30 dicembre 2011

INPS o fondo privato? Al lavoratore la scelta

Entro il 31 dicembre 2012, il MLPS ed il MEF dovranno valutare se dare la possibilità ai giovani di poter versare i contributi all’INPS o altro fondo privato
Autore: Redazione Fiscal Focus

Premessa – Novità sui versamenti dei contributi nella “manovra di Natale”. Dopo il sì incassato dall’Aula del Senato, la manovra economica varata dal Governo Monti è stata definitivamente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 300. La vera novità di questi giorni sul fronte previdenziale sembra ben differente rispetto a quanto fin qui discusso. Infatti, il D.L. 201/2011, che in data 22 dicembre 2011 ha ricevuto la conversione in Legge n. 214, istituisce un’apposita commissione con il compito di analizzare forme di decontribuzione dell’aliquota contributiva obbligatoria verso schemi previdenziali integrativi, in particolare a favore delle giovani generazioni. In altri termini, ciò significa che i giovani possono decidere quanto versare nel sistema obbligatorio (INPS, Inpdap, casse professionali, ecc.) e quanto nel fondo pensione integrativo.

Le novità – A pochi giorni dal sì pronunciato dal Senato, è stata definitivamente approvata la manovra Monti che, dal prossimo 1° gennaio 2012, riprende quasi integralmente il sistema previdenziale. A cominciare dal metodo di calcolo. D’ora in poi la pensione viene calcolata solo con il metodo contributivo, attraverso il meccanismo “pro rata” per tutti, il quale si basa sui contributi effettivamente versati durante l’attività lavorativa e sul PIL (su base quinquennale) nazionale. Rivista anche la pensione di vecchiaia. Fermo restando i 20 anni di contributi minimi, nel 2012, potranno andare in pensione: a 62 anni le lavoratrici dipendenti donne, a 63 anni e 6 mesi quelle autonome del settore privato; a 66 anni gli uomini (dipendenti e autonomi) e per gli impiegati pubblici (uomini e donne). Tuttavia, è prevista l’equiparazione fra i sessi, indipendentemente del settore di appartenenza, a 66 anni nel 2018. Altra notevole novità è l’eliminazione delle finestre mobili (la quale viene direttamente incorporata nel requisito anagrafico del pensionando) e l’abolizione del sistema delle quote, ora ribattezzata “pensione anticipata”. Per accedervi occorrono ben 42 anni 1 mese di contributi per gli uomini e 41 anni e 1 mese se si è donna. Inoltre, è previsto un meccanismo di pensionamento “flessibile”, rivolto soprattutto a quei lavoratori che hanno cominciato a lavorare in età prematura (14-15 anni) che hanno regolarmente versato durante gli anni i contributi. Ebbene, se il lavoratore decide di accedere ai trattamenti pensionistici prima dei 62 anni riceve una penalizzazione dell’1% (per ogni anni di anticipo) sull’assegno pensionistico, mentre chi va in pensione prima dei 60 anni vedrà decurtarsi la pensione di ben 2 punti percentuali per ogni anno di ulteriore anticipo. Il tutto va collegato agli adeguamenti alla speranza di vita stimata dall’Istat, che aumenta di tre mesi i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata. Già dal 2013 tale requisito salirà a 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne.

Liberalizzazione parziale delle pensioni - Una vera e propria novità quella introdotta dal Governo Monti nel giorno della conversione in legge dell’ormai nota manovra “salva-Italia”. Mentre tutti i fari sono puntati sui cambiamenti fin qui elencati, è stato inserito nel testo del decreto l’ordine di dare il compito al Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, d’istituire una commissione di esperti e rappresentanti di enti gestori di previdenza per valutare, entro il 31 dicembre 2012, “eventuali forme di decontribuzione parziale dell'aliquota contributiva obbligatoria verso schemi previdenziali integrativi in particolare a favore delle giovani generazioni”. Se verrebbe realizzata una proposta del genere, significherebbe dare libera scelta alle giovani generazioni di decidere dove e quanto versare i propri contributi. Scelta oggi espressamente vietata per legge. In tal modo, se il lavoratore ritenga che l’Ente previdenziale di appartenenza renda poco in termini di contribuzione, potrebbe versare una quota all’Ente obbligatorio e la restante parte ad un fondo pensione privato. Si attendono ulteriori sviluppi e chiarimenti in merito.

 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy