14 novembre 2011

Ddl Stabilità. In pensione a 70 anni nel 2050!

È ciò che prevede l’adeguamento agli incrementi della speranza di vita dell’Istat, il quale decorre dal 1° gennaio 2013
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Pensione a 70 anni nel 2050. È questa la notizia ad effetto, fra le tante previste, che emerge a seguito dell’approvazione del maxi-emendamento al disegno di legge e stabilità delle Camere. E non solo. La relazione tecnica al maxi-emendamento presentato dal Governo la settimana scorsa, fornisce ulteriori novità in merito. Infatti, esso prevede che per pensionarsi all’età di 67 anni non bisognerà più aspettare al 2026 come previsto precedentemente dal testo, poiché già dal 2016, per i lavoratori autonomi, andrà a regime il provvedimento. Nel 2022, invece, toccherà ai dipendenti privati e delle lavoratrici del pubblico impiego; nel 2024 alle lavoratrici autonome e, infine, alle lavoratrici dipendenti nel 2025. Ciò è quanto stabilito dal maxi-emendamento sul fronte pensionistico. Provvedimento che ha lo scopo di riacquistare, sul fronte europeo, quella fiducia che nel corso degli ultimi tempi è andata a smarrirsi.

La finestra mobile e speranza di vita – Al riguardo, occorre ovviamente ricordare che i requisiti per l’accesso ai trattamenti pensionistici sono influenzati da due elementi: speranza di vita e finestra mobile:
 innanzitutto, bisogna precisare che la disposizione riguardante la speranza di vita entrerà in vigore a partire dal 2013. Esso altro non è che un meccanismo di aggiornamento automatico del requisito di età; in sostanza ogni 3 anni l’Istat effettuerà una stima sulle probabilità di vita che resta a chi ha 65 anni e, se questa aumenta, l’incremento eleverà il requisito d’età per la pensione. A tal proposito, la relazione al maxiemendamento effettua una sorta di stima di questa speranza di vita, tenendo conto dello scenario demografico dell’Istat centrale. Pertanto, è stato stimato che l’incremento dei requisiti dal 1° gennaio 2013 è pari a 3 mesi, nel 2016 incrementerà di altri 4 mesi, per poi riscendere dal 2030 a 3 mesi, arrivando così al 2050 con un adeguamento cumulato pari a circa 3 anni e 10 mesi;
 la finestra mobile, invece, è un meccanismo che allunga di ulteriori 12 mesi (lavoratori dipendenti) e 18 mesi (lavoratori autonomi) il requisito per l’accesso effettivo al primo assegno di pensione una volta che è stato raggiunta l’età minima richiesta.

Pensione di vecchiaia - Si tratta della classica pensione ordinaria, la quale si consegue maturando almeno 20 anni di contributi e un’età di 65 anni per gli uomini, 61 anni per le donne nel pubblico (65 anni dal 1° gennaio 2012) e di 60 anni per le donne del settore privato gradualmente allineato al requisito della generalità dei lavoratori a partire dal 2014 per raggiungere la situazione di regime al 2026 come previsto dalla manovra estiva.

Pensionamento anticipato – L’accesso al pensionamento anticipato, chiamato anche pensione di anzianità, è consentito nei seguenti casi:
 se si è in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 40 anni indipendentemente dall’età anagrafica;
 se si è in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e un’età gradualmente crescente dai 60 anni del 2010 ai 62 anni a partire dal 2013 per i lavoratori dipendenti e dai 61 anni del 2010 ai 63 anni a partire dal 2013 per i lavoratori autonomi; oppure, con 36 anni minimi di contributi diminuendo parallelamente l’età anagrafica di 1 anno.

La relazione tecnica – Infine, la relazione tecnica al maxi-emendamento effettua un approfondita analisi, attraverso delle tabelle, sull’evolversi dei requisiti minimi di età richiesti tenendo conto anche delle finestre mobili. Da tale analisi emerge, in pratica, che se oggi un dipendente incassa la pensione a 66 anni (a 65 anni matura il diritto, poi attende un anno per la finestra mobile), nel 2021 la incasserà a 66 anni e 11 mesi e nel 2022 a 67 anni e tre mesi. Va molto peggio agli autonomi; oggi, infatti, incassano la pensione a 66 anni e 6 mesi (a 65 anni il diritto, poi attendono un anno e mezzo per la finestra), nel 2015 la incasseranno a 66 anni e 9 mesi e nel 2016 a 67 anni e un mese. Va meglio alle lavoratrici, dipendenti e autonome, del privato; le prime, che oggi vanno in pensione a 61 anni, dovranno aspettare il 2024 per vedersi elevare l'età a 67 anni e 4 mesi; le autonome, che oggi vanno in pensione a 61 anni e sei mesi, nel 2024 andranno in pensione a 67 anni. Le stime della relazione tecnica arrivano fino al 2050, quando tutti i dipendenti, pubblici e privati, donne e uomini, andranno in pensione a 69 anni e 10 mesi, mentre gli autonomi, uomini e donne, a 70 anni e 4 mesi.

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