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Premessa –“Le risorse non possono essere messe in discussione”. Così mercoledì scorso durante un incontro con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il ministro del Welfare, Elsa Fornero, pone la parola fine alla questione degli esodati. Infatti, si è detta pronta ad assumersi “tutta l’impopolarità di un provvedimento impopolare”, difendendo con le unghie e con i denti una riforma delle pensioni tutt’altro che amata, ma soprattutto l’onere di garantire che esiste la copertura solo per 65mila lavoratori di andare in quiescenza utilizzando le regole pre-riforma. Risorse, dunque, che non basteranno per tutti. Infatti, gli altri lavoratori che hanno firmato accordi per lasciare il posto di lavoro (i c.d. “esodandi”), una volta esauriti gli ammortizzatori sociali, rimarranno senza alcuna tutela, poiché non matureranno i requisiti pensionistici richiesti dalla nuova riforma previdenziale. E tra la rabbia e lo sgomento delle parti sociali e soprattutto dei diretti interessati, la Fornero ha annunciato che il decreto di attuazione sarà emanato entro il mese di maggio.
Esodandi–Una cosa è certa. Gli esodandi non rientrano nella copertura finanziaria prevista dal D.M. Infatti, nella bozza del decreto illustrato alle parti sociali c’è posto solo per 65mila lavoratori esodati, precisando che “il vincolo delle risorse non può essere messo in discussione. Per quelli che sono fuori dal decreto si vedrà”. Quale sarà, dunque, il destino di tutti quei lavoratori che non rientreranno nel decreto? Ebbene, anche su questo punto si profila uno scontro serrato tra Governo e parti sociali, in quanto i primi propongono un mix di misure per favorire il reimpiego fino alla pensione, mentre i secondi chiedono delle soluzioni esclusivamente previdenziali.
Il D.M. – Sono 5miliardi di euro gli stanziamenti previsti per i 65mila salvaguardati che sono in prossimità del pensionamento con i vecchi requisiti, che comprende: 25.590 lavoratori in mobilità ordinaria per accordi sindacali sottoscritti entro lo scorso 4 dicembre; 3.460 in mobilità lunga (sempre per accordi sindacali sottoscritti entro il 4 dicembre); 17.710 sono titolari di una prestazione straordinaria a carico di fondi di solidarietà in base ad accordi collettivi (bancari); 10.250 sono autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione con al massimo 2 anni dall'età pensionabile. Completano la platea 950 lavoratori della P.A. con esonero dal servizio in corso, 150 genitori di disabili, 6.890 lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro prima del 31 dicembre 2011 in base di accordi individuali o collettivi con incentivi all'esodo.
Le parti sociali –Ovviamente negativo il parere dei sindacati al termine dell’incontro che avevano quantificato gli esodati in 300mila lavoratori (esodandi inclusi). Il leader della Cgil, Susanna Camusso, ha esplicitamente affermato che “il decreto non va bene, crea disparità. Ai lavoratori alle stesse condizioni deve essere riconosciuto uno stesso diritto”. Per Raffaele Bonanni (Cisl) il Governo “deve rendersi conto che chi ha fatto accordi previsti da leggi italiane deve essere tutelato”. Domenico Proietti (Uil), invece, chiede “la prosecuzione della verifica sui numeri”, oltre a “un impegno sulle risorse per quei lavoratori che dovrebbero andare in pensione nel biennio successivo a quello coperto dal decreto”, cioè nel 2014-2015.