9 aprile 2022

Responsabilità allo specchio. Il futuro dipende da noi

Autore: Paolo Iaccarino
26 euro lordi, dicasi ventisei. Come due pizze margherite in centro il sabato sera. Tanto vale la giustizia tributaria. Il compenso lordo variabile riconosciuto al giudice tributario per ogni sentenza depositata è sufficiente, a malapena, per una serata al cinema.

A tanto corrisponde il destino di chi cerca giustizia. Difficile immaginare di ottenere di più. Le pronunce della giustizia tributaria, possiamo dirlo, ad ogni grado, si caratterizzano per un odioso senso di trascuratezza. Con nonchalance le sentenze delle commissioni di merito appaiono come un collage delle decisioni degli anni precedenti, disarmoniche, spesso, troppo spesso, fuori luogo e fuori tema. Un minuzioso lavoro di taglio e cuci che consegna al contribuente testi indecifrabili, intrisi di refusi.

Qualità e onorari, i due aspetti non possono che essere correlati. La qualità della giustizia tributaria, i suoi tempi e i suoi modi, sono la conseguenza diretta della sua gestione dilettantistica, come avviene sui campi di periferia dove sono i giocatori ad anticipare e sostenere le spese della partita. Le due questioni sono in rapporto di causa effetto. Come è possibile, infatti, pretendere di più da 26 euro lordi, dicasi ventisei?

L’evoluzione in senso professionale, pertanto, non può più attendere. Gli esigui compensi riconosciuti oggi ai giudici tributari devono lasciare spazio a un nuovo modello di giustizia fatta di giudici professionali, strutture adeguate e compensi commisurati al ruolo dedicato che questi assumono. Onorari adeguati, fra l’altro, sono la principale garanzia di una giustizia autonoma e indipendente, che dovrà, prima o poi, svincolarsi dalla posizione di sudditanza nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria che da sempre la contraddistingue.

Un percorso avviato che rischia di naufragare insieme alla collegata riforma fiscale. Forse stiamo riponendo troppa fiducia in una rivoluzione che non avverrà mai, se queste sono le premesse. Sono di queste ore le notizie del muro contro muro attualmente in corso in Commissione Finanze alla Camera dei Deputati dove sono in discussione gli ultimi emendamenti presentati dall’esecutivo alla Legge delega di riforma dell’ordinamento tributario. Come è possibile credere che davvero qualcosa possa cambiare dopo il pandemonio scoppiato nella notte fra mercoledì e giovedì scorso? La scena che vede l’onorevole Villarosa intendo a sbaragliare il tavolo, nell’isteria dell’intera aula, sono la rappresentazione che, prima di tutto, a cambiare debba essere la politica. Ricordiamocelo quando sarà il momento, nel segreto della cabina elettorale.
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