21 maggio 2013

CIGD. È tempo di riforma

Il Governo sta attualmente lavorando al decreto, varato venerdì scorso, per riformare la CIG in deroga
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Dopo il placet ottenuto venerdì scorso durante il Consiglio dei ministri per il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, è già tempo di rimodellare il funzionamento della cassa integrazione in deroga. Infatti, ora i nodi principali da sciogliere sono: i meccanismi di monitoraggio difettosi, assenza di un link con le politiche attive per aiutare i lavoratori a riqualificarsi e i ritardi sulla messa in opera dei fondi di solidarietà previsti dalla riforma Fornero (L. n. 92/2012). A confermarlo è intervenuto lo stesso ministro del Welfare, Enrico Giovannini: “c'è un problema di uso dello strumento in alcune realtà territoriali di controllo e di monitoraggio su cui siamo indietro”. In effetti, se consideriamo il dato sul "tiraggio", cioè l'effettivo utilizzo delle ore autorizzate, che non supera il 50%, è possibile capire come i fondi non siano stati utilizzati nella maniera corretta. Ricordiamo che il Governo è attualmente al lavoro per inquadrare le caratteristiche del decreto varato venerdì scorso, ossia: i criteri per la concessione degli ammortizzatori in deroga, i termini di presentazione delle domande, le causali, i limiti di durata e rinnovo e le modalità di monitoraggio da affidare all’INPS.

Fondi di solidarietà – Inizialmente la CIG in deroga è stata creata come una misura anticrisi, che si è ampliata sempre di più nel corso del tempo; infatti i fondi destinati a tale ammortizzatore sociale sono passati da 770 milioni ai 2,4 miliardi dell'anno scorso. “Uno strumento straordinario e solidale – sottolinea il giuslavorista Francesco Rotondi - che attualmente viene utilizzato come ordinario e strutturale della gestione della crisi d'impresa e mostra tutti i limiti del caso”. Successivamente la Riforma Fornero (L. n. 92/2012), entrata in vigore lo scorso anno, ha creato dei fondi bilaterali di solidarietà, per rendere universale la copertura contro le sospensioni del lavoro causate da crisi temporanee d'impresa. Tali strumenti dovranno prendere il posto della CIGD, affidando alle parti sociali la messa a punto di meccanismi di tutela sostenuti dai contributi delle imprese. Fondi che hanno visto luce soltanto negli studi professionali e artigianato, in quanto mancano le risorse finanziarie.

Politiche attive – Altro punto da affrontare è la questione relativa alle politiche attive. Al riguardo, l'intesa Stato-Regioni del 22 novembre 2012 aveva il compito di intraprendere iniziative di politiche attive che dovevano essere riviste nel corso del 2013, ma il restyling non è ancora avvenuto. Sul punto il docente di economia del lavoro dell'Università Cattolica di Milano, Claudio Lucifora, afferma che “non si tratta dunque di rifinanziare solo le politiche passive ma anche di puntare su quelle attive, serve una trasformazione organizzativa dei centri per l'impiego all'insegna dell'efficienza per cercare di ricollocare in tempi rapidi le persone sempre più numerose che stanno perdendo un posto”.

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