proprie, non siamo più disponibili a questo gioco al massacro che ci pone, agli occhi del cliente, quali imputati. Noi non ci stiamo!! Il gioco è stato distrutto da chi lo aveva avviato. Cari clienti prendetevela con il MEF.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy